
Ecco il primo di tre schemi di incontro per accompagnare gruppi giovanili sulla lettera enciclica «Dilexit nos» di papa Francesco.
Tema: l’amore di Dio
Obiettivo: accompagnare i giovani a scoprire l’amore di Dio come dono gratuito, che li precede e chiama a rispondere con la vita.
Durata dell’incontro: 90 minuti.
Destinatari: dai 15 anni in su.
Materiale: una serie di immagini; biglietti di carta; pennarelli; uno o più specchi grandi; pennarelli cancellabili per gli specchi; salvietta; uno specchio piccolo con la scritta.
La «Dilexit nos», al numero 1, ci ricorda che «Dio ci ha amati per primo» e che il suo amore incondizionato è il fondamento della nostra fede. Questo amore non è un concetto astratto, ma una realtà concreta che trasforma la vita.
L’incontro di oggi ci aiuterà a riflettere su cosa significhi essere amati da Dio e come possiamo riconoscere e accogliere questo amore nella nostra esistenza quotidiana.
Cos’è l’amore?
Per avviare la riflessione, l’animatore propone un’attività di «fotolinguaggio».
Dispone sul pavimento diverse immagini e invita i partecipanti a camminarci attorno in modo che possano vederle bene e individuarne una che rappresenti per loro l’amore.
Dopo qualche minuto di riflessione personale, e dopo aver preso visione di tutte le immagini, ciascuno condivide la propria scelta spiegandone brevemente il motivo. Successivamente, ogni partecipante scrive su un biglietto una parola chiave che sintetizza il suo pensiero sull’amore e la appoggia accanto all’immagine scelta, costruendo così una sorta di mosaico collettivo.
Amore che precede
Abbiamo riflettuto su cosa significa amore per noi. Ma che cos’è l’amore secondo Dio?
La Dilexit nos ci invita a scoprire che l’amore più grande è quello che viene da Lui. Non è un amore che dipende dai nostri meriti, è gratuito, ci precede e ci sostiene.
Per comprendere meglio questo, l’animatore chiede a uno dei giovani di leggere un brano tratto dalla Prima lettera di Giovanni (4,7-10). «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati».
L’animatore invita quindi a un momento di condivisione, ponendo alcune domande aperte per stimolare il dialogo: quando ti sei sentito amato da Dio nella tua vita? È facile percepire il Suo amore? Perché sì o perché no? In che modo possiamo fare esperienza concreta di questo amore?
Come la penso?
Per aiutare i giovani a confrontarsi con l’amore di Dio, l’animatore propone una seconda dinamica. Mostra, una per volta, alcune frasi stampate su fogli, una per foglio.
Dopo aver letto la prima affermazione, chiede ai partecipanti di posizionarsi fisicamente in un punto della stanza, alla sua destra, più o meno lontano se sono più o meno d’accordo, alla sua sinistra più o meno lontano se sono più o meno in disaccordo, al centro se hanno una posizione intermedia.
Dopo lo schieramento, l’animatore apre il confronto chiedendo, a chi vuole, di condividere le sue motivazioni.
Dopo aver ascoltato le varie motivazioni, chiede se qualcuno vuole spostarsi e perché. Dopodiché tutti tornano al centro per fare la stessa cosa con la seconda affermazione, e poi con la terza e così via.
Le frasi potrebbero essere le seguenti: «Dio è lontano dalla mia vita»; «Dio è amore, ma io faccio fatica a crederlo»; «Dio ama tutti, ma alcune persone più di altre»; «Dio non si interessa di me»; «se Dio mi ama, perché permette la sofferenza?»; «l’amore di Dio è concreto e lo vedo nella mia vita».

«Dio è amore»
Dopo il gioco degli schieramenti, l’animatore aiuta a rileggere le riflessioni fatte alla luce della «Dilexit nos».
Il documento sottolinea come Dio non sia un’entità distante e indifferente, ma Colui che si è rivelato in Gesù Cristo come Amore pieno e incondizionato. «Dio è amore» (1 Gv 4,8) non è solo una frase, ma la realtà che fonda la nostra esistenza. Il suo amore non è meritato, non si misura con le nostre capacità o limiti, ma ci raggiunge sempre, anche nei momenti di dubbio e fatica.
La «Dilexit nos» ci ricorda che «l’amore di Dio per noi è il fondamento della nostra dignità, della nostra speranza e della nostra vocazione all’amore» (n.3). Anche nelle difficoltà e nelle domande più complesse, Dio non smette di cercarci e di invitarci alla relazione con Lui. Il senso della nostra vita si illumina solo quando accogliamo questo amore e impariamo a riconoscerlo nei segni della nostra quotidianità.
A partire da queste parole, l’animatore invita i partecipanti a confrontarsi: quale tra le riflessioni emerse oggi trova una conferma in queste parole? In che modo la prospettiva della «Dilexit nos» può aiutare a rileggere in modo nuovo le nostre domande e incertezze?
Cosa offusca il cuore?
Paure, dubbi, ferite
Dopo aver riflettuto sul modo in cui percepiamo l’amore di Dio e aver confrontato le nostre idee con il messaggio della «Dilexit nos», ci fermiamo ora su un altro aspetto: cosa ci impedisce di accogliere pienamente l’amore?
Spesso, più che la lontananza di Dio, è il nostro cuore a essere offuscato da paure, dubbi, ferite o distrazioni che ci impediscono di riconoscere la sua presenza nella nostra vita.
Per questo motivo, proviamo a fare una piccola esperienza per poter rispondere: cosa appesantisce il nostro cuore e ci rende difficile sentirci amati e amare a nostra volta?
L’animatore introduce la dinamica successiva, aiutando i giovani a prendere coscienza di ciò che può «sporcare» il loro sguardo interiore e allontanarli dalla luce dell’amore di Dio.
Cosa offusca il cuore?
L’animatore introduce la dinamica invitando i ragazzi a fermarsi per un momento di introspezione. Al centro della stanza viene posto un grande specchio. L’obiettivo non è solo osservare il proprio riflesso esteriore, ma provare ad andare più in profondità.
Chiede quindi ai ragazzi di prendersi qualche istante per guardarsi negli occhi e porsi alcune domande: «Come mi vedo?», «Cosa trasmette il mio sguardo?», «Come mi sento dentro?». Li incoraggia a esprimere liberamente ciò che percepiscono: gioia, stanchezza, confusione, speranza, paura…
A questo punto, propone un gesto concreto: chiede ai ragazzi di scrivere direttamente sullo specchio con pennarelli cancellabili tutto ciò che oggi offusca il cuore di un giovane. Per aiutarli a riflettere, suggerisce alcuni spunti: la paura di non essere accettati, la dipendenza dai social, l’invidia, la superficialità, la rabbia, la menzogna, la delusione… Li invita a essere sinceri con sé stessi, senza temere giudizi.
Quando tutti hanno scritto, offre la possibilità di condividere il proprio pensiero con il gruppo. Chi desidera, può leggere ad alta voce ciò che ha scritto, senza che vi siano commenti o valutazioni da parte degli altri. Successivamente, apre la riflessione con alcune domande: «Tutto quello che abbiamo scritto ci fa sentire più liberi o più pesanti?», «In che modo questi elementi influenzano il nostro rapporto con noi stessi, con gli altri e con Dio?».
L’animatore conclude il momento facendo notare come lo specchio, inizialmente limpido, sia ora ricoperto da parole e segni. Così è anche il cuore, quando si lascia offuscare da ciò che lo appesantisce. Ma la buona notizia è che può tornare a brillare.

Continuare a brillare
L’animatore propone un momento di preghiera per offrire a Dio ciò che offusca il cuore. Introduce spiegando ai ragazzi che, ora che hanno riconosciuto ciò che appesantisce il loro cuore, possono scegliere di affidarlo a Dio. Li invita a rileggere in silenzio le parole scritte sullo specchio e a chiedersi quali di queste vogliono consegnare al Signore.
Uno alla volta, chi lo desidera può avvicinarsi allo specchio, prendersi un momento di raccoglimento e, interiormente o a bassa voce, dire una semplice preghiera: «Signore, ti affido…», pronunciando ciò che sente nel cuore. Poi, con una salvietta, cancella una parola dallo specchio. Man mano che le parole scompaiono, l’immagine riflessa torna limpida, segno di un cuore che si lascia purificare e illuminare dall’amore di Dio.
L’animatore sottolinea il significato di questo gesto: ogni volta che ci affidiamo a Dio, Lui ci rinnova e ci restituisce la bellezza del Suo amore.
Quando lo specchio è tornato pulito, l’animatore prende un altro specchio su cui è scritto: «Ti amo così come sei, Dio». Lo fa passare tra i ragazzi, invitandoli a guardarsi dentro e a prendere un momento per accogliere questa verità nel profondo. Ricorda loro che l’amore di Dio non dipende dai successi o dagli errori, ma è un dono gratuito che non cambia mai.
Infine, l’animatore guida la preghiera conclusiva, invitando tutti a raccogliersi in silenzio:
«Signore, davanti a Te abbiamo riconosciuto le ombre che a volte offuscano il nostro cuore. Paure, pesi, dubbi, fragilità… ma oggi li mettiamo nelle Tue mani.
Tu sei luce che rischiara, amore che accoglie, forza che rialza.
Aiutaci a credere che il nostro valore non dipende dai nostri limiti, ma dal Tuo amore infinito. Insegnaci a guardarci con i Tuoi occhi e a riconoscere negli altri lo stesso splendore. Grazie perché ci ami così come siamo. Amen».
Dopo la preghiera, l’animatore lascia qualche istante di silenzio affinché ciascuno possa interiorizzare il momento e portare con sé nel cuore l’esperienza vissuta.
Infine dichiara finito l’incontro.
di Gonzalo Salcedo (Comunità missionari di Villaregia)
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Gonzalo Salcedo
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