Slow page dei Missionari della consolata

Attaccamento balordo … a quella stanza!

tutta la bellezza della loro vita parte proprio da quell’unica stanza

Luci che si spengono in una stanza e si accendono in un altra! Porte che si chiudono da una parte e si aprono da un’altra. È impressionante osservare il movimento di una casa religiosa, di una casa dei missionari/e … in tutto il mondo. Di buon mattino, vedi le luci accendersi nelle stanze, e poi a un certo momento, tutte si spengono e si accedono in un unica stanza: la cappella. Tutti sono lì, e in tutto il mondo, in ogni parte della terra, è da lì, dalla cappella, che tutto parte. Verso la sera, vedi lo stesso movimento: missionari e missionarie che arrivano di corsa e spengono le macchine o i macchinari dei loro grandi laboratori o i computer dei loro uffici, o le luci delle loro camere, e si accede di nuovo la luce di quella stanza!
Eppure siamo abituati a vedere i missionari immersi in attività, progetti, difesa dei diritti, opere di sviluppo, formazione … li immaginiamo sempre in movimento e infatti spesso essi spendono molto tempo a percorrere le strade del mondo, o di piccoli villaggi, o di periferie di città … vanno, incontrano, predicano, guariscono … ma tutta la bellezza e la gratuità della loro vita e opera parte proprio da quell’unica stanza, la cappella. Ciò che garantisce la bellezza della missione e dei missionari è proprio il loro attaccamento balordo a quella stanza, a quell’incontro con chi li ha amati e ha dato loro fiducia di condividere la sua stessa passione e missione. Stare lì dentro sembra stare “altrove”, sembra il contrario di tutta quella vita frenetica che anche il missionario qualche volta conduce: niente movimento, niente rumore, è tutto silenzio, ordine, pulizia, pace. In quella stanza infatti non fanno “grande cose” o grandi cerimonie, … li vedi arrivare, si inginocchiano e spesso e volentieri mettono la testa tra le mani … e Gli raccontano la giornata, poi si siedono e insieme, in tanti o in pochi … pregano i salmi, leggono la sacra scrittura, meditano a lungo, fanno preghiere di ringraziamento e di supplica, presentato i casi, semplici o eclatanti che siano … insomma, raccontano al loro Signore la loro vita, lo ascoltano … È da quegli incontri quotidiani che loro imparano a superare se stessi e i loro interessi e mettere al primo posto gli altri, a vivere nella gioia e nella semplicità, a superare ostacoli, a sorridere anche in mezzo alle avversità, a perseverare. È in quella stanza, in quegli incontri che si racchiudono le ragioni della loro dedizione, del loro soffrire, del loro stare lontano dai loro cari, del loro amare. Infatti Lui, Gesù, ha detto ai suoi nel suo testamento: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore … vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. (Gv. 15)

di Nicholas Muthoka

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