In tempo di Covid-19, a Manda, in Tanzania, si continua a morire di parto, denutrizione, infezioni intestinali, malaria.
Il progetto Amico dispensario di Manda ha l’obiettivo di rafforzare il servizio offerto alle 11mila persone dei 23 villaggi della zona.
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Specificando la causale di versamento: Amico dispensario di Manda.
Il dispensario di Manda, sugli altipiani della regione di Dodoma, zona centrale del Tanzania, opera dal 2014. È stato attivato dai missionari della Consolata per andare incontro alle necessità sanitarie dei circa 11mila Wagogo e Wasukuma che abitano i 23 villaggi della circoscrizione.
Vi operano un medico e sei infermieri che cercano di affrontare le problematiche sanitarie più diverse: dai bambini con malaria o infezioni intestinali, alle donne partorienti con complicanze, dalle persone malate di Aids a quelle con problemi di denutrizione, o con i sintomi del tifo, della bilharziosi, della tubercolosi, con malattie della pelle, ulcera addominale, vittime di incidenti, e così via.
La zona è una delle più povere all’interno di un paese che si trova al 159° posto su 189 nella classifica mondiale dello sviluppo umano compilata dall’Undp (il programma Onu per lo sviluppo).
Il centro sanitario attualmente conta quattro aree: una dedicata al reparto maternità; un’altra all’ambulatorio per la diagnosi di malattie e infezioni; una terza è dedicata alla farmacia; l’ultima ai ricoveri brevi per la cura delle malattie più varie.
Il progetto «Amico dispensario di Manda», lanciato nel luglio scorso, ha lo scopo di rifornire dei materiali necessari proprio quest’ultimo reparto dedicato alle degenze.
L’acquisto di letti, materassi, biancheria, tavolini, armadietti e altro, è indispensabile per favorire una migliore qualità della cura offerta alla popolazione povera della circoscrizione.
Abbiamo sentito padre Vedastus Kwajaba, responsabile del progetto, per farci dare qualche aggiornamento.
I dati sul Covid in Tanzania sono fermi da maggio a 509 contagiati e 21 decessi. Sono dati reali?
«Non sono dati concreti. Il governo ha deciso di non pubblicare i dati, dicono che creano paura tra la gente».
Le persone sono informate sul Covid e sulle misure di prevenzione? Usano le mascherine, mantengono la distanza, ecc.?
«Certamente le persone sono informate sul Covid. Il Tanzania ha più di 25 regioni. A partire da marzo fino a maggio, ogni regione aveva instaurato diverse misure per combattere il Covid».
La pandemia ha avuto delle conseguenze anche a Manda?
«Manda non ha avuto nessuna conseguenza particolare dal Covid. È la paura che ha portato conseguenze. Tutte le scuole erano chiuse. C’erano parecchie restrizioni determinate dal governo locale. La gente non si muoveva per la paura. Mancavano cose fondamentali».
Negli ultimi mesi, il dispensario ha dovuto cambiare il suo modo di operare? Le persone che vengono per brevi ricoveri, vengono per gli stessi motivi del tempo pre-Covid?
«Come tutti i centri sanitari nella nostra regione, il dispensario si è preparato per ricevere qualunque caso di Covid.
Tutte le persone che vengono per diversi problemi di salute devono indossare la mascherina e lavarsi le mani con acqua e sapone.
Il dispensario ha preparato un reparto per ricevere eventuali malati di Covid.
Nel frattempo non ha smesso di operare per tutte le altre malattie e gli altri problemi. Anche se i malati hanno iniziato a venire in numero minore a causa della paura di essere contagiati».
Hai visto aumentare la povertà e le malattie in questi mesi?
«Sì! La povertà è aumentata. Manda è una zona arida, la gente non ha raccolto tanto. Manca il cibo da mangiare e vendere. Malaria, tifo e infezioni intestinali sono aumentate. I prezzi dei prodotti fondamentali sono cresciuti».
Ci puoi descrivere qualche ricovero capitato ultimamente?
«Una persona adulta è stata ricoverata dopo un incidente con la moto. Aveva il tallone ferito e aveva bisogno di alcuni punti. È stata ricoverata per due giorni, poi ha continuato a venire per medicarsi.
Una ragazza adolescente è stata portata al dispensario con mal di testa e forte dolore addominale, debolezza generale del corpo e dolori articolari. Aveva febbre a 39°C. Le è stato fatto il test per la malaria, ed è risultata positiva. Allora è stato avviato il trattamento ed è stata ricoverata per 24 ore.
Una bambina di 10 anni soffriva di mal di testa e debolezza generale, vomito, e si lamentava di un forte dolore addominale: tutti sintomi del tifo. Le è stato fatto il test ed è risultata positiva, allora si è avviato il trattamento per il tifo. È stata ricoverata due giorni.
Una bambina di 5 anni aveva diarrea acuta, vomito e febbre alta. Era anche disidratata. I test per malaria e tifo erano risultati negativi. Aveva un’infezione allo stomaco. È stata ricoverata per due giorni».
di Luca Lorusso
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Luca Lorusso
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