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01/ Atti degli apostoli. Libro unico e speciale

Da Gerusalemme ai confini della terra. Il libro della missione

Il Papiro 29 è uno dei più antichi manoscritti esistenti del Nuovo Testamento, datato agli inizi del III secolo. È scritto in greco. Contiene una piccola parte del Atti degli Apostoli (26,7-8.20). È attualmente ospitato presso la Biblioteca Bodleiana in Oxford.

Il Nuovo Testamento si apre con i quattro vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni), continua con il libro degli Atti degli Apostoli e prosegue con le lettere di san Paolo. Il libro di Atti è quindi la cerniera tra i Vangeli che sono quattro e le lettere dell’apostolo Paolo che sono tredici.
Anche solo nella sua posizione, il libro degli Atti si caratterizza come unico e speciale.
I vangeli si concludono tutti con i racconti della risurrezione di Gesù e con le sue ultime parole, una specie di testamento prima della sua ascensione al cielo (Mc 16,19). Ma cosa è successo dopo la risurrezione e ascensione di Gesù? Vi è uno scrittore dei vangeli che dimostra una curiosità singolare, che lo spinge a indagare cosa è accaduto e a narrarlo nel libro degli Atti degli Apostoli.
Dopo avere, negli anni scorsi, commentate alcune pagine dei tre vangeli sinottici, cominceremo una semplice esplorazione del libro degli Atti degli Apostoli.

Luca, scrittore curioso

L’evangelista Luca ha già dimostrato la sua indole di ricercatore nel comporre il terzo vangelo. Unico tra gli evangelisti, infatti, ha sentito il bisogno di premettere un prologo in cui informa i suoi lettori del suo metodo di ricerca (Lc 1,1-4):

“1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”.

Luca afferma subito di non essere il primo che racconta gli eventi che sta per narrare, vi sono stati altri i quali si sono basati sulla testimonianza dei “testimoni oculari” e dei “ministri della Parola”. La conoscenza di quanto Gesù ha detto e fatto si è anzitutto trasmessa attraverso il racconto di testimoni oculari (autoptai) e di ministri della parola (uperetai tou logou).
La fede cristiana si trasmette non con lo scritto ma con testimonianze vive di persone che parlano. Solo in un secondo tempo queste testimonianze vengono messe per iscritto.
Lo scopo di tali scritti è confermare gli insegnamenti che sono stati trasmessi. La comunità cristiana primitiva non è nata dalla lettura di un libro, ma dall’ascolto di testimoni oculari. Si è poi sentito la necessità di mettere per iscritto, seguendo un certo ordine, queste testimonianze, e così sono nati i quattro evangeli.
Luca afferma di aver fatto “ricerche accurate” fin dall’inizio. Il suo vangelo, infatti, a differenza di quello di Marco che inizia con la vita pubblica di Gesù, dedica i primi due capitoli a racconti dell’infanzia di Gesù (annuncio a Zaccaria, annunciazione a Maria, visitazione a Elisabetta, nascita di Gesù a Betlemme…). Il suo vangelo, inoltre, è dedicato a un personaggio illustre di nome Teofilo. È lo stesso personaggio che viene nominato all’inizio del libro di Atti degli Apostoli, in un breve prologo (At 1,1-2) che richiama l’apertura del terzo vangelo:

“1Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi 2fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo”.

Queste brevi righe introduttorie ad Atti hanno lo scopo di sintetizzare il contenuto del vangelo (quello che Gesù fece e insegnò) e di collegarlo alle narrazioni del nuovo scritto. Per questi motivi si pensa che il terzo vangelo (Lc) e gli Atti degli Apostoli siano due parti di un’unica opera narrativa.

Continuazione e sviluppo

Se Atti è in continuità con il vangelo di Luca, e ne costituisce come la continuazione, ha però un diverso orientamento geografico e teologico.
Mentre Lc è tutto orientato verso Gerusalemme, Atti parte da Gerusalemme per concludersi a Roma.
Il Vangelo di Luca inizia nel tempio di Gerusalemme con il racconto dell’annuncio della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria (1,5) e termina nel tempio di Gerusalemme dove gli apostoli lodano Dio dopo l’Ascensione (24,52). Gran parte dell’attività di Gesù (9,51-19,28) è inquadrata e orientata nel viaggio verso Gerusalemme, perchè nella città santa si compirà la sua missione:

“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51).

Atti inizia con la narrazione di alcuni eventi in Gerusalemme per concludersi con l’arrivo di Paolo a Roma. Il contenuto del libro degli Atti può essere riassunto in queste parole di Gesù:

“ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (1,8).

In Atti viene raccontata la diffusione della testimonianza a Gesù da Gerusalemme e dalla Giudea, passando attraverso la Samaria, fino a raggiungere Roma, capitale dell’impero romano, ma situata (per chi guardi da Gerusalemme) “ai confini della terra”.
La curiosità che ha mosso Luca a ricercare la storia di Gesù dagli inizi (Lc 1,3) lo caratterizza anche nel raccontare ciò che e accaduto dopo la risurrezione e ascensione di Gesù, in aree geografiche sempre più lontane da Gerusalemme e dalla Palestina e in mezzo a popolazioni non giudee, perchè la testimonianza su Gesù è destinata a raggiungere i confini della terra.

Libro della Missione, Chiesa in uscita, Vangelo dello Spirito santo

Atti degli Apostoli potrebbe perciò giustamente essere intitolato “il libro della missione”, oppure, con un termine che piace a papa Francesco, “la Chiesa in uscita”, perchè è tutto incentrato su questo fatto: lo Spirito che spinge gli Apostoli a uscire da Gerusalemme e a testimoniare Gesù fino ai confini della terra.
Ecco allora che appare un altro personaggio: lo Spirito Santo che è la forza che anima i cristiani a uscire. Dico i cristiani e non più gli apostoli, perchè attorno a due apostoli, Pietro e Saulo/Paolo, nel libro troviamo una galleria di personaggi minori e di episodi che riguardano una varietà di comunità cristiane che nascono e si relazionano nel corso della narrazione.
Tra tutti i libri biblici, a parer mio, Atti è quello che si presenta come un racconto di avventure che ne rendono la lettura attraente e particolarmente attuale, perchè mette a contatto con la nascita e lo sviluppo della Chiesa degli inizi: una realtà che continua anche oggi. Si può dire che anche oggi la Chiesa continua a scrivere gli Atti degli Apostoli quando nascono nuove comunità cristiane in nuove regioni e culture, si pensi alla Mongolia o all’Amazzonia.

Atti degli Apostoli, titolo fuorviante

Il titolo tradizionale Atti degli Apostoli potrebbe essere fuorviante se si intendesse come titolo di una racconto che riguarda le attività di tutti gli Apostoli. Va inteso piuttosto come “alcuni racconti su alcuni apostoli”. Nella prima parte (cap 1-12) vi sono racconti che ruotano attorno a san Pietro, mentre nella seconda (cap 13-28) il personaggio principale è Paolo. Poi, attorno a questi due si muovono altri personaggi e collaboratori.
Nel quadro dei vari racconti, Atti ci fornisce molte informazioni sulla vita delle comunità cristiane primitive: la liturgia, l’organizzazione, i dibattiti, le controversie e soprattutto la vitalità missionaria, oltre al modo di situarsi del Cristianesimo nei confronti del mondo esterno: Giudaismo, impero romano, paganesimo.

di Mario Barbero

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Mario Barbero

Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).