Slow page dei Missionari della consolata

Sapere aspettare

Le cose migliori accadono a chi sa aspettare

Una traccia di preghiera per aspettare (bene) il Natale.

Canto. Dall’aurora

Guida. Avete mai l’impressione che i Natali si somiglino tutti? Che, passate le feste, poco rimanga delle cene e dei regali?
Eppure, il Natale non è una festa che capita all’improvviso, inaspettata. La stessa tradizione di decorare le case e le strade con anticipo ci suggerisce che le persone l’aspettano e lo preparano.
La Chiesa, da parte sua, prevede un tempo apposito per prepararsi al Natale: l’Avvento.
Quest’anno potrebbe essere l’occasione giusta per aspettare bene la nascita di Gesù.
Ma come? Vediamo cosa ci suggerisce il Vangelo.

Lettore 1. Dal Vangelo secondo Luca (1, 5-20)

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali, gli toccò in sorte di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore […]”. Zaccaria disse all’angelo: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni”. L’angelo gli rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo”.

Luca 1,5-20

Lettore 2. Zaccaria è un uomo intelligente e istruito. Era un sacerdote con le sue responsabilità, e il popolo lo stimava e aveva fiducia in lui. Però proprio la sua intelligenza, unita al suo dolore incallito di non avere figli, gli impedisce di credere all’angelo e a una buona notizia apparentemente impossibile. Come dargli torto? Avere un figlio da vecchi!

Lettore 3. Ecco che il silenzio diventa necessario. L’angelo Gabriele «condanna» Zaccaria a non parlare finché il suo annuncio non si compirà (perché si compirà ugualmente, che Zaccaria lo creda o no). Silenzio dalle distrazioni, dalle dipendenze, ma soprattutto silenzio da noi stessi, dalle cose che crediamo fermamente e che ci impediscono di vedere che il bene è ancora possibile.

Lettore 2. Non passi inosservato un dettaglio: tutto il popolo stava pregando. Se da un lato il silenzio può sembrare isolante, ecco che la preghiera ci unisce in un unico cammino, in un’unica ricerca. Dopo aver fatto silenzio attorno e dentro di noi, la preghiera potrà risultarci più spontanea. Come?

Lettore 1. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3, 2-6)

La parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

Luca 3, 2-6

Lettore 3. Quanti burroni e quanti monti insormontabili dentro di noi e attorno a noi. Ci siamo mai presi il tempo di esplorarli? Di guardarli in prospettiva o, meglio, con la prospettiva di Dio? Ecco che il silenzio e la preghiera evidenziati prima non rimangono freddi e fini a se stessi, ma rappresentano gli strumenti per mettersi al lavoro attivamente sulle vie impervie che solo noi conosciamo.

Segno. Viene posto al centro della stanza un cartellone con un paesaggio di monti, valli, fiumi, ecc. Ciascuno attacca un post-it con il suo nome per indicare dove crede di trovarsi all’inizio dell’Avvento.

Canto. Nada te turbe.

Lettore 2.

Hanno detto addirittura che la santità di una persona si commisura dallo spessore delle sue attese. Forse è vero. Se è così, bisogna concludere che Maria è la più santa delle creature proprio perché tutta la sua vita appare cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno. […]
Vergine in attesa, all’inizio. Madre in attesa, alla fine. E nell’arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre attese struggenti. L’attesa di lui, per nove lunghissimi mesi. L’attesa di adempimenti legali festeggiati con frustoli di povertà e gaudi di parentele. L’attesa del giorno, l’unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L’attesa del’ora: l’unica per la quale non avrebbe saputo frenare l’impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L’attesa dell’ultimo rantolo dell’unigenito inchiodato sul legno. L’attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.
Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito.

Don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni

Guida. Alla fine, è sempre l’amore che dà senso alle nostre vicende. Incluse le attese.
Lasciamo che quest’Avvento sia un’attesa più che una pretesa, e che ci sorprenda con il Suo amore.

Canto. Magnificat.

di Annarita Leserri

Leggi, scarica, stampa da MC dicembre 2019 sfogliabile.

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