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Marco 01. Il Vangelo trascurato (a torto)

Prenditi un po' di tempo e leggi il vangelo di Marco tutto d’un fiato

Si può dire che il Vangelo di Marco (Mc) è una scoperta moderna. Fino al secolo XIX, infatti, fu pochissimo commentato. Negli scritti dei Padri della Chiesa è il meno citato tra i quattro Vangeli.

Il 3 dicembre abbiamo iniziato nella liturgia l’anno B, ossia l’anno di Marco.
Amico quest’anno presenterà qualche spunto per leggere il suo testo, iniziando da questi brevi cenni introduttivi.

«Secondo Marco»: un Vangelo riscoperto

Quali le ragioni della lunga trascuratezza? Perché Mc è quasi tutto contenuto negli altri Vangeli sinottici (Mc non ha in proprio che 50 versetti circa). Per molto tempo si è pensato (sbagliando) che egli avesse semplicemente sintetizzato, accorciato il Vangelo di Matteo, guardando più al contenuto che alla forma, non si notavano la sua vivacità narrativa e le sue particolarità.
Su cosa si basa la moderna rivalutazione di Mc? Queste alcune ragioni:

  • Gli studiosi sono ormai concordi nell’affermare che Mc è il più antico dei vangeli che abbiamo. Si pensa sia stato lui il primo a riunire in una composizione unitaria parole e fatti di Gesù secondo un piano generale dalla Galilea a Gerusalemme;
  • sembra che sia Mc la fonte principale di Mt e Lc;
  • Mc è particolarmente pittoresco nei suoi racconti a dispetto di uno stile e lessico semplicissimo;
  • annota stati emotivi di Gesù («guardandosi tutto intorno con indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore» 3,5);
  • descrizione quasi visiva delle scene con l’uso quasi costante del presente;
  • frasi brevi legate con tantissime congiunzioni “e, e” (kai, kai) sembra di stare ascoltando un narratore che racconta vari episodi;
  • presenta una figura di Gesù molto umana e vivace ma anche sconcertante;
  • ripete continuamente che i discepoli non hanno capito, ma non ci dice cosa avrebbero dovuto capire;
  • Mc più che darci delle risposte ci pone delle domande, forse perché tocca al lettore (cioè a noi) rispondere.

Per scoprire però e apprezzare queste caratteristiche sarebbe (è) necessario leggere Mc nel suo insieme, tutto d’un fiato. A questo proposito faccio mia una osservazione di J. Delorme:

«Siamo abituati a leggere il vangelo a piccoli pezzi, a fette. Quando si legge Mc tutto di seguito si è sorpresi di constatare che forma un bel complesso, nel suo insieme. Come colui che conosce solo l’ananas a fette, in scatola, si meraviglia nello scoprire che esso è prima di tutto un bel frutto. Noi consumiamo normalmente Mc a fette, in scatola, così ben trattato e sterilizzato che potrebbe essere benissimo una fetta di Mt o di Lc. I testi non hanno più un sapore differenziato, non si può più riconoscere, dal tono della loro voce, Mc o Mt».

Per questo motivo faccio una proposta audace a chiunque legge questa introduzione: prenditi un po’ di tempo e leggi il vangelo di Marco tutto d’un fiato: questa sarà la più bella introduzione a questo libretto vivace.

Chi è Marco?

La tradizione più antica: Papia (verso il 140 d.C.) scrive: «Marco, che era stato l’interprete di Pietro, scrisse con esattezza, ma non con ordine, tutto ciò che si ricordava delle parole e azioni del Signore». Ireneo dice che Mc fu composto a Roma dopo la morte di Pietro. Chi è questo Marco? Il NT ci parla di un certo Giovanni Marco la cui madre ospita a Gerusalemme gli Apostoli (At 12,12). Cugino di Barnaba, egli accompagna Paolo e Barnaba nel primo viaggio missionario, almeno nel primo tratto «ma a Perge, in Panfilia, Giovanni si separò da loro e tornò a Gerusalemme» (At 13,5.13), e in seguito sarà causa della separazione tra Paolo e Barnaba (At 15,36-40). Lo troviamo poi a Roma (1 Pt 5,13; Col 4,10; Flm 24) e di nuovo con Paolo il quale è prigioniero «prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero» (2 Tim 4,11).

Da tutte queste indicazioni possiamo evidenziare:

  • La sua esperienza missionaria, dapprima timida e poi coraggiosa (vicino a Paolo prigioniero). Marco non è restato in Palestina, ha un’esperienza missionaria in terra pagana
  • Il suo rapporto con Pietro: «Vi saluta anche Marco, mio figlio» (1 Pt 5,13). In realtà in Mc il personaggio di Pietro non è esaltato ma presentato molto umano nelle sue fragilità: «Va dietro a me, Satana. Perché tu pensi non secondo Dio, ma secondo gli uomini» (8,33).
  • Il rapporto con Roma: la comunità per cui Marco scrive è etnico-cristiana e non conosce gli usi palestinesi per cui Marco aggiunge delle spiegazioni come in 7,3-4. Inoltre ciò è sottolineato dal posto che tengono le persecuzioni in questo libretto (10,20 «il centuplo con persecuzioni»). La fede cristiana si vive in una situazione di contrasto e di rischio (non è facile essere cristiani). La persecuzione di Nerone, attorno al 64 d.C. offre lo sfondo di questo libretto.
  • Marco è una personalità complessa: «Ha dei guai con Paolo, eppure gli è vicino nel momento più delicato (della prigionia). La famigliarità con Pietro non gli impedisce di abbozzare un ritratto dove non mancano le ombre. Scrive in greco ma sembra pensare in aramaico. Le sue simpatie vanno verso i pagani (è per loro che scrive il suo vangelo), pur senza rinnegare la propria tradizione giudaico-cristiana» (A. Pronzato).
Tutto nelle prime parole

Il contenuto del vangelo di Marco è riassunto tutto nelle prime parole: «Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio». Molto importante la virgola che distingue i tre nomi: Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Queste parole densissime affermano che si tratta di un vangelo, una bella notizia che riguarda GESU’ il quale è CRISTO e FIGLIO di DIO. Tutto il contenuto di questo libretto riguarda GESU’ (di Nazareth) che è MESSIA e FIGLIO di DIO.
La prima parte (1,2-8,30) attraverso racconti di quanto Gesù compie e dice è piena di domande, «chi è costui?» (1,27; 2,12; 4,41; 6,2), fino a quando Pietro scopre che Gesù è il Cristo, cioè il Messia: «E Pietro gli rispose: Tu sei il Cristo» (8,30). La seconda parte (8,31-16,18) rivela il tema di Gesù messia sofferente che morente in croce viene riconosciuto dal centurione pagano come Figlio di Dio: «davvero quest’uomo era figlio di Dio» (15,39).
Mc è quindi costruito sul fatto della particolare messianicità di Gesù, ma messia secondo lo stampo, il profilo dei canti del Servo sofferente e glorificato (seconda parte del libro di Isaia, specialmente Is 52,13-53,12). Il vangelo di Marco offre un messaggio di fede proclamando Gesù messia in forza della sua passione, morte e risurrezione. Il tema centrale del vangelo di Marco è la persona di Gesù Messia e Figlio di Dio e la reazione della gente, soprattutto dei discepoli che lo seguono. Questi rappresentano la comunità che è invitata a seguire Gesù.

Vi è un testo curioso nel racconto della Passione: «Allora tutti lo [Gesù] abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo» (Mc 14, 51-52). Secondo una certa tradizione, questo ragazzo sarebbe Marco. Sarà questa esperienza drammatica che ha lasciato in Marco l’interesse per la persona di Gesù?

di Mario Barbero

Ecco tutti gli articoli di padre Mario sul Vangelo di Marco:

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Mario Barbero

Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).