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04/ Gesù personaggio storico

Documenti antichi su Gesù

Arcabas, Emmaus, 1994

Abbiamo notizie sicure sull’esistenza di Gesù e sul movimento religioso da lui formato dalle testimonianze delle prime comunità cristiane, da scritti ebraici (Giuseppe Flavio, Talmud) e latini (Plinio il giovane, Tacito, Svetonio).

Gesù nasce a Betlemme di Giudea intorno all’anno 748 di Roma (6 a.C.). Trascorre l’infanzia e la giovinezza a Nazaret con la sua famiglia, lavorando come artigiano. Verso i trent’anni lascia la sua casa e il suo paese e inizia come maestro itinerante a percorrere le strade della Palestina.

Pur ricollegandosi alla tradizione ebraica si distingue subito per l’autonomia della sua dottrina e per l’indefinibile autorevolezza della sua persona. Ben presto alcuni dei suoi uditori accolgono l’invito a seguirlo: sono i discepoli ai quali rivolge spesso un insegnamento particolare.

All’inizio le folle si entusiasmano, anche per i prodigi che egli compie, e incominciano a vedere in Gesù il restauratore che avrebbe liberato Israele dal giogo romano. Lui però non accetta mai questo ruolo e in ogni occasione cerca di far capire che non è quella la sua identità.

Presto però sorgono conflitti tra lui e le autorità religiose ebraiche che culminano nella cattura e in un processo alquanto sommario. Viene condannato al supplizio della crocifissione probabilmente il 7 aprile dell’anno 30 (784 di Roma).

Con la morte di Gesù questa vicenda si direbbe ormai conclusa per sempre. Eppure non è così. Dopo tre giorni, i suoi discepoli, al di là di ogni speranza, hanno l’incredibile ventura di rivederlo vivo.

Scrive un noto studioso: “Gesù ha una sorte non riconducibile ad alcuna regola umana. I suoi discepoli sperimentano un suo ritorno a quel dialogo che aveva preceduto la sua uccisione, incontrandolo con tutte le caratteristiche proprie di un uomo autentico, ivi compresa la dimensione corporea, ma al di là dei limiti comuni dell’esperienza ordinaria della vita umana, come in una vita nuova”.

È a questo punto che i suoi sentono il bisogno di testimoniare la figura e il messaggio del Maestro, dando così l’avvio a un processo di trasmissione prima orale e poi scritta da cui avranno origine i vangeli e gli altri testi del Nuovo Testamento.

Mettere in dubbio l’esistenza storica di Gesù non è seriamente possibile. Oltre ai numerosi scritti cristiani tra i quali eccellono i vangeli, esistono, anche se in minor numero, documenti non cristiani, ossia pagani e giudaici. Sebbene questi risultino scarsi di notizie e siano stati scritti da autori indifferenti o addirittura ostili a Gesù, sono tuttavia importanti perché ci informano sul modo in cui i contemporanei avevano reagito di fronte al fenomeno del cristianesimo e su ciò che essi sapevano del suo fondatore, un certo Cesù di Nazaret soprannominato il Cristo.

I documenti su Gesù

I documenti che parlano di Gesù si possono dividere in:
– fonti pagane (soprattutto Tacito e Svetonio)
– fonti giudaiche (Giuseppe Flavio e Talmud)
– fonti cristiane (Paolo e i Vangeli)
Per una collezione dei testi si può consultare www.gesustorico.it dove viene ampiamente trattata la questione della storicità di Gesù.

Fonti pagane

Possediamo notizie su Gesù nelle opere di alcuni scrittori latini. Oltre a particolari propri, tutti ci attestano che egli è veramente esistito.

Plinio il Giovane (62-114 d.C.). Quando era governatore della Bitinia, in una lettera inviata all’imperatore Traiano nel 112, domanda come debba comportarsi nei confronti dei cristiani. Brevemente riferisce che alcune persone, una volta cristiane, ma poi allontanatesi dalla Chiesa perché l’imperatore aveva proibito le associazioni segrete, avevano fatto delle rivelazioni sui loro servizi religiosi. Al riguardo riferisce: “Adfirmabant autem hanc fuisse summam vel culpae suae vel erroris, quod essent soliti stato die ante lucem convenire carmenque Christo quasi deo dicere…“, “Affermavano inoltre che tutto il loro crimine o errore sarebbe consistito nel fatto che solevano riunirsi in un giorno determinato della settimana, prima del sorgere del sole, e cantare un inno a Cristo come a un Dio…”.
Traiano risponde in modo tollerante: non ricercare i cristiani, ma se denunciati non con lettera anonima, bisogna punirli se non accettano di sacrificare agli Dei.
Un secolo più tardi Tertulliano rimprovererà all’imperatore l’illogicità di questa strana sentenza affermando: se ritieni colpevoli i cristiani, perché non vai anche a cercarli? Se non li ritieni colpevoli perché condanni quelli che vengono denunciati?

Publio Cornelio Tacito (55-120 d.C.). Verso il 116 Tacito, grande storico romano, scrive la storia dell’impero tra gli anni 14 e 68 d.C. servendosi anche delle Storie di Plinio il Vecchio, testimone della caduta di Gerusalemme. Nei suoi Annali descrive tra l’altro l’incendio di Roma verificatosi nell’anno 64. Incendio che il popolo attribuì a Nerone il quale, per scagionarsi non trovò di meglio che accusare i cristiani: “Sed non ope humana, non largitionibus principis aut deum placamentis decedebat infamia, quin iussum incendium crederetur ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus chrestianos appellabat austor nominis eius Christus, Tiberio imperitante, per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfestus erat“, “Ma l’oltraggiosa convinzione che l’incendio fosse stato ordinato non cessava né con mezzi umani, né con le elargizioni sovrane, né con i sacrifici espiatori, per cui Nerone, volendo mettere a tacere questa diceria, diede la colpa ad altri e punì con raffinati supplizi coloro che la gente chiamava “crestiani” e che, a causa delle loro scelleratezze, erano odiati da tutti. Questo nome ha avuto origine da Cristo, che fu condannato a morte sotto il regno di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato”.

Caio Svetonio Tranquillo (75-150 d.C.). In qualità di segretario privato sotto l’imperatore Traiano e Adriano, aveva libero accesso agli archivi imperiali. Scrisse verso il 120 la Vita dei dodici Cesari nella quale a proposito di Claudio (41-54 d.C.) riferisce: “Judaeos, impulsore Chresto, adsidue tumultuantes Roma expulit“. “Espulse da Roma i Giudei i quali, istigati da un certo Crestos, provocavano spesso tumulti”. È molto probabile che con l’espressione “impulsore Chresto” ci si riferisca a Cristo; ciò risulta dal fatto che era usuale accanto a “Christus” anche la scrittura “Chrestos”. Anche Tacito parla di “Chrestiani” e dal contesto risulta evidente che si riferisce ai seguaci di Cristo.

Mara Bar Serapion. Un manoscritto siriaco del VII secolo contiene il testo di una lettera del siriano Mara Bar Serapion a suo fratello Serapione. La lettera è certamente successiva al 73 d.C.: “Che vantaggio trassero gli ateniesi dal condannare a morte Socrate? […] gli uomini di Samo dal bruciare Pitagora? […] i giudei dal giustiziare il loro sapiente Re? Fu proprio dopo tale [delitto] che il loro regno fu distrutto (evidentemente la distruzione di Gerusalemme, nda). Dio giustamente vendicò questi tre uomini saggi: gli ateniesi morirono di fame; gli uomini di Samo furono sopraffatti dal mare; i giudei, rovinati e cacciati dalla loro terra, vivono in completa diaspora. Ma Socrate non morì per i buoni; continuò a vivere nell’insegnamento di Platone. Pitagora non morì per i buoni; continuò a vivere nella statua di Hera. Né morì per i buoni il Re sapiente; continuò a vivere nell’insegnamento che aveva impartito”.
A differenza dei precedenti documenti, qui il riferimento a Gesù è indiretto, tuttavia il testo che presenta Socrate e Pitagora quali personaggi storici, pone accanto a loro come figura storica anche il “saggio Re” dei Giudei. Questi non può essere che Gesù di Nazaret, il quale fu giustiziato (crocifisso) e con il suo messaggio dette “nuove leggi” all’umanità.

Fonti giudaiche

Le fonti giudaiche non riportano molte notizie su Gesù e in genere dimostrano un atteggiamento ostile.

Talmud Babilonese. È una raccolta di riflessioni e di tradizioni ebraiche. “Viene tramandato: alla vigilia [del sabbat e] della pasqua si appese Jesu (il nazareno). Un banditore per quaranta giorni andò gridando nei suoi confronti: “Egli (Jesu il nazareno) esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l’arrechi per lui”. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero alla vigilia [del sabbat e] della pasqua”.
Il Talmud riporta notizie su Gesù non conformi a quelle dei Vangeli, però è importante perché indica come data della morte di Cristo il 14 di Nisan, la stessa segnalata nel vangelo di Giovanni.

Giuseppe Flavio. Storico di rilievo della nazione giudaica. Nato a Gerusalemme nel 37 da famiglia di stirpe sacerdotale, abitò a lungo in questa città. Conobbe la prima comunità cristiana di cui si interessò con atteggiamento critico. Passato al servizio della dinastia dei Flavi, partecipò con i romani alla distruzione di Gerusalemme nell’anno 70. Nella sua opera Antichità giudaiche, pubblicata a Roma intorno al 93, si trovano due passi importanti.
1° testo: “A quell’epoca visse Gesù, un uomo sapiente (se uomo lo si può chiamare). Egli operò cose mirabili (ed era maestro di quegli uomini che accolgono con gioia la verità). Molti Giudei e pagani egli attrasse a sé. (Egli era il Messia). E quando su accusa dei nostri uomini più autorevoli Pilato lo ebbe condannato alla morte di croce, coloro che lo avevano amato, non desistettero. (Egli infatti apparve loro vivente il terzo giorno, come avevano annunziato di lui, fra mille altre cose mirabili, i Profeti inviati da Dio). E fino ad oggi non è più venuta a cessare la comunità di coloro che da lui traggono il nome di Cristiani”.
Questo testo, riportato in tutti i codici antichi, è importante per attestare la storicità di Gesù, ma contiene alcune espressioni che con molta probabilità furono interpolate da mano cristiana e sono quelle incluse tra parentesi. Sorprende infatti una testimonianza a favore della messianità di Gesù da parte di un giudeo ostile alla nuova religione.
A conferma del tenore originale del testo esiste una versione araba (pubblicata nel 1971). Essa è particolarmente degna di fede, in quanto è stata riportata da un ambiente cristiano che non aveva certo interesse a ridurre la figura di Gesù. “In questo tempo ci fu un uomo saggio che era chiamato Gesù. La sua condotta era buona ed era noto per essere virtuoso. E molti fra i giudei e fra le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire. Ma quelli che erano diventati suoi discepoli non abbandonarono il suo discepolato. Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era vivo; forse, perciò, era il Messia, del quale i profeti hanno raccontato meraviglie”.

2° testo: “Il Sommo Sacerdote Anna riunì il Sinedrio a giudizio e fece comparire davanti ad esso Giacomo, fratello di Gesù detto il Cristo, e con lui alcuni altri, e li condannarono a morte mediante lapidazione”.
Si tratta di Giacomo, capo della comunità di Gerusalemme, lapidato nella Pasqua del 62 e denominato anche da S. Paolo “fratello del Signore” (va ricordato che in aramaico sono chiamati fratelli anche i parenti prossimi).

Penuria di fonti non cristiane

Abbiamo raccolto tutte le testimonianze storiche e tutte le reminiscenze sulla persona di Gesù di Nazareth e sui primi Cristiani, quali rinvenibili negli scritti di autori non cristiani dei primi due secoli dell’era volgare.
Certamente tali testimonianze sono assai poche (soprattutto di fronte all’abbondanza delle fonti cristiane che trattano delle origini del cristianesimo), tuttavia, il piccolo numero non genera stupore nello storico, il quale è ben avvezzo a simili “penurie” di fonti riguardanti l’antichità.
Gli scrittori non direttamente interessati a questa nuova fede, infatti, tendono a disinteressarsi di un fenomeno che per i primi tempi viene visto semplicemente come una questione religiosa interna al popolo ebraico. L’attenzione per il fenomeno cristiano nascerà solamente quando esso acquisterà una certa rilevanza sociale, tale da farlo balzare innanzi agli occhi di tutti.
Per questo motivo, vediamo che le prime testimonianze non cristiane entrarono a far parte degli scritti dell’epoca per necessità pratiche e per motivi spesso contingenti; gli accenni a Gesù e ai suoi seguaci, quando vengono inseriti in opere redatte in questi primi due secoli, sono digressioni che hanno la funzione di completare la narrazione di altri avvenimenti storici (Tacito, Svetonio), o sono parte di libri storici che trattano specificamente della Giudea (Giuseppe), o ancora sono contenuti all’interno di corrispondenza tra il potere romano centrale e le sue ramificazioni provinciali (Plinio, Adriano). 

Fonti cristiane

Se i documenti giudaici e pagani attestano l’esistenza storica di Gesù, è a quelli cristiani che dobbiamo rivolgerci per conoscere chi egli sia veramente, la sua vita, il suo messaggio. Le fonti cristiane, ossia i 27 libri del Nuovo Testamento, costituiscono la documentazione più antica ed autorevole.

di Mario Barbero

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Mario Barbero

Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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