Slow page dei Missionari della consolata

È ora di partire! (Senza partenza non c’è missione)

Non mi è facile descrivere quello che provo dentro di me. Sapevo che sarebbe arrivato il momento della partenza, ma non avrei pensato che fosse adesso. Una cosa vera è che devo partire per una nuova missione. Davvero la missione è dinamica. Cosa provo dentro di me?
Provo due sentimenti misti.

Dolore: perché mi tocca lasciare questa terra e il suo popolo.
Gioia: perché se il Signore permette il cambiamento e il sacrificio, è per il grande bene. Non è per un di meno ma per un di più!
Sono ormai passati sei anni da quando sono arrivato in questa terra veneta. Sono stati dei momenti belli, meravigliosi, fantastici. Aven caminà asieme contandosea e condividendo la bellezza della missione, la fede in colui che è ragione del nostro vivere. Ho cercato di vivere intensamente quel che sentie dal cuor e nei cammini che lo spirito ci suggeriva insieme.
Vae via da qua, co dei bei ricordi; aver visu’ e condiviso la missione insieme. Dopo ghe nè l’amicizia, l’affetto, la fiducia e a stima che gò avù dai tosatei ai pì zoveni, dai zoveni ai pi veci. Me son sempre sentì a casa. No sol parchè i me à dat un thè, un’ombreta o la sgnapa, ma parché ho incontrà gente co voia de conoser al mondo misionario. Conoscere l’altro. Non sono mancate le sfide, ma esse fanno parte del camminare insieme. Ve ringrasie tuti quanti.
Siete stati un dono grande che il Signore ha messo sulla mia strada.
Due settimane fa, salutando i me veci in Tanzania, leggevo un interrogativo nei loro volti. Ancora devi partire? Ma perché parti?
La stessa cosa mi hanno chiesto esplicitamente i ragazzi durante i campi. Perché vai via? A tutti rispondo: per causa di Gesù, che sceglie ed invia! La missione insomma. È Lui che tramite i miei superiori invia e manda. Infatti, anche per venire qui, è sempre stato Lui a mandarmi. Non mi sono mandato. Adesso mi invia altrove ai fradei dea ciesa de Torino. Mi vengono in mente le parole di J. H. Newman “non siamo chiamati una volta soltanto, ma molte volte; per tutta la nostra vita Cristo ci chiama sempre di nuovo, da una casa all’altra, senza che possiamo avere un luogo di riposo …, e quando obbediamo ad un comando, subito ce ne viene dato un altro. Egli ci chiama continuamente, per sempre”. Sento forte la Sua voce che al me dis, va che mi son con ti!
Provo dolore dentro di me? Certo, anca masa! Come si fa a strapparsi dalle persone con cui in questi sei anni, nelle gioie e nelle fatiche, abbiamo camminato condividendo, edificandoci umanamente ma ancora di più spiritualmente per la missione? (Ma poi il veneto è il mio primo amore, appena ordinato sono stato mandato qui). Tutto va visto con un occhio missionario, un occhio di fede; lasciarsi nelle Sue mani, fare la Sua volontà. E Amare, essere seguaci di Gesù richiede anche il dolore. Poi, la vita senza sacrificio, che vita sarebbe? Sarebbe senza sapore! E poi se non c’è uno che parte, non ci sarà mai la missione!
Due pensieri vorrei lasciarvi! Per il primo mi inspiro al vangelo: tutti voi siete speciali perché siete amati: Amate il Signore. Amate con tutta la vostra vita. Scegliete e fate l’essenziale. La vigilanza che il Signore ci chiede di avere consiste in questo. Il secondo: il mondo è assetato, il mondo è affamato. Di che cosa? Della sua parola, della sua consolazione. Chi andrà? Sei tu che mi leggi! Siamo noi stessi. Gesù vuole le nostre mani, Gesù vuole i nostri piedi. Apriamo gli occhi e partiamo!
Infine, so che non sono stato in mezzo a voi come un angelo. Assolutamente no. Voi sapete che a volte diventavo ancora più nero. Chiedo scusa, perdono se a volte ho alzato la voce e per altre cose che non mi vengono in mente per adesso. Chiedo scusa per tutto questo!
Carissimi, a tutti voi io sono debitore. Vi devo l’affetto, la stima, la fiducia, la comprensione, la collaborazione che mai mi sono mancate.
Grazie è una parola semplice, ma vorrei che qui esprimesse l’intensità di ciò che voglio dire a tutti voi e a ciascuno di voi.
A te padre Ermanno Savarino che con obbedienza e umiltà, hai accettato di venire in mezzo a noi. A te padre Renato e reverendi padri, cari sacerdoti che siete stati per me come fratelli maggiori, a voi due famiglie: Ricky e Chiara; Paolo e Chiara e i vostri bimbi; a voi il gruppo TataNzambe, giovani, giovani e missione, Gas di Milaico, Gas consolata Vittorio Veneto, Mission Is Possible, le dame missionarie, gruppo Laici, i volontari delle due case vittorio e Nervesa, gruppi missionari, amici e amiche della missione, i parrocchiani, voi tosati tutti di milaico junior, mip junior da vittorio veneto a Treviso, catechisti delle diverse parrocchie e tutte le famiglie. A tutti voi un grazie immenso per tutto quello che siete stati e per tutto quello che siete e fate per la missione!
Chiedo anche a voi di ricordarmi nelle vostre preghiere per la nuova missione che mi aspetta nella terra Piemontese. Grazie a tutti voi ed il Signore vi benedica. Vorrei che questa benedizione arrivasse in tutte le vostre case, agli anziani, agli ammalati e a tutti i bisognosi.
Ciao a tuti

Dal “da casa madre” 2012/03

Baba Godfrey Portphal Alois Msumange, IMC

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