Slow page dei Missionari della consolata

07/ Gesù. La vita pubblica in Galilea

Un capo religioso itinerante

Arcabas, Emmaus, 1994

Seguendo lo schema del libro di Luciano Pacomio, Gesù. I 37 anni che venti secoli fa cambiarono il senso della storia e i nostri destini, edito da Piemme, Casale Monferrato 1997 (pp. 66ss), presento il ministero pubblico di Gesù inquadrandolo nella geografia della Palestina. 

All’inizio, la sfera principale dell’attività di Gesù è la Galilea. Percorrendola, egli predica nello stile di un capo religioso giudeo del suo tempo in Palestina. A volte è in disaccordo con le opinioni degli altri maestri religiosi che interpretano le Scritture. Egli annunzia una nuova via di salvezza e la sua influenza sul popolo suscita una crescente opposizione. 

Nazaret

Dopo il Battesimo e le tentazioni, Gesù torna in Galilea, a Nazaret, non per restarvi, ma per presentare pubblicamente ai concittadini la sua missione, per affermare che le profezie di Isaia «oggi» in lui si sono compiute.
È l’inizio di un capitolo nuovo nella storia di Gesù, breve ma intensissimo in cui con l’esperienza di prossimità, di comunione verso la gente che lo segue e lo ascolta, si intrecciano momenti di conflitto. Così, l’incontro con gli abitanti di Nazaret, si muta in uno scontro, una minaccia di morte per Gesù. Luca (4,14-30) riporta l’episodio più diffusamente di Marco (6,1-6) o Matteo (13,53-58) collocandolo quasi all’inizio della sua vita pubblica, una sorta di inaugurazione del suo ministero, episodio simbolico di tutto il Vangelo che si concluderà con il rigetto di Gesù.

«Passando in mezzo a loro se ne andò»: sfuggendo alla minaccia, Gesù si allontana da Nazaret ma non dalla Galilea.
Il primo periodo dell’attività pubblica di Gesù si svolge in larga misura in Galilea, nella zona che da Nazaret scende verso Cana fino alla riva del lago di Tiberiade o mare di Galilea.
Lungo il lago si distende una regione fertile con un clima temperato nel quale cresce di tutto. Nel suo primo ministero Gesù percorre questa regione fertile, scendendo da Nazaret verso le città del lago: Magdala, Corozaim, Betsaida, Cafarnao. Sono queste le città visitate da Gesù «che percorse e ripercorse nel suo ministero le rive del lago, andando da una città all’altra, o ne solcò le acque in barca, conoscendo la tempesta e la bonaccia, ammirando con occhio attento, quasi innamorato, le albe e i tramonti sul lago, indugiando in preghiera sulle rive, nel silenzio della notte» (Pacomio, p. 69).

Sulle rive del lago

«Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo»: Gesù annuncia la prossimità, l’arrivo, la presenza del Regno di Dio (Mc 1,14-15).

Sulle rive del lago, Gesù si presenta come araldo della «buona notizia» (il vangelo) e incontra alcune persone che chiama: «vieni e seguimi» (Mc 1,16-20) ed essi gli vanno dietro, e Lui «ne costituisce dodici» (Mc 3,13-19).

Le nozze di Cana

Giovanni è il solo evangelista a riportare l’episodio delle nozze di Cana (Gv 2,1-12). Non lo fa per raccontarci una festa nuziale, né per stupirci con l’attività prodigiosa di Gesù. «Gesù diede inizio ai suoi segni a Cana di Gailea e i suoi discepoli credettero in lui»: Giovanni pone il segno di Cana all’inizio del ministero pubblico per introdurci a riconoscere Gesù come il «segnato da Dio», come lo sposo della vita che, quando verrà «la sua ora», darà ben altro vino, imbandirà ben altro banchetto.
Maria è presente al primo segno che rivela la gloria di Gesù, e sarà presente presso la croce (Gv 19,25-27).

A Cafarnao

«Lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao» (Mt 4,13). Nato a Betlemme, vissuto a Nazaret per circa trent’anni, Gesù lascia la città della sua infanzia e della prima giovinezza quando inizia il suo ministero tra la gente. La sua città, e la sua casa, è ora a Cafarnao, luogo di riferimento di tutta la sua attività in Galilea. A Nazaret tornerà soltanto per brevissime permanenze.

Cafarnao è una città di frontiera, tra la Galilea, in cui domina Erode Antipa, e la tetrarchia del fratello Erode Filippo. Gli scavi archeologici ci hanno permesso di conoscere molto sulla «città di Gesù». «Sono ancora ben visibili la via principale, il cardo maximus, che va da nord a sud, e le vie secondarie, i decumani, che vanno da est a ovest, di una città di tipo ellenistico a pianta ortogonale. 
L’attuale parco archeologico permette di andare dalle rovine della splendida sinagoga del III-IV sec d.C. – il cui basamento, con molta probabilità, è quello della sinagoga dei tempi di Gesù -, ai quartieri – le insulae, isolati, ben delineati dall’incontro delle diverse strade -, alla casa di Pietro» (Pacomio, p. 82).

Dall’impianto della casa di Pietro conosciamo la struttura delle altre case per famiglie allargate: vere e proprie abitazioni per clan, a cui si accedeva da un’unica porta aperta sulla strada che introduceva in uno o più cortili. 
Lungo il cortile si trovavano le singole abitazioni, generalmente a due vani. 
La casa di Pietro, quella che Gesù definisce «sua», è proprio all’imbocco del cardo maximus, verso il mare, di fronte allo slargo, alla piazza, dove in due occasioni (annota Mc 1,33; 2,2), si raduna tutta la città. È verosimile immaginare che Gesù abbia abitato nell’abitazione a due vani situata al lato sinistro del primo cortile.

Una giornata tipica di Gesù a Cafarnao

Mc 1,21-37 descrive una giornata tipica di Gesù a Cafarnao. Non è più un susseguirsi regolare, quotidiano, di preghiera, pasti, lavoro come a Nazaret, nella casa di Giuseppe il carpentiere. Gesù è ora un uomo che si apre alla gente, a tutto il popolo d’Israele, che vive e opera tra la gente. Le sue giornate sono diverse, e quella che Marco descrive lo è in modo del tutto particolare perché è sabato. Dalla sinagoga dove Gesù insegna con la sua speciale autorità, alla casa di Pietro, alla guarigione della suocera di Pietro, al tramonto quando «tutta la città» si riunisce alla sua porta, alla preghiera mattutina in solitudine, alla decisione di andare nei villaggi vicini «perché io predichi là: per questo infatti sono venuto» (cfr. Mc 2,17; 10,45; Mt 5,17; 10,34; Lc 12,49; 19,10; Gv 12,47; 18.37).

I «segni»

Il miracolo è un evento storico ineliminabile dalla vita del carpentiere di Nazaret: è salvezza e liberazione per chi lo vive e lo esperimenta. Ma è anche un segno rivelatore per tutti, in tutti i tempi; è il segno che Dio è all’opera, che il regno, la signoria e l’agire salvifico di Dio è tra gli uomini, è presente ora. I miracoli sono dunque presenza d’amore di Gesù verso chi soffre, risposta alla fede di chi si rivolge a lui e invito a una fede ancora più viva; ma sono soprattutto testimonianza che in Gesù «la pienezza dei tempi» si è compiuta e che è lui «colui che doveva venire».
Questi interventi miracolosi lasciano stupefatte le folle, allarmano gli uomini al potere, e suscitano un’attenzione di cui a volte Gesù sembra dolersi: «Se non vedete segni e miracoli voi non credete» (Gv 4,48).

Miracoli in Galilea secondo i sinottici

1. Esorcizza l’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao (Marco 1,23-28; Luca 4,33-37).
2. Guarisce la suocera di Pietro (Marco 1,29-31; Matteo 8,14-15; Luca 4,38-39).
3. Guarisce il lebbroso (Marco 1,40-45; Matteo 8,1-4; Luca 5,12-16).
4. Guarisce il paralitico (Marco 2,1-12; Matteo 9,1-8; Luca 5,17-26).
5. Causa la pesca miracolosa (Luca 5,1-11). 
6. Guarisce l’uomo con la mano inaridita (Marco 3,1-6; Matteo 12,9-14; Luca 6,6-11).
7. Guarisce il servo del Centurione a distanza (Matteo 8,5-13; Luca 7,1-10).
8. Richiama in vita il figlio della vedova di Nain (Luca 7,11-17).
9. Seda la tempesta sul lago (Marco 4,35-41; Matteo 8,23-27; Luca 8,22-25).
10 e 11. Guarisce la donna emorroissa e richiama in vita la figlia di Giairo (Marco 5,21-43; Matteo 9,18-26; Luca 8,40-56).
12. Guarisce i due ciechi (Matteo 9,27-31).
13. Guarisce l’indemoniato muto e cieco (Matteo 12,22; Luca 11,14).
14. Guarisce l’indemoniato muto (Matteo 9,32-34).
15. Moltiplica la prima volta i pani al di là del mare di Galilea (Marco 6,30-34; Matteo 14,13-21; Luca 9,10-17).
16. Cammina sulle acque del lago (Marco 6, 45-52; Matteo 15, 21-28).
17. Guarisce un sordomuto (Marco 7,31-37).
18. Moltiplicala seconda volta i pani e i pesci (Marco 8,1-10; Matteo 15,38-39).
19. Guarisce il cieco di Betsaida (Marco 8,22-26).
20. Guarisce un ragazzo epilettico (Marco 9,14-29; Matteo 17,14-21; Luca 9,37-43).

Sommari

I sommari sono brevi enunciati che sintetizzano l’agire salvifico di Gesù, sono quattordici nei primi tre Vangeli, dei quali due soli riferiscono interventi di Gesù fuori della Galilea: Matteo 19,2 in Transgiordania; Matteo 21,14 nel Tempio.

Miracoli in Galilea secondo Giovanni

1. Trasforma a Cana l’acqua in vino (Giovanni 2,1-11).
2. Guarisce il figlio del funzionario regio (Giovanni 4,46-53).
3 e 4. Cammina sulle acque del lago e moltiplica i pani (Giovanni 6,1-21).
5. Causa la pesca straordinaria sul lago di Tiberiade (Giovanni 21,1-11).

I miracoli nei Vangeli

Globalmente nei Vangeli si possono contare circa trentasei miracoli. I tre Vangeli sinottici ne narrano in tutto ventotto, undici sono di triplice tradizione, presenti in tutti e tre i Vangeli; sette di duplice tradizione (quattro in Matteo e Marco, due in Matteo e Luca, uno in Marco e Luca); dieci sono presenti in un solo Vangelo (due in Mc due in Mt e sei in Lc).

La narrazione è quasi sempre schematica, secondo un genere letterario che rende facile la comprensione e il ricordo a chi legge o ascolta: comprende, di consueto, un dialogo in cui Gesù saggia la fede di chi invoca il suo intervento e si conclude con la reazione di chi è stato destinatario del miracolo e delle altre persone presenti, (cf Mc 1,40-45).

Sul lago e sul monte

Mare di Galilea, lago di Tiberiade o di Genesaret: è il lago della sua terra, della sua città, e Gesù lo solca e attraversa molte volte, facendone un luogo privilegiato del suo ministero. Alcuni pescatori di quel lago sono i primi discepoli che egli chiama. Sulle sue rive o sulle sue acque, in una barca al centro del lago o ancora verso la riva, Gesù ammaestra, incontra quanti lo ascoltano o lo seguono, si coinvolge nella pesca di quelli che egli trasformerà in pescatori di uomini (Lc 5,1-11  Mc 4,1). Il lago diviene per Gesù ambiente privilegiato in cui mettere alla prova, verificare il cammino di fede dei suoi (Mc 4,35-41; Mt 14,22-33).

È ancora sulle rive del lago che Gesù spezza il pane per sfamare quanti lo seguono e ascoltano la sua parola, dimostrando di essere vicino agli uomini in ogni loro esigenza. È sera, e deve essere una sera di primavera, perché Giovanni, nel narrare l’episodio, ricorda che si avvicina la festività della Pasqua, e Marco annota che Gesù fa sedere la gente sull’erba verde (Gv 6,1-13; Mc 8,1-10): in Palestina, e in particolare in Galilea, in marzo-aprile anche le zone desertiche cambiano colore.

Egeria (Eteria) la monaca spagnola che nel IV secolo si sarebbe fatta pellegrina in tutta la terra santa, lasciandoci un preziosissimo diario dei suoi pellegrinaggi, per prima identificò il luogo della moltiplicazione dei pani in una località tra Cafarnao e Magdala chiamata in greco Heptapegon (sette sorgenti) e in arabo el-Tabga. Le recenti ricerche archeologiche sembrano confermare questa identificazione. 

La moltiplicazione dei pani, narrata in tutti e quattro i Vangeli e la stessa risonanza entusiasta e politica (vogliono farlo re, Gv 6,14-15) che suscita tra la folla, vanno a conferma della storicità del fatto, ma ne esigono anche un’interpretazione corretta che soprattutto Giovanni offre nel discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, quando Egli si dichiara «pane di vita» (Gv 6,14-66) e «molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66). Si crea così un clima di conflittualità, si giunge a un apparente fallimento del ministero di Gesù nella sua terra al punto che si è parlato di una «crisi galilaica» di Gesù (cf Mc 6,6). 

In Galilea si situano, poi, due eventi rilevanti: la Trasfigurazione (Mc 9,2-8), la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo (Mt 16,13-20).

Passava insegnando

Gesù insegna nelle sinagoghe, all’aperto, su un monte, lungo il mare, sulla piazza dei villaggi, nell’area del Tempio. Insegnare, ammaestrare attraverso la parola è una delle priorità del suo ministero. 

Il suo insegnamento stupisce quanti lo ascoltano, perché non insegna come gli scribi, ma con autorità: la sua è una parola di potenza, una parola-azione. Lo ascoltano per più di due anni, gli apostoli e i discepoli di Gesù, seguendolo negli spostamenti, nelle traversate, nel continuo peregrinare di quel ministero itinerante. Questo costante ascolto permette loro di ricordare, di ripetere infinite volte, di fissare per iscritto molte parole di Gesù così come escono dalla sua bocca.

Matteo colloca tre dei cinque discorsi di Gesù nel periodo galilaico (discorso della montagna Mt 5-7, missionario Mt 10, parabolico Mt 13). I discorsi di Gesù sono costituiti da detti sapienziali, da parabole, da racconti pieni di metafore e di ricca contemplazione della natura e delle persone. Sono espressi con un linguaggio incisivo, secco, che mira dritto al cuore delle persone per coinvolgerle in un rapporto con lui.

Gesù insegna soprattutto in parabole, lungo tutto l’arco della sua vita pubblica in Galilea o nei viaggi dalla Galilea alla Samaria, a Gerusalemme. 

I Vangeli contano in tutto quarantaquattro parabole che si possono dividere in tre gruppi: quelle del periodo galilaico, quelle che Luca pone nell’itinerario dalla Galilea a Gerusalemme, tra esse quelle della misericordia in Lc 15; e quelle dell’ultima settimana di vita di Gesù a Gerusalemme (Mt 21,28-22,22).
Il racconto, l’invenzione narrativa in cui si esprimono le parabole, parte ogni volta da spunti diversi, spesso molto semplici, presi dalla natura o dalla vita quotidiana della gente di Israele. Per illustrare l’annuncio del regno dei cieli, Mt 13 presenta sette parabole in successione: il seminatore, la zizzania, il chicco di senapa e il lievito, il tesoro nascosto, la perla, la rete. 

La tradizione sinottica propone come prima parabola raccontata da Gesù quella del seminatore. Essa svela che il dono di Dio è munifico e abbondante: il seme viene gettato in tutti i terreni; ogni comunità di Chiesa ha le stesse variegate possibilità di risposta positiva o negativa illustrate dalla parabola.

La preghiera

Tutti i Vangeli presentano Gesù che prega. Egli prega spesso da solo (Mt 14,23; Lc 9,18; Mc 1,37). 

Soprattutto Luca presenta Gesù che prega nei momenti chiave della sua vita: al battesimo (Lc 3,21), prima di scegliere i dodici (Lc 6,12); alla trasfigurazione (Lc 9,29); prima di insegnare il Padre Nostro (Lc 11,1-4); prima della confessione di Pietro a Cesarea (Lc 9,18); nel Getsemani (Lc 22,41-42); sulla croce (Lc 23, 34-36). Egli prega per i suoi carnefici (Lc 23,34); per Pietro (Lc 22,32). Prega anche per se stesso (Mt 26,39 ; Gv 17,1-5 ; Eb 5,7). 

I discorsi di addio in Giovanni si concludono con la «preghiera sacerdotale» di Gesù (Gv 17,1-11.24-26). 

Queste preghiere manifestano un rapporto permanente di Gesù con il Padre (Mt 11,25-27) che non lo lascia mai solo (Gv 8,29) e lo esaudisce sempre (Gv 11,22.42). 

Con il suo esempio, come con l’insegnamento, Gesù trasmette ai suoi discepoli la necessità e la maniera di pregare.

di Mario Barbero

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Mario Barbero

Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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