Slow page dei Missionari della consolata

Un mondo giovane

Relazioni autentiche, desiderio di Dio, testimoni credibili

Padre Piero, casula bianca, stola rossa in mezzo a giovani e confratelli.

Camminare a fianco dei giovani è una delle esperienze più belle e al contempo sfidanti e difficili che si possano intraprendere oggi. Come comunità di Milaico (a Nervesa della Battaglia, Treviso) offriamo una proposta missionaria a bambini, ragazzi e giovani dai 10 ai 26 anni provenienti dalle diocesi di Treviso e Vittorio Veneto. Crediamo che il sinodo dei vescovi che si terrà il prossimo anno, sia un’occasione preziosa per riflettere sulle domande che i giovani pongono e sulle possibili risposte che possiamo offrire loro.

Relazioni autentiche, esperienza di Dio

Una prima richiesta che emerge con chiarezza è il bisogno di relazioni autentiche, non mediate da uno schermo: basta guardare al modo in cui i ragazzi scherzano, giocano, ridono e parlano tra di loro, per accorgersi di come il contatto, anche fisico, sia qualcosa di vitale per la loro crescita, così come la possibilità di rapportarsi con qualcuno che abbia percorso un tratto di strada in più e che possa infondergli fiducia e coraggio nell’affrontare le sfide della quotidianità. Alcuni giovani ci hanno fatto notare come molti loro coetanei vivano una fragilità interiore dovuta al fatto che il contesto sociale, famigliare e scolastico sia diventato molto più frammentato di un tempo. Questo causa ferite profonde di cui bisogna prendersi cura se si vuole che i giovani sappiano transitare all’età adulta avendo imparato a compiere scelte importanti. La voglia di donarsi non manca, ma può anche essere una fuga per non guardarsi dentro. Alcuni giovani, poi, manifestano il desiderio intenso di un’esperienza di Dio, che però spesso non riescono a trovare nei contesti ordinari. Una messa pensata per un’assemblea adulta o anziana, difficilmente riuscirà a raggiungerli nel cuore e a farli vibrare con l’infinito, cosa che invece non fatica ad accadere in una celebrazione in vetta durante un campo estivo, o in una veglia alle stelle.

Che fare?

Al di là delle proposte possibili, importante è che gli educatori si impegnino con tutto se stessi ad essere persone autenticamente adulte, pur con tutti i loro limiti: i giovani ci dicono che più di ciò che proponiamo, quello che rimane loro impresso è il modo in cui viviamo il nostro essere preti, laici, papà, mamme, lavoratori, missionari. Importante è anche l’offrire non “pacchetti” preconfezionati, ma esperienze pensate, vissute e valutate dai giovani come protagonisti, in modo che il servizio non diventi una fuga da se stessi, ma un’esperienza che conduce a conoscersi più profondamente e a donarsi con più gratuità.
Se sapremo camminare con ascolto e fiducia nei confronti dei giovani proveremo anche noi, come afferma papa Francesco , l’emozione di essere “collaboratori della loro gioia”.

di padre Piero Demaria, imc

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Piero Demaria

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