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La gioia del Vangelo

Con questo numero iniziamo una piccola serie di schede, pensate per animare gruppi di giovani sui contenuti dell’Evangelii Gaudium, l’esortazione apostolica di papa Francesco, «scritta alla luce della gioia per riscoprire la sorgente dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo», come l’ha definita mons. Fisichella. Un invito a recuperare una visione profetica e positiva della realtà senza distogliere lo sguardo dalle difficoltà.

La nostra esperienza
Iniziamo l’incontro con una breve riflessione personale: ognuno pensi a un momento in cui ha sperimentato «gioia».
Disegniamo su un foglio qualcosa che ricordi quell’episodio.
Abbiamo 10 minuti. Poi ci troviamo in cerchio per raccontare la nostra esperienza.
Dopo aver ascoltato tutti, confrontiamoci per capire se i vari aneddoti raccontati dai nostri amici possono essere considerati episodi di «gioia evangelica» oppure no.

Il confronto con l’Evangelii Gaudium
Leggiamo come papa Francesco definisce la gioia (EG 1-18).
1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento.
2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista […]. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita.
3. «Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». […] Quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. […] Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! […] Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada.
4. Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie.
Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo.

Confronto tra noi
Confrontiamoci:
– Quali esperienze di gioia evangelica conosciamo?
– Ci siamo mai sentiti anche noi cristiani con uno stile di Quaresima senza Pasqua?
– Abbiamo mai incontrato la vera gioia nei poveri?
– Qualcosa ci impedisce di guastare la gioia di essere cristiani?

L’Acrostico
Proviamo a inventarci in gruppi uno slogan utilizzando le lettere della parola gioia.

Testimoni di gioia
Le persone che hanno saputo vivere gioiosamente sono molte. Ecco alcuni esempi: scegliamone uno per approfondire la sua storia.

San Filippo Neri (1515-1595). Il santo della gioia; con canti, giochi e divertimenti, riunì i ragazzi di strada. Nacque così l’Oratorio.

Chiara Badano, detta Chiara Luce (1971-1990). Una giovane appartenente al Movimento dei Focolari, morta a diciotto anni per un tumore osseo. Nonostante la malattia, continuò a seguire le attività dei focolarini: donando tutti i suoi risparmi a un amico in partenza per una missione nel Benin e facendo lavoretti da vendere per beneficenza.

Piergiorgio Frassati (1901-1925). Studente, terziario domenicano, membro della Fuci e di Azione Cattolica: proclamato beato nel 1990. Fece attivamente parte della Conferenza di San Vincenzo, aiutando tantissime persone che spesso non avevano di che vivere. Morì giovanissimo per poliomielite contratta durante le visite ai poveri della sua città di Torino.

Suor Desalech Markos. Missionaria della Consolata etiope, condivide il dono della sua fede in Guinea Bissau dal 2010.

Padre Lello Salutaris (1962-2012). Missionario della Consolata tanzaniano, ordinato sacerdote nel 1993, partì in missione alla volta dell’Etiopia. Negli anni successivi lavorò in Italia e nel 2004 ripartì alla volta del Tanzania. Morì nel 2012.

Ascoltare la Parola
Giovanni 16,19-22.
– Quali difficoltà sperimentiamo nel vivere la vera gioia?
– Quali conversioni dobbiamo attuare alla luce del Vangelo: modi di pensare, atteggiamenti, comportamenti?
– Cosa possiamo fare per annunciare il Vangelo nella nostra attuale situazione?

Riflettere
Ci sono molti motivi per essere stanchi e delusi, eppure quando diciamo Vangelo, diciamo «buona notizia». Recuperare la gioia evangelica è il primo passo da fare, se si vuole dare volto a una chiesa capace di una testimonianza credibile. Una gioia profonda, non l’ebbrezza passeggera di qualche esperienza emotivamente forte. Una dimensione interiore, che diviene modalità serena di stare dentro la vita, anche nei momenti difficili. Probabilmente l’abbiamo sperimentata, si tratta di recuperarla dentro e condividerla fuori.

Pregare
Dopo un momento di silenzio dedicato alle preghiere spontanee, recitiamo insieme il seguente testo di Madre Teresa.
«Un cuore gioioso è il normale risultato di un cuore che arde d’amore.
La gioia non è semplicemente una questione di temperamento, è sempre difficile mantenersi gioiosi: una ragione di più per cercare di attingere alla gioia e farla crescere nei nostri cuori.
La gioia è preghiera; la gioia è forza; la gioia è amore.
E più dona chi dona con gioia.
Ai bimbi e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli, donate loro sempre un gaio sorriso; donate loro non solo le vostre premure, ma anche il vostro cuore.
Può darsi che non si sia in grado di donare molto, però possiamo sempre donare la gioia che scaturisce da un cuore colmo d’amore.
Se nel vostro lavoro incontrate difficoltà e le accettate con gioia, con un largo sorriso, in ciò, al pari di molte altre cose, vedrete le vostre opere buone.
E il modo migliore per dimostrare la vostra gratitudine consiste nell’accettare ogni cosa con gioia.
Se sarete colmi di gioia, la gioia risplenderà nei vostri occhi e nel vostro aspetto, nella vostra conversazione e nel vostro appagamento.
Non sarete in grado di nasconderla poiché la gioia trabocca.
La gioia è assai contagiosa.
Cercate, perciò, di essere sempre traboccanti di gioia dovunque andiate».

Chiara Viganò
 

di Chiara Vigano’

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