Perché albeggia se dentro me ci sono tenebre? Perché sto andando al sepolcro se dietro la pietra c’è solo un morto?
È calata la notte due giorni fa, si sono spenti i suoi occhi, le sue parole, il suo amore che mi aveva liberata. E ora il sole stenta a posarsi di nuovo sulla mia vita.
Mi sono illusa?
Ho creduto che Dio mi tenesse stretta al suo petto come un bimbo svezzato tra le braccia della mamma. Che Dio si stesse rivelando davvero Salvatore del mondo, casa accogliente per tutti, per i poveri, e ogni creatura.
In lontananza vedo il sepolcro aperto. Rallento il passo, turbata. La pietra è stata ribaltata e dentro pare vuoto.
Scappo via.
Corro veloce. Non so bene da chi: solo con Lui avrei potuto piangere. Ma Lui non c’è più.
Entro in casa: sono qui, i suoi amici. Di fronte a me. Spenti. Tristi.
Sembrano dei vagabondi ubriachi rifugiati in una taverna: quell’aura di pienezza che li circondava quando c’era Lui è diventata anch’essa un corpo senza vita, calcato sulle loro spalle. Maria non c’è.
«Hanno portato via il Signore dal sepolcro, e non sappiamo dove l’hanno posto».
Alcuni non alzano nemmeno lo sguardo. Un paio fingono di dormire. Pietro è sconvolto. Solo in Giovanni vedo un piccolo bagliore, pallido, negli occhi.
Un’altra corsa a ritroso ed eccoci, in tre, come ladri, in una situazione che non riusciamo a possedere.
Pietro è lento, ed è silenzioso. Sembra aver perso quell’ansia che sempre gli impediva di stare zitto, di stare fermo. Pare un agnello impaurito. Non so perché, penso che abbia un aspetto più amabile del solito.
Raccoglie le bende indurite dal sangue secco del Signore. Si guarda intorno, incredulo, o forse indignato, o confuso, o semplicemente spaventato da ciò che è stato fatto a Gesù, dal suo tradimento, dalla violenza che anche lui potrà subire.
Nessuno sa dove fosse mentre il suo Signore moriva, nessuno glielo chiederà mai.
Escono dal sepolcro.
Mi domando perché io non sia entrata. Non ho osato, come non oso pensare che possa esserci una fine alla notte che opprime le mie viscere.
Pietro e Giovanni tornano a casa. È Pietro quello più veloce ora, e non si preoccupa se lo seguiamo o no. Anche lui è assorto nella sua notte, nonostante il sole del mattino lo illumini.
Giovanni mi guarda, capisce che voglio stare qui a piangere e urlare contro Dio, e scorgo in lui qualcosa: la schiena più dritta, il pallore è andato via. Anche questo mi turba, e mi domando come abbia fatto a uscire dal sepolcro, lasciare quelle pietre che per ultime hanno goduto il tocco delle mani del Signore. Se io vi entrassi non me ne staccherei più, vi morirei. Sarebbe come rientrare nel ventre di mia mamma, ma non per nutrire la vita.
Guardo da fuori il sepolcro. Il sole batte lì dov’era il corpo di Gesù. Un pulviscolo alzato dal vento annebbia il mio sguardo e sento vertigini agitare la mia anima.
Tra le lacrime intravedo due figure bianche: «Donna perché piangi?».
«Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».
Sento che non riuscirò più a dire altre parole che queste. Desidero diventare incapace di sollevarmi da questo vuoto: me lo hanno portato via. Non c’è più.
Mi volto per impedire a quella visione di distogliermi dalla mia angoscia, e scopro un uomo vicino a me che mi guarda. Forse il custode del giardino: «Perché piangi? Chi cerchi?».
«Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».
Le parole escono, senza riuscire a controllarle. Come potrei prenderlo, io, da sola? Per portarlo dove? Forse voglio solo guardarlo un’ultima volta e poi perdermi nel deserto.
«Maria!».
I miei occhi, fermi su un lembo della tunica dell’uomo, si muovono verso i suoi. Ed essi sono luce e vita. È Gesù, è sua la voce che pronuncia il mio nome.
«Rabbunì».
Mi ritrovo avvolta dal calore del sole. Lo guardo. Sono incredula di credere già in Lui, qui, vivo.
«Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
Ricordo quella volta in cui Pietro disse: «Signore, da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna!».
Non lo trattengo.
È Lui a trattenere me, eternamente, nel suo amore.
Entro nel sepolcro. Pietro ha preso le bende, ma non il sudario. Esco alla luce. Corro.
«Ho visto il Signore».
di Luca Lorusso
Luca Lorusso
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