Slow page dei Missionari della consolata

Figli delle città. L’infanzia nel mondo

La vita dei minori nei contesti urbani è il tema cui l’Unicef ha dedicato il suo ultimo rapporto annuale dal titolo Figli delle città. La condizione dell’infanzia nel mondo 2012.

Nel 2010 infatti le città sono arrivate a ospitare la metà della popolazione mondiale, di cui un terzo nei cosiddetti slum, dove si concentrano più che altrove povertà, emarginazione, discriminazione e difficoltà di accesso ad acqua, igiene, salute,
istruzione, sicurezza.

«Oggi, sempre più bambini vivono negli slum e nelle baraccopoli e sono tra i più svantaggiati e vulnerabili al mondo, privati della maggior parte dei servizi di base e del diritto di crescere bene». Anthony Lake, direttore del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), alla presentazione del rapporto 2012 a Città del Messico, aggiunge: «Escludendo i bambini che vivono negli slum non solo li priviamo della possibilità di sviluppare il proprio potenziale, ma priviamo anche le loro società di benefici economici che derivano da una popolazione urbana in buona salute e ben istruita».
Mentre l’immaginario collettivo tende ancora ad associare automaticamente l’idea della povertà all’immagine di bambini in contesti rurali e di piccoli villaggi, lo scenario descritto dall’agenzia Onu per l’infanzia mostra come le condizioni di vita più difficili si verifichino in misura sempre maggiore nell’ambito degli insediamenti urbani.
Le aree urbane oggi ospitano la metà della popolazione mondiale, di cui un miliardo di bambini e ragazzi, con la prospettiva di arrivare ai due terzi entro il 2050. Degli attuali 3,5 miliardi di persone, un terzo abita in insediamenti informali, nei cosiddetti slum, dove si concentrano povertà, emarginazione, discriminazione, e dove più difficile è l’accesso a istruzione, salute, acqua potabile, servizi igienici, sicurezza. Nell’Africa subsahariana la percentuale di popolazione urbana che vive in baraccopoli raggiunge addirittura il 60%.
La geografia urbana globale è in costante e rapido mutamento. Nel giro di poco più di 50 anni le megalopoli con più di 10 milioni di abitanti sono passate da 2 (New York e Tokyo), alle attuali 21, quasi tutte in Asia, America Latina e Africa, e ospitano il 10% della popolazione urbana mondiale, ma la quantità maggiore di
persone che migrano dalle campagne alle città si spostano verso quelle più piccole. L’Asia, in cui vive metà della popolazione urbana mondiale, ospita 66 delle 100 aree urbane in crescita più veloce, 33 delle quali si trovano nella sola Cina, la cui popolazione cittadina assomma a ben 630 milioni di abitanti.
Per poter affrontare in modo efficace le problematiche dell’infanzia, e in generale della povertà, è fondamentale avere strumenti che la possano descrivere e che ne facciano emergere le cause. Anche per il lavoro dei missionari è quindi utile il confronto con dati e trand, allo scopo di capire meglio qual è il contesto nel quale agiscono e nel quale vivono le persone con cui concretamente hanno a che fare ogni
giorno.
La condizione dell’Infanzia nel mondo 2012, intitolato Figli delle città, analizzando l’impatto dell’urbanizzazione sull’infanzia, mostra come essa, nelle modalità con cui si sta evolvendo, al di là delle grandi opportunità di benessere, provochi crescenti disparità sociali ed economiche, un divario tra quartieri residenziali e slum che supera anche quello, tradizionale, tra città e campagna. In molte regioni, le infrastrutture e i servizi non tengono il passo della crescita urbana, così i bisogni di base dei bambini non vengono soddisfatti. Le famiglie che vivono in povertà spesso pagano molto per accedere a servizi scadenti. Nei quartieri più poveri, ad esempio, i residenti, costretti ad acquistare l’acqua da venditori privati, la possono pagare fino a 50 volte di più che nei quartieri ricchi, dove le case ricevono l’acqua tramite le condutture.
Per molti la metropoli è garanzia di protezione, benessere, istruzione e accesso ai servizi sociali. Ma per centinaia di milioni di persone la realtà urbana è quella degli slum, del lavoro precoce, delle carenze dei beni più essenziali.

PERCENTUALI DI POPOLAZIONE URBANA NEL MONDO
STATI CHE REGISTRANO UN TASSO DI POPOLAZIONE URBANA SUPERIORE AL 75%:
• Belgio 97%
• Argentina 92%
• Brasile 87%
• Francia 85%
• USA 82%
• Arabia Saudita 82%
• Messico 78%
STATI CON TASSO DI URBANIZZAZIONE COMPRESO TRA 50 E 75%:
• Germania 74%
• Federazione Russa 73%
• Turchia 70%
• Giappone 67%
• Nigeria 50%
PAESI CON TASSO DI URBANIZZAZIONE COMPRESO TRA 25 E 50%:
• Indonesia 44%
• Egitto 43%
• India 30%
STATI IN CUI IL TASSO DI URBANIZZAZIONE È INFERIORE AL 25%:
• Etiopia 17%
• Afghanistan 7,1%

PROTEZIONE E SICUREZZA
Circa un terzo di tutti i bambini nelle aree urbane non viene registrato alla nascita, e la percentuale risulta più vicina al 50% in Africa subsahariana e Asia meridionale.
Nel mondo sono 215 milioni i ragazzi e le ragazze tra i 5 e i 17 anni coinvolti nel lavoro minorile: 115 milioni sono quelli che svolgono mansioni pericolose. In ambito urbano, la forma di lavoro minorile più frequente è quella dell’impiego domestico presso terzi, non di rado in condizioni di pesante sottomissione fisica, psicologica e sessuale. Inoltre, sono decine di milioni i bambini che vivono e lavorano sulla strada. Molti bambini emigrano insieme alle proprie famiglie. In Cina, nel 2008, 27,3 milioni di bambini (circa il 10% dei bambini cinesi) sono migrati all’interno del paese con i propri genitori. L’urbanizzazione dei contadini è il motore del poderoso movimento interno nel grande paese asiatico.
C’è anche una percentuale significativa di bambini e giovani che si spostano all’interno dei propri paesi da soli. Un recente studio su 12 paesi ha riscontrato che un bambino migrante su cinque tra i 12 e i 14 anni e uno su due tra i 15 e i 17 anni si sono spostati senza un genitore.
Vi è anche un movimento di popolazione legato a determinati periodi dell’anno: si calcola che, nella sola India, almeno 4 milioni di bambini emigrino stagionalmente, da soli o con le famiglie.
Gli effetti della crisi economica globale continuano a farsi sentire. I poveri urbani sono ancora più vulnerabili a causa dell’aumento dei prezzi di cibo e carburante, poiché essi già spendono tra il 50 e l’80% delle loro entrate per il cibo. Non vi sono dati sufficienti per caratterizzare il fenomeno, ma indagini in singoli stati evidenziano come il tasso di disoccupazione tra i giovani nelle città sia superiore a quello dei coetanei rimasti a vivere in ambito rurale. Alla fine del 2010 c’erano 30 milioni di disoccupati in più rispetto all’inizio della crisi nel 2007, soprattutto nella fascia di popolazione tra i 15 e i 24 anni.
Le città tendono a essere il centro delle frequenti rivolte sociali, a causa dell’elevata presenza di giovani istruiti e vittime di frustrazione sociale ed economica: nella «primavera araba» del 2011 in Nord Africa e Medio Oriente, i giovani poveri delle città sono stati quasi ovunque protagonisti dei movimenti di protesta.

ISTRUZIONE
Le opportunità per chi vive nelle aree urbane non sono le stesse per tutti.
In Egitto, negli anni 2005-2006, ha frequentato la scuola materna il 25% dei bambini nelle aree urbane, il 12% in quelle rurali, e appena il 4% di quelli appartenenti al 20% delle famiglie urbane più povere.
A Delhi, in India, negli anni 2004-2005, ha frequentato la scuola primaria poco più del 54% dei bambini degli slum, rispetto al 90% di quelli del resto della metropoli.
In Bangladesh, secondo dati del 2009, il 18% dei ragazzi degli slum frequenta la scuola secondaria, rispetto al 53% delle altre aree urbane e al 48% delle zone rurali.
Le famiglie più povere fanno fatica a pagare le tasse scolastiche: una recente ricerca condotta a San Paolo (Brasile), Casablanca (Marocco) e Lagos (Nigeria), ha riscontrato che il 20% delle famiglie più povere spende oltre un quarto del reddito familiare per mantenere i figli a scuola. Si stima che oltre 200 milioni di bambini sotto i cinque anni di età, nei paesi in via di sviluppo, non arrivino a raggiungere il proprio potenziale in termini di sviluppo cognitivo.
Sessantasette milioni di bambini in età scolare nel 2008 non hanno frequentato un solo giorno di lezione nella scuola primaria: il 53% sono bambine.

SALUTE, ACQUA E IGIENE

Nel 2010, quasi 8 milioni di bambini sono morti prima di raggiungere i 5 anni di età. In gran parte a causa di polmonite, diarrea e complicanze del parto. Secondo alcuni studi, sono particolarmente a rischio i bambini degli slum.
In Bangladesh, una ricerca del 2009 ha rilevato che il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni negli slum è del 79% più alto di quello delle altre aree urbane, e il 44% più elevato che nelle aree rurali.
A Nairobi (Kenya) circa i 2/3 della popolazione vive in insediamenti non ufficiali sovraffollati, dove il tasso di mortalità 0-5 anni è a un livello altissimo (151 decessi ogni 1.000 nati vivi). In uno studio condotto in 8 città indiane tra il 2005 e il 2006, è stato rilevato che il 54% dei bambini nelle fasce urbane più povere mostrava un arresto nella crescita (indicatore di denutrizione cronica), rispetto al 33% del resto della popolazione urbana.
Uno studio del 2009 condotto in 3 slum di Nairobi ha riscontrato che i bambini nelle baraccopoli hanno il 270% di probabilità in più di incorrere in un arresto della crescita rispetto ai bambini delle altre aree urbane.
Ogni anno, l’inquinamento dell’aria in ambiente domestico è responsabile di quasi 2 milioni di decessi tra i bambini sotto i cinque anni. L’inquinamento dell’aria esterna causa la morte di altri 1,3 milioni tra adulti e bambini.
I bambini nelle aree urbane a basso reddito sono esposti anche ai pericoli degli incidenti stradali, in particolare quando gli spazi per giocare e i passaggi pedonali sono carenti. Si stima che gli incidenti stradali provochino ogni anno nel mondo la morte di 1,3 milioni di persone. Questa è globalmente la principale singola causa di mortalità nella fascia di età tra 15 e 29 anni, e la seconda causa di mortalità (dopo le malattie respiratorie) per i bambini tra 5 e 14 anni.
La diffusione dell’HIV-AIDS in età giovanile (15-29 anni) risulta maggiore in ambiente urbano, rispetto a quello rurale: quasi sempre, il livello dei contagi è maggiore tra le ragazze che fra i coetanei maschi.
In tutto il mondo, il 96% della popolazione che vive nelle aree urbane ha accesso all’acqua potabile rispetto al 78% di coloro che vivono nelle aree rurali. Tuttavia, la copertura idrica non tiene il passo della crescita della popolazione urbana: si stima che ogni anno 1,2 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiano a causa della sola diarrea. Anche per i servizi igienici la crescita è più lenta di quella della popolazione urbana. Globalmente coloro che in ambito urbano sono costretti a defecare all’aperto sono passati da 140 a 169 milioni di unità tra il 1990 e il 2009.

di Luca Lorusso

The following two tabs change content below.

Luca Lorusso

Ultimi post di Luca Lorusso (vedi tutti)

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.