Slow page dei Missionari della consolata

INTERCULTURA 1. Partire da… noi stessi?

Risulta urgente “educarci” all’accoglienza, all’ospitalità e “imparare” a fare dialogo, integrazione, intercultura.

Ecco un percorso didattico ad hoc sul tema dell’immigrazione.

 

 

 

IL VICINO CHE VIENE DA LONTANO

Fenomeno in continuo divenire, l’immigrazione interessa oggi quasi tutti i paesi del mondo e coinvolge ogni settore della società. Negli ultimi quarant’anni è praticamente raddoppiato il dato che racconta quante persone lasciano il proprio Paese per andare a vivere, per sempre o per periodi più o meno lunghi, in altre regioni del mondo. E sempre di più sono le occasioni sociali, dalla scuola al lavoro, in cui ci si confronta con persone cha hanno culture diverse dalla nostra.
Risulta dunque urgente e necessario “educarci” all’accoglienza, all’ospitalità e “imparare” a fare dialogo, integrazione, intercultura in tutti i livelli e le dimensioni della nostra realtà quotidiana (dal lavoro a scuola, dal condominio alla piazza, dalla parrocchia al comune), ma soprattutto a partire da noi stessi, dal nostro cuore di essere umani e cristiani!

Il percorso che proponiamo sarà suddiviso in tre puntate.
Esso intende affrontare il fenomeno dell’immigrazione a partire dai pregiudizi e stereotipi che animano le nostre azioni, per promuovere la cultura dell’accoglienza necessaria a scoprire la bellezza della e nella diversità e suscitare nei ragazzi l’impegno a costruire una società veramente interculturale a partire dalla nostra quotidianità.

Prima puntata: “PARTIRE DA… NOI STESSI”?

Obiettivo dell’incontro: riflettere sul tema dell’immigrazione a partire dai nostri pregiudizi e stereotipi

Durata dell’incontro: 2 h circa.

Destinatari: dai 12 anni in su.

Materiali: cartelloni e pennarelli; notizie recenti di cronaca sul fenomeno immigrati.

a. Introduzione ( a cura dell’animatore attraverso il braing-storming) (10’)

Se ci guardiamo intorno vediamo che il fenomeno migratorio è sempre più realtà quotidiana: sul tram, in metropolitana, nei parcheggi, a scuola, al supermercato, in casa, …
Chi non ha un compagno di scuola o di calcio che proviene dal Marocco?
Forse la nostra nonna è assistita da una badante ecuadoriana o ucraina?
Nei parcheggi del supermercato incontriamo “Vù cumprà” senegalesi…
In fabbrica, il papà ha un collega africano.
Sul mio pianerottolo è venuta ad abitare una famiglia indiana…
Al mercato troviamo venditori cinesi o maghrebini…
E così via… l’elenco dei luoghi o delle situazioni in cui veniamo in contatto con un immigrato può diventare lungo.

Le domande che ci poniamo oggi sono:
“come reagisco di fronte ad una persona diversa da me!”,
“cosa mi frulla in testa quando vedo un immigrato?”
“come la società, la tv, la famiglia, la scuola, gli amici mi influenzano sul modo di vedere gli immigrati?” “come invece mi aiutano a conoscere meglio questo fenomeno?”

Prima di iniziare però è importante puntualizzare che la decisione di lasciare il proprio Paese per raggiungerne un altro non è un fenomeno nuovo: tutta la storia dell’uomo sembra essere caratterizzata da una costante mobilità di singoli, di gruppi, talvolta di interi popoli, da una regione all’altra della terra, alla ricerca di migliori condizioni di vita.
In un passato ancora recente, la stessa Europa, che oggi affronta con preoccupazione il problema dell’immigrazione, fu la base di partenza di un massiccio flusso migratorio. Si calcola che dal 1820 al 1914 circa 40 milioni di europei, tra cui 7 milioni di italiani, siano sbarcati nel continente americano. Le cause che spingono ad emigrare sono riconducibili, anche in epoche diverse, agli stessi fattori e principalmente ad uno sviluppo ineguale tra il paese di partenza e quello di arrivo. Attraverso la mobilità infatti l’uomo ha cercato nella storia di riequilibrare il rapporto fra risorse necessarie e risorse disponibili in un determinato territorio.

In questo incontro quindi, desideriamo riflettere sul fenomeno a partire dai pregiudizi più comuni che sentiamo o pensiamo…

b. Prima tappa (20’): La carta d’identità dell’immigrato secondo noi…

L’animatore distribuisce la prima scheda: “IL MIO IDENTIKIT” (allegato 1) e chiede a ciascun ragazzo di compilarlo in modo anonimo, specificando sinceramente quello che pensa e crede sugli immigrati. Gli identikit vengono ritirati e mentre vengono letti a voce alta si trascrivono su cartellone le risposte più comuni e più significative.

c. Seconda tappa (30’): La carta d’identità dell’immigrato secondo la società…

I ragazzi vengono divisi in gruppi. L’animatore distribuisce un collage (preparato precedentemente) di notizie di attualità che riguardano gli immigrati tratti dalla cronaca nazionale o locale riportate da giornali  e riviste. Ogni gruppo legge le notizie date e compila la seconda scheda “L’IDENTIKIT MEDIATICO” (allegato 2)
Ciascun gruppo condivide il lavoro svolto e si redige una carta d’identità su un altro cartellone.

 
c. Terza tappa (30’): riflettiamo…

L’animatore invita i ragazzi a confrontare le due carte identità, per valutarne uguaglianze e differenze.Iinsieme a loro stende il decalogo delle affermazioni più comuni sul fenomeno migratorio (terzo cartellone).
Es. Rubano il lavoro – sono tutti delinquenti – vogliono le moschee, …

Inoltre si conduce la riflessione su chi e come influenza i nostri modi di pensare, si valuta se queste affermazioni sono realmente corrette o se possono essere riviste in termini più esatti a partire da dati e statistiche sugli immigrati in Italia. A questo proposito l’animatore può consultare come fonte di dati utili sul fenomeno migratorio il Dossier Caritas (XX Rapporto "Dossier 1991-2010: per una cultura dell’altro")

Il confronto tra le affermazioni riportate dai ragazzi e i dati contenuti nel Dossier dovrebbe far emergere come spesso “giudichiamo prima di conoscere”… i  pre-giudizi che ruotano intorno al  fenomeno migratorio fomentano azioni di indifferenza, paura, rabbia e razzismo.

d. Conclusione: “I pregiudizi, gli stereotipi e le azioni” (30’)

L’animatore conclude l’incontro su una riflessione generale spiegando che cosa è un PREGIUZIO, come i pregiudizi da una parte costruiscono mentalmente uno STEREOTIPO e dall’altra determinano le nostre AZIONI  quotidiane (vedi slide allegate)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ES. pregiudizio: “Gli immigrati sono tutti delinquenti” -> Stereotipo: IMMIGRATO = LADRO, STUPRATORE, SPACCIATORE -> Azione: sentimento di paura, quindi evito il più possibile l’incontro con un immigrato

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

Affermazioni che venivano detteo scritte sugli immigrati italiani alla fine dell’800 inizio del 900’
(tratto dal libro “L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi” di Gian Antonio Stella)

 

  

 

Per concludere si mostra ai ragazzi il simpatico ma molto attuale video (durata 3’) “AMICO NERO EXPRESS:  l’amico nero che tutti vorrebbero” (puntata 27/10/2009).
Se rimane del tempo si può chiedere ai ragazzi di fare commenti al video e/o collegamenti alle tematiche affrontate durante l’incontro.

Allegato 1: IL MIO IDENTIKIT DELL’IMMIGRATO

Sesso
Età
Paese di provenienza
Livello di istruzione
Motivi per cui emigra/cosa cerca
Perché proprio in Italia
Dove lo incontro
3 aggettivi o affermazioni con cui lo definisco

 

Allegato 2: IDENTIKIT “MEDIATICO” DELL’IMMIGRATO

Sesso
Età
Paese di provenienza
Livello di istruzione
Motivi per cui emigra/cosa cerca
Perché proprio in Italia
Dove vive
3 aggettivi o affermazioni ricorrenti per definirlo


Le prossime puntate di AMICOMONDO

Seconda puntata: “PARTIRE PER … IL VIAGGIO”

Terza puntata: “PARTIRE CON…  l’INTERCULTURALITA’”
 

Deborah Corti

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