Slow page dei Missionari della consolata

Voce del verbo «Missionare»

Una giornata di giochi e attività per «riflettere su» e «vivere» la Missione.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
h. 9.30 accoglienza, benvenuto, presentazione della giornata, suddivisione dei ragazzi in gruppi;
h. 10.00-12.15 attività a squadre (quattro tappe);
h. 12.30-13.30 pranzo al sacco e momento libero;
h. 13.30-15.30 attività a squadre (cinque tappe);
h. 15.30-16.30 tappa conclusiva tutti insieme, preghiera, merenda e saluti.

OBIETTIVI

  • comprendere cos’è la missione;
  • sviluppare uno spirito di amicizia e condivisione;
  • crescere nella gioia di aiutare gli altri.

DESTINATARI
dagli 8 ai 13 anni (adatto per gruppi di diversa entità: da 15-20 persone a 150-200).

DURATA DELL’INCONTRO
dalle 9,30 alle 16,30 (se il tempo a disposizione è inferiore si possono eliminare una o più tappe delle 9 proposte).

SPAZI
la giornata necessita di spazi ampi a seconda del numero di ragazzi coinvolti.

ANIMATORI
il numero di animatori necessari varia a seconda del numero di ragazzi: minimo uno per ogni tappa.

MATERIALI
Nove fogli, ciascuno diverso dagli altri, con un nome di paese e la mappa dell’itinerario che il gruppo dovrà percorrere attraverso le tappe.

MATERIALI PER LE TAPPE
Consolare: breve video su una missione (si può scegliere tra i video presenti sul canale infoconsolata di youtube); strumentazione per mostrarlo.
Donare: un foglio di cartoncino colorato in formato A4 per ciascun ragazzo; una cesta per raccogliere le chiavi prodotte; forbici in numero corrispondente a quello dei membri di una squadra; alcuni rocchetti di filo.
Lodare: lettore Cd con brano musicale, o Pc con video; strumenti musicali; cartellone con testo e traduzione del canto. Si può scegliere il brano Tokobondela dal canale Coro Amani di youtube, il cui testo è reperibile sul sito web del coro Tatanzambe (entrambi questi cori sono espressione dell’animazione dei Missionari della Consolata).
Raccontare: copie del racconto del missionario: in ogni copia sarà evidenziato un brano diverso; fotocamera digitale; Pc e stampante per stampare le foto; eventuali vestiti per la raffigurazione.
Ricordare: tavolino; telo; oggetti vari; almeno nove cartelloni; pennarelli.
Salutare: planisfero; cartoncini riportanti ciascuno un saluto in una diversa lingua del mondo.
Scegliere: poster raffigurante una situazione missionaria ritagliato in diverse tessere di puzzle; alcune tessere di puzzle «intruse»; nove fogli e pennarelli per scrivere la didascalia dell’immagine.
Impegnarsi:
scatoloni, cartelloni, tempere, pennelli, pennarelli, colla, carta crespa, forbici, tappi, fogli di giornale.
Ascoltare: una decina di proverbi dal mondo, tra cui un paio in lingua originale.

SPIEGAZIONE DELLE REGOLE
Il gruppo viene suddiviso in squadre (non più di nove). A ciascuna di esse viene dato il nome di un paese del mondo, e una cartina con il percorso da fare attraverso le nove tappe che saranno dislocate in luoghi diversi. Ogni squadra, che eleggerà un «capo» tra i suoi membri, è chiamata ad affrontare le diverse tappe rispettando l’ordine dato e i tempi (circa 20 minuti per ciascuna). In ogni tappa troverà un animatore che spiegherà cosa fare.
Agli organizzatori è affidata la scelta di dare o meno alla giornata un’impronta competitiva con relativo sistema di punteggi e premi (ad esempio potrebbe vincere la squadra che ci mette minore tempo a percorrere le singole tappe, oppure quella, o quelle, che riescono a compiere tutte le tappe senza sforare il tempo assegnato, ecc.).
A ogni tappa è assegnata una parola chiave, un verbo legato alla Missione. Il verbo principale è «missionare», da cui nascono consolare, donare, lodare, raccontare, ricordare, salutare, scegliere, impegnarsi, ascoltare, e infine testimoniare, il verbo della tappa conclusiva.

SPIEGAZIONE DELLE TAPPE
Ogni squadra seguirà un percorso diverso dalle altre. Ecco le nove tappe.

Consolare: «Con Maria ad annunciare la vera “consolazione”: Gesù Cristo».
Proiezione di un breve video (10′) sulle attività di una missione Imc, seguita da una riflessione su quanto visto.

Donare: «Il mio essere missionario tra i poveri è gioia nel donare, per ricevere in cambio il sorriso».
Ogni membro della squadra realizza con un foglio di cartoncino colorato la sagoma di una chiave, e un biglietto sul quale scrivere un messaggio missionario. Unisce la chiave e il biglietto con del filo. Tutte le chiavi verranno raccolte in un grande cesto che servirà durante il momento conclusivo.

Lodare: «Ci uniamo per lodare e benedire il Signore».
La squadra impara una canzone di un paese di missione.

Raccontare: «La fede è gioia da testimoniare e raccontare».
L’animatore legge il seguente racconto di un missionario.
Appena arrivato in Africa (Tanzania) mi impressionò la grandezza dei paesaggi: sembrano non avere confini, non terminare mai! Ma non solo il paesaggio, anche la gente ti dà un impatto tutto particolare, con i suoi colori, i sorrisi sempre stampati sui volti, la sua vivacità.
Ricordo il giorno in cui arrivai nel villaggio dove poi lavorai per alcuni anni: un numero infinito di bambini che gridavano accorsero a vedere questo nuovo padre che veniva in mezzo a loro. I bambini! Sono la meraviglia dell’Africa. Li trovi ovunque, anche dove pensi che non ci sia nessuno. Spuntano dal nulla!
A differenza dell’Italia, non è difficile incontrare donne che spesso hanno un bimbo sulle spalle, uno per mano… e magari un altro nella pancia! I bambini più piccoli salutano sempre le persone adulte con molto rispetto dicendo: «Shikamoo», e alzano le mani in alto per metterle sulla testa dell’adulto che si deve abbassare.
Però – mi sono sempre domandato -, come fa questa gente a essere sempre allegra se è così povera, mentre noi in Italia spesso abbiamo il muso lungo nonostante abbiamo tutto e anche di più del necessario?
Se volevo continuare a stare in Africa e parlare con le persone avevo bisogno di conoscere la lingua del posto… così mi sono messo a studiarla attentamente. Una volta imparata, ho cominciato a visitare la missione per conoscere bene anche la realtà, quello che c’era da fare e come si poteva fare.
La prima cosa era la Messa.
La celebrazione della Messa non è mai noiosa, perché la gente la rende vivace con canti e danze al ritmo dei tamburi e di tanti altri strumenti a volte improvvisati. Dopo la Messa spesso ci si ritrova all’ombra di un albero, tutti in cerchio, per condividere la vita e per discutere i problemi della comunità e insieme si cerca qualche soluzione. I bambini si radunano a parte e, insieme a un adulto, imparano le preghiere, il catechismo, i canti e le danze per la celebrazione successiva.
Spesso capita che ci sia qualche ammalato o anziano che non può muoversi, allora tutti insieme, oppure in un piccolo gruppo, si va a fargli visita per portare il nostro conforto.
Visitare le comunità significa condividere anche il pasto con qualche famiglia che ti accoglie. Allora mi siedo con loro e mangio alla loro maniera: un unico grande piatto dove tutti prendono il cibo… con le mani!
Quando giunge il momento di partire è sempre complicato: ci sono troppe persone che chiedono un passaggio in macchina per arrivare alla missione! Ma una macchina con cinque posti non può portare 50 persone!
Viaggiare in Africa non è mai facile, le strade asfaltate sono pochissime, per cui una volta giunto in missione sono davvero stanco morto! Però sono anche felice per tutti gli incontri che ho avuto e le tante persone conosciute.
L’animatore in precedenza aveva suddiviso il racconto in un numero di brani corrispondente al numero di squadre. Dopo aver ascoltato, la squadra è chiamata a raffigurare uno dei brani utilizzando le posture dei suoi membri. Una volta organizzati l’animatore scatterà la fotografia della raffigurazione (le foto verranno mostrate durante il momento finale). Si possono mettere a disposizione vestiti che meglio possono aiutare i ragazzi a rappresentare la sequenza.

Ricordare: «Ricordare e celebrare la bontà di Dio».
Alla squadra viene proposta la «visita» a un villaggio africano, il villaggio di …, che si trova in …, dove sta svolgendo il suo servizio il missionario …. Il villaggio è riprodotto in miniatura in modo fantasioso con scatole, pupazzi, giochi, oggetti vari. Ogni squadra ha a disposizione un minuto di tempo per osservare al meglio il villaggio nei suoi particolari. Scaduto il termine, il villaggio viene coperto con un telo e la squadra deve ricordare il maggior numero di elementi e dettagli riproducendo su un cartellone la mappa del villaggio.

Salutare: «Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio» (2Cor 13,12).
Vengono distribuiti alla squadra diversi cartoncini riportanti ciascuno un saluto in una lingua straniera. Ci saranno lingue più note e lingue meno note. Attraverso una staffetta ogni bambino deve portare il saluto al planisfero e appoggiarlo sul continente giusto. Prima di appoggiarlo deve pronunciarlo il più correttamente possibile.

Scegliere: «Fateci scegliere le parole e i gesti più amorevoli e creare più amore nel nostro mondo».
La squadra deve ricomporre un puzzle attraverso una staffetta a coppie (es. portarlo saltando su una gamba sola, camminando all’indietro, legati tra loro). Attenzione ai pezzi intrusi! Il puzzle raffigura una situazione missionaria. Dopo aver composto il puzzle il gruppo deve scegliere una parola o una breve didascalia che meglio accompagni l’immagine, rispondendo alla domanda «quale valore ti ispira questa immagine?». La didascalia viene scritta su un cartoncino e condivisa durante il momento conclusivo.

Impegnarsi: «Siamo collaboratori di Dio» (1Cor 3,9).
L’obiettivo della tappa è costruire un villaggio della pace: ogni squadra è chiamata a costruire una parte di questo villaggio: edifici vari (case, scuola, chiesa), alberi, personaggi, macchine, … Nessuna squadra sa cosa hanno fatto le altre. Il villaggio verrà poi assemblato durante il momento conclusivo.

Ascoltare: «La voce del Dio Amore».
Attraverso il gioco del telefono senza fili, ogni squadra ha alcuni messaggi da far passare «di orecchio in orecchio». I messaggi scelti sono 6-8 proverbi provenienti da diverse parti del mondo, un paio in lingua originale (es. swahili).

MOMENTO CONCLUSIVO
La parola chiave del momento finale è testimoniare (che gli uomini possono volersi bene).
Gli animatori delle diverse tappe raccolgono il materiale prodotto durante la giornata (chiavi con messaggi, elementi del villaggio, didascalie del puzzle) e lo portano nel luogo in cui si conclude la giornata. L’animatore guida spiega il filo conduttore che unisce le nove parole delle tappe (nel frattempo si leggeranno le didascalie del puzzle, si vedranno le foto delle sequenze del racconto missionario, si assemblerà il villaggio della pace). Infine l’animatore invita i ragazzi a essere loro stessi missionari attraverso la propria testimonianza di cristiani. Il mandato missionario è dato dalle chiavi. Dopo una breve preghiera ogni ragazzo è invitato a prendere una chiave dal cesto e scambiarla con gli altri attraverso il gesto della pace.

Questa attività è stata proposta alle parrocchie limitrofe al nostro centro di animazione missionaria di Bevera. Essa prende spunto dal tema che la Diocesi di Milano ha elaborato per l’estate «PassParTù».

di equipe Amv Bevera

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