Slow page dei Missionari della consolata

Caro papà. Quattro chiacchiere con Igino Carnera.

Padre Igino Carnera ha compiuto non da molto 94 anni. Non possiamo iniziare una nuova avventura di AMICO senza ricordare chi per primo ha dato vita a questa rivista missionaria. Un’energia sempre spesa per far conoscere a tutti le «meraviglie» di Dio che si compivano in altri angoli della terra grazie al lavoro dei missionari.

Padre Igino Carnera ha compiuto non da molto 94 anni. Non possiamo iniziare una nuova avventura di AMICO senza ricordare chi per primo ha dato vita a questa rivista missionaria. Amico nasce dal suo entusiasmo missionario, un’energia sempre spesa in Italia a far conoscere a tutti le «meraviglie» di Dio che si compivano in altri angoli della terra grazie al lavoro dei missionari. Basti pensare che fino a pochi anni fa, teneva un programma televisivo sulla missione presso una emittente diocesana della Liguria.
«50 anni fa….» racconterà la storia di AMICO e rileggendo le pagine di questo mezzo secolo di rivista, ripercorrerà la storia della missione, da gli anni che precedettero il Concilio Vaticano II (il primo numero di AMICO è del febbraio 1958) fino ai giorni nostri.

P. Carnera,  racconta qualcosa della tua vita missionaria…

Se c’è una cosa di cui mi devo lamentare è proprio questa: il ricordare il passato, le vicende, le persone che ho incontrato… Faccio una fatica terribile. Male di gioventù!!!

Come mai ti è venuta l’idea di fare Amico?

Ho sempre apprezzato molto le lettere che venivano dalla missione. Le utilizzavo per tante cose: predicazione, incontri. Ho pensato che potessero tornar utili anche ad altri e ho iniziato a pubblicarle, aiutato dai giovani seminaristi che si stavano preparando ad andare in missione.

… e l’hai fatto per 14 anni!

Quattordici? Sai che non mi ricordo proprio? Se voi giovani mi rinfrescate un po’ la memoria allora qualcosa mi viene in mente… ma purtroppo del mio passato non ricordo niente.

Come è stato accolto Amico?

Direi molto bene, anche se alcuni mi dicevano: «Cosa stai a perder tempo?». Per me non era così; comunicavo agli altri quello che era il nostro valore missionario, ciò che costituisce il motivo della nostra preghiera, della nostra missione, della nostra fraternità qui in Italia. Io non ho mai «vissuto» in missione. Tante volte mi sono detto: «Perché i superiori non mi hanno dato quella spintarella di cui avevo bisogno per poter partire? E poi sempre mi sono detto: stai bravo, fai tutto quello che ti dicono e sarai sulla buona strada! Ho dovuto restare… ma sono riuscito a fare il missionario, a comunicare agli altri il nostro carisma anche restando fermo. Amico è stato uno degli strumenti che mi ha permesso di fare ciò.

I missionari, all’epoca, scrivevano volentieri ad Amico?

Non scrivevano ad Amico, scrivevano a chiunque e io raccoglievo cosa trovavo e lo trasmettevo sulla rivista. Mi servivo di lettere che arrivavano dalle missioni per comunicare il valore missionario della vita cristiana.

Facevi tutto da solo o c’era qualcuno che ti dava una mano?

Un grazie enorme devo dirlo ai giovani di “Crociata missionaria”. Era un movimento spirituale del seminario che voleva valorizzare la nostra vocazione missionaria attraverso lo studio, la preghiera, alcuni sacrifici. Missione non significa soltanto prendere il treno o l’aereo per andare chissà dove, ma avere qualcosa che brucia dentro e l’entusiasmo di comunicarlo agli altri. I giovani di “Crociata” sentivano questa chiamata a vivere il tempo della loro formazione con spirito di sacrificio e di fraternità. Amico ha beneficiato anche della loro spinta.

Oggi i giovani fanno molta fatica a lasciarsi attirare da questa voce, da questa chiamata. Magari la sentono ma poi dicono di no per tante ragioni…. Tu che cosa diresti a questi ragazzi in base alla tua esperienza?

Dare senso alla propria vita normale, darle valore; bisogna soffocare la tentazione di escludere l’interiorità in ciò che fa. Non soffochiamo la voce di Dio, che è in ciascuno di noi. Se no che cosa vale il battersi e dibattersi per tante cose? Valorizziamo quello che riusciamo a dare con l’aiuto del Signore.

In questi ultimi anni hai continuato a leggere Amico?

Sì, sempre, è una delle prime cose che guardo e mi dico: la mia creatura sta crescendo! È proprio vero che le cose grandi nascono dalle cose piccole. Va bene… Io sono arci-contento di aver fatto quel poco che sono riuscito a fare, perché poi qualcuno ha preso in mano le redini procedendo e facendolo maturare. La crescita è sempre frutto di comunicativa e di lasciar fare, non intralciare l’opera degli altri. Guardo con compiacimento i giovani che portano la loro vivacità, le loro capacità nuove che hanno. Noi siamo vecchi, e il futuro di noi missionari siete voi giovani che dovete continuare a costruire il domani delle nostre missioni, dell’istituto, della nostra famiglia.

La Redazione

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