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Pasqua per alfabetizzare gli adulti

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Le cause dell’analfabetismo fra gli adulti possono essere tante. A volte si è analfabeti perché membri di una famiglia numerosa nella quale i genitori, privi delle risorse per pagare la retta scolastica a tutti i figli, hanno dovuto operare una scelta e investire solo su alcuni. Altre volte, perché si è membri di una comunità indigena discriminata, isolata e emarginata per decenni dai governi che si sono succeduti nel Paese di appartenenza e che hanno negato alle minoranze l’accesso ai servizi di base come l’istruzione. Oppure perché si è stranieri, clandestinamente immigrati in un Paese ostile, condannati a diventare manodopera a basso costo nelle periferie degradate delle città o nelle zone rurali più remote. O ancora perché si vive in una zona che non ha abbastanza risorse economiche perché il governo centrale scelga di attuarvi politiche diverse da quella del semplice abbandono.
[Vedi: www.missioniconsolataonlus.it]

La lista sarebbe ancora molto lunga ma il risultato, a prescindere dalle diverse cause, è lo stesso: migliaia di persone non sono in grado di leggere i termini di un contratto di lavoro, o le condizioni che un acquirente propone per acquistare la loro terra, o le indicazioni su come si vota alle elezioni politiche. Migliaia di persone, quindi, dipendono da qualcuno che sia in grado di leggere e scrivere per loro e che, inevitabilmente, finisce per detenere un potere smisurato sulle loro vite e determina le loro decisioni.
In molti casi, quello dell’analfabetismo degli adulti rimane un problema dimenticato, accantonato, un disagio profondo e socialmente invalidante del quale, però, molta parte del pubblico fatica ad acquistare coscienza. Perché l’immagine di un adulto analfabeta non ha la stessa spendibilità mediatica di quella di un bambino affamato, di un essere umano mutilato da una guerra, di un villaggio riarso dalla siccità o devastato da un’inondazione.

COME LO AFFRONTIAMO
Il lavoro dei missionari della Consolata per l’alfabetizzazione
Le presenze dei missionari della Consolata nel mondo hanno da sempre avuto una forte attenzione per il problema dell’alfabetizzazione degli adulti. Spesso, in un passato ormani lontano, era la missione il luogo nel quale la popolazione locale si vedeva offrire la possibilità di imparare a leggere, scrivere e far di conto e acquisiva i rudimenti necessari per non dipendere da qualcun altro almeno nello svolgimento delle attività più elementari della vita quotidiana.
Oggi non si tratta più solo di questo. In un mondo dove il cellulare e la rete internet, perfino nei più remoti angoli della foresta pluviale o del deserto, permettono la segnalazione di un’emergenza sanitaria, la negoziazione del prezzo di un bene o l’organizzazione di una rivolta, l’alfabetizzazione acquisisce un significato e un ruolo completamente diversi che non si limitano al calcolo del costo della verdura su un banco del mercato ma hanno implicazioni molto più vaste per la vita di intere comunità.
Per questo, i missionari della Consolata hanno progressivamente riformulato le loro iniziative legate a questo aspetto: l’alfabetizzazione degli adulti non è più solo un imparare a leggere e a scrivere, ma un imparare per. Per rivendicare il rispetto dei propri diritti, per poter competere sul mercato del lavoro, per difendere le propre terre da poteri economici esterni, per distinguere la politica dalla propaganda.
Tre sono i centri che quest’anno Missioni Consolata Onlus vuole promuovere attraverso la campagna
Risorgiamo dalla povere. Sono centri nei quali questo per è più forte e più urgente che altrove.

Venezuela: gli indigeni Warao di Tucupita
Tucupita è la capitale dello stato di Delta Amacuro, situato nella parte orientale del paese e occupato per circa la metà della superficie dal vasto delta del fiume Orinoco. Regione ricoperta da una fitta coltre di vegetazione, è abitata da circa 24.000 indios Warao, 60% di tutta la popolazione Warao del Venzuela.
L’economia tradizionale dei Warao si basava sulla pesca, la caccia, la raccolta e l’agricoltura rudimentale. Negli ultimi anni sono aumentate le risorse finanziarie che il governo alloca al territorio Warao, ma la situazione economica non è migliorata poiché questi flussi di denaro non sono utilizzati per generare posti di lavoro o redditi fissi ma semplicemente distribuiti a pioggia e in modo del tutto paternalistico. Per contro, l’arrivo di queste risorse ha portato alcune conseguenze negative, ad esempio un aumento del tasso di alcolismo e l’abbandono delle attività economiche tradizionali. Le comunità Warao sperimentano spesso una sorta di vergogna etnica; soffrono di una forte ghettizzazione culturale che li esclude dalle dinamiche politiche del Paese e non hanno accesso ai servizi sociali basilari.
Con questa popolazione indigena, i missionari della Consolata stanno realizzando un progetto di formazione professionale delle donne che permetta loro di avviare attività generatrici di reddito e garantirsi l’autonomia economica. Preliminare a questa formazione professionale è ovviamente l’alfabetizzazione, dal momento che in molti casi le donne coinvolte non sanno leggere e scrivere.

Costa d’Avorio: gli allogènes di Dianra
Il villaggio di Dianra si trova nella Costa d’Avorio centro-settentrionale, nella regione di Worodougou. È una zona rurale a maggioranza musulmana che ha subito un duro colpo a causa della guerra civile del 2002 – 2004. Si tratta di una zona di forte immigrazione dai Paesi confinanti, dai quali migliaia di persone sono giunte perché attratte dalla possibilità di lavorare nelle piantagioni, principalmente di cacao e cotone.
Vittime del conflitto interno, incentrato sul controllo del mercato del cacao e mascherato da battaglia etnica sull’"ivorianità", queste persone si sono trovate a vivere da clandestine in un Paese nel quale, tuttavia, lavoravano duramente contribuendo alla produzione di beni come le fave di cacao, la frutta, il cotone, colonne portanti dell’economia nazionale.
Oggi, nell’incertezza del dopo-elezioni che hanno visto l’estromissione dell’ex-presidente Laurent Gbagbo e l’elezione del suo storico oppositore Alassana Ouattara con il placet della comunità internazionale, queste persone aspettano di veder garantito il loro diritto a rimanere in Costa d’Avorio e ad accedere a servizi di base. Con loro, i missionari della Consolata stanno portando avanti un progetto di alfabetizzazione mirante a metterle in condizione di comprendere e partecipare al processo politico in corso nel Paese.

Brasile: il sertão dimenticato di Monte Santo
Monte Santo si trova nel sertão brasiliano, nel cosiddetto poligono della siccità a 352 chilometri dalla capitale dello Stato di Bahia, Salvador. La popolazione è di oltre cinquantamila abitanti, la maggioranza dei quali vive nelle comunità rurali.
L’economia è basata, nelle zone urbane, sul commercio (l’industria è assente), mentre le aree rurali vivono di allevamento estensivo di capre, bovini e della coltivazione di manioca, fagioli e mais. Molte famiglie dipendono dal programma governativo di assistenza alle famiglie indigenti denominato Bolsa Familia e dal programma di borse di studio. L’istruzione è di scarsa qualità e il tasso di analfabetismo delle persone dai quindici anni in su è, nella regione del Nordeste di cui Bahia fa parte, pari al 26,6%, il doppio del tasso nazionale e quasi quattro volte quello della più ricca regione del Sul.
Con la popolazione di Monte Santo i missionari della Consolata stanno realizzando diverse iniziative in ambito agricolo volte ad esempio a introdurre attività di allevamento e di trasformazione dei prodotti lattiero – caseari.
L’alfabetizzazione degli adulti, in questo caso, è indispensabile perché queste attività economiche possano essere gestite direttamente dalla popolazione locale.

COME PUOI AIUTARCI
Indichiamo in questo box alcuni dei costi per materiale o servizi di cui i nostri Centri in Venezuela, Costa d’Avorio e Brasile hanno bisogno:

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