Slow page dei Missionari della consolata

Finché ho vita

La sproporzione tra l'uomo e il Creatore, tra l'amato e l'amante

Una preghiera (possibilmente nella natura) per contemplare le meraviglie del creato e di Dio.

Canto. Vieni Spirito forza dall’alto.

Guida. È tornata l’estate. Il tempo delle relazioni, del riposo, della natura, della missione.
Quest’anno più che mai sentiamo il desiderio di apertura. Abbiamo bene impressa, infatti, nella mente, nel corpo e nel cuore, la fatica di questo lungo deserto pandemico che ha inaridito la vitalità e la speranza di molti, e che ancora non ci siamo lasciati alle spalle.
Mentre in alcuni paesi il peggio non è ancora passato, noi non abbiamo ancora chiarezza su ciò che è stato, che è e che sarà.
La pandemia ha portato con sé l’esperienza del decentramento, della perdita del controllo, o, meglio, della perdita dell’illusione del controllo.
Un elemento invisibile e imponderabile ha squassato il mondo.
L’uomo si è trovato ancora più piccolo ed esposto di quanto già prima non credesse di essere.
Di fronte alla spaventosa sproporzione tra la piccolezza dell’uomo e l’enormità del male che lo coinvolge, un’altra sproporzione può venirci in soccorso, contemplandola proprio nella natura: quella tra l’uomo e il suo creatore, tra l’infinitamente amato e l’infinitamente amante.

Lettore 1. Salmo 8.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! /
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, /
con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. /
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, /
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? /
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. /
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: /
tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, /
gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari. /
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Lettore 2. «Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?». Che cosa sono io, Signore? Che cosa siamo noi, con i nostri affanni, il male che ci affligge, le gioie, gli slanci?
Non siamo troppo piccoli? Incapaci? Cattivi perfino? Ingrati, velleitari.
Il nostro tempo ce lo dice in ogni circostanza. Il Nemico non smette un momento di spargere veleno. Noi stessi ce lo diciamo a ogni passo. Ci crediamo irrilevanti, se va bene, dannosi, se siamo in vena di condanne. E lo siamo spesso.
Dal giudicare male la creatura al giudicare male il Creatore, poi, il passo è breve.
Chi siamo noi, Signore? Chi sei tu, Signore?
Eppure, se guardo il firmamento del cielo, la terra e i mari, e tutto ciò che essi contengono, non posso trattenere la meraviglia.
E se osservo la varietà dei popoli e il genio che ciascuno di essi esprime, e il vigore della vita che in essi scorre, non posso evitare di credere che siamo pensati e amati da Te.
Mi hai fatto poco meno di un dio, Signore. Quasi m’imbarazzo a dirlo. Quasi non riesce la mia bocca a pronunciare queste tue parole.

Segno. Stiamo qualche minuto in silenzio. Ciascuno scrive su un foglietto quattro cose per cui ringrazia il Signore: la prima riguarda il creato, la seconda l’uomo, la terza la propria persona, la quarta riguarda Dio.
Quando tutti hanno scritto, cantiamo il canone e ciascuno depone il proprio foglietto in un cesto
.

Canto. Laudate omnes gentes.

Lettore 2. Ti ringrazio, Signore, per il libro del creato. Da sempre parli all’uomo attraverso di esso. Ti ringrazio, Signore, per il libro della tua rivelazione e per la salvezza. Ogni creatura in ogni tempo, attraverso la Chiesa che annuncia, è chiamata a dimorare in te e a godere di te.

Lettore 1. Dal Vangelo di Matteo (6, 25-34).
«Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Lettore 2. «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
Quanta fatica faccio, Signore, a mettere al primo posto il tuo Regno e la sua giustizia. A metterlo prima del mio bisogno, del mio benessere, di ciò che io ritengo essere il bene, il buono e il bello. Prima della mia vita.
Eppure so, perché ne ho fatto esperienza, che tutto questo mi viene dato in abbondanza se prima cerco Te, Signore. Che anche la morte non è più morte, se la mia vita abita in te.

Segno. Ciascuno prende dal cesto un foglietto a caso e lo porta al posto con sé. Quando tutti sono tornati al proprio posto, ciascuno legge i quattro grazie che trova sul foglietto.
Tra un lettore e l’altro tutti insieme si dice: «Benedici il Signore, anima mia»
.

Tutti a cori alterni. Salmo 104.
Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.
Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.
Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere.
Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto.
A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore.
Benedici il Signore, anima mia.
Alleluia.

Intenzioni libere.

Canto. Laudato si’ Signore mio.

di Luca Lorusso

Leggi, scarica, stampa da MC luglio 2021 sfogliabile.

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Luca Lorusso

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