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Islam

Presentate come vie di salvezza e di pace oppure come un atavico e violento inganno, le multiformi esperienze religiose hanno vinto la sfida della secolarizzazione e restano cruciali per capire il nostro tempo. Fattore R offre una guida agile e autorevole per penetrarne il senso e prospettarne il futuro.
In questo volume dedicato al’islam, religione a "vocazione globale", si parla di:
• Ruolo dei musulmani nei cambiamenti mondiali;
• Importanza delle istituzioni giuridiche e politiche islamiche nel forgiare l’identità musulmana;
• Le risposte alle sfide della modernità;
• Mutazioni nella tradizione dottrinaria a confronto con il razionalismo europeo;
• Islam "deterritorializzato".
Inoltre, le questioni di genere nell’islam, i fenomeni di radicalizzazione e i rapporti con i new media.

Autori:
Branca Paolo, De Poli Barbara
• Branca Paolo – È docente di Lingua e letteratura araba e di Islamistica all’Università Cattolica di Milano. Autore di numerose pubblicazioni.
• De Poli Barbara – Insegna a Venezia Storia contemporanea dei paesi islamici. Autrice di numerose pubblicazioni.

anno: 2012
formato: 12×21
pagg. 160
euro 12,00

INDICE

Introduzione, 9

I musulmani nella "casa dell’islam", 15
L’islam è legge?, 34
La pratica dell’islam nel mondo moderno, 51
Riformisti, conservatori e radicali, 68
L’islam "deterritorializzato", 86
Questioni di genere, 105
Estremismo e terrorismo di matrice islamica, 120
I musulmani e l’informazione globalizzata, 134

Nota sulla "primavera araba", 151

Bibliografia essenziale, 156
 
INTRODUZIONE

La globalizzazione è certamente un fenomeno complesso. Scambi e interazioni, pacifici o violenti, hanno da sempre determinato la storia dell’uomo e delle comunità, ma è indubbio che, dal XVI secolo, la scoperta delle Americhe da parte degli europei e la circumnavigazione del globo abbiano progressivamente prodotto l’integrazione dei diversi sistemi mondiali – innanzitutto su base economica, ma anche attraverso le mobilità umane e le filtrazioni culturali. Lo spostamento dei traffici marittimi dal Mediterraneo all’asse atlantico e al Pacifico innescò il progressivo declino delle economie mediterranee (dalla Repubblica di Venezia all’Impero ottomano) e la conseguita superiorità delle nuove potenze europee nei confronti dei musulmani si manifestò con tutte le sue conseguenze nel XIX secolo. In questa fase, le regioni a maggioranza musulmana subirono trasformazioni radicali.
Fino ad allora, la geografia islamica del mondo non si era disegnata sulla base di stati o nazioni, ma sulla contrapposizione tra territori islamizzati (dar al-islam, casa dell’islam) e territori da islamizzare (dar al-harb, casa della guerra). Secondo il diritto sciaraitico classico (il diritto della sharia), la casa dell’islam, il cui cuore sono la Mecca e Medina, indica i territori in cui vige l’autorità islamica e nei quali i non musulmani monoteisti possono praticare la loro fede in cambio del pagamento di un testatico. La casa della guerra indica invece i territori governati da non musulmani, nei quali ai musulmani è altamente sconsigliato di soggiornare se non per estrema necessità. Tali regioni dovevano essere islamizzate attraverso il jihad, la guerra per la diffusione dell’islam, l’unica forma di conflitto ammessa, in principio, dal diritto religioso: sul piano astratto, islamizzazione e pacificazione del mondo andrebbero dunque a coincidere – il termine islam avendo la stessa radice semantica di salam, pace.
Mentre i propositi di conquista universale si mitigarono dopo i primi secoli di espansione, lasciando spazio alla tregua indeterminata con i domini non musulmani confinanti, la partizione del mondo in dar al-islam e dar al-harb andò consolidandosi. Tale assetto si incrinò per la prima volta con le invasioni dei mongoli, che nel 1258 d.C. distrussero Baghdad annientando il califfato, ma le armate ilkhanidi (dei discendenti di Gengis Khan) arrivarono a conquistare "solo" la metà del mondo islamizzato e finirono a breve per islamizzarsi a loro volta dando origine a importanti dinastie musulmane. Analogamente, nella stessa epoca, con la Reconquista da parte dei Re cattolici, in Spagna si impose il governo dei cristiani sui musulmani, almeno fino a quando questi ultimi non furono definitivamente espulsi dalla penisola iberica insieme agli ebrei nel 1492. Di diverso segno fu invece la sottomissione dei musulmani all’Impero zarista, in seguito alla conquista russa dei territori islamici a nord e a est del Mar Nero, quando molti musulmani si arresero alla sovranità cristiana, venendo definitivamente inglobati nelle dinamiche sociopolitiche di quelle aree. Ma sarà a partire dal XIX secolo, e con evidenza nel XX, che la bipartizione casa dell’islam/casa della guerra troverà il suo effettivo superamento: per la prima volta, agli inizi del Novecento tutti i paesi a maggioranza musulmana – con rare eccezioni – furono sottoposti a potenze europee e i musulmani si trovarono governati de jure o de facto da non musulmani. In questa fase, le potenze occidentali non si imposero sui musulmani solo dal punto di vista militare, ma anche economico, politico e culturale divenendo modello al quale attingere.
Il fenomeno, del tutto inedito nella storia islamica, segnerà una frattura epocale con il passato, determinando riforme sostanziali. Di fatto, seppure tutti i domini musulmani, nel frattempo trasformati in stati nazionali, abbiano riconquistato la propria autonomia e indipendenza nel corso del Novecento, le categorie di riferimento pregresse sono state comunque scardinate. Non pochi di questi stati (circa un terzo degli attuali aderenti all’Organizzazione della conferenza islamica) hanno infatti optato per formulazioni istituzionali laiche, abrogando il diritto sciaraitico e il governo islamico – prima fra tutti la Turchia, ma anche l’Indonesia, le ex repubbliche sovietiche, e molti stati africani subsahariani. Inoltre, la globalizzazione, unitamente alla maggiore tolleranza nei confronti degli infedeli da parte di un Occidente oramai secolarizzato, ha anche prodotto nuove mobilità umane, agevolando flussi migratori sempre più consistenti di musulmani in quella che era la casa della guerra; flussi soprattutto verso l’Europa, che sono andati incrementandosi dalla seconda metà del Novecento e non accennano ad arrestarsi, nonostante la crisi finanziaria ed economica del nuovo millennio abbia profondamente investito il Vecchio Continente. La progressiva secolarizzazione del mondo occidentale e islamico e i fenomeni di migrazione hanno dunque abbattuto la frontiera ideale tra mondo islamizzato e casa della guerra, costruendo nuovi referenti identitari trasversali per un’umanità, anche musulmana, in parte deterritorializzata.
Il fenomeno è poi stato acuito nell’ultimo decennio dalle innovazioni tecnologiche che hanno prodotto un’impensabile accelerazione del processo di globalizzazione: le televisioni satellitari prima e internet poi hanno reso accessibile alla massa dei cittadini del mondo la comunicazione attraverso scambi immediati di informazioni da e per ogni angolo del pianeta. In tal senso la globalizzazione, se sino alla fine del secondo millennio ha visto una prima fase di diffusione di categorie e strumenti ermeneutici e tecnologici occidentali, conosce oggi una seconda fase a carattere interattivo più diffuso, in cui gli individui agiscono in una rete di relazioni reali e virtuali non solo capace di sorprendenti omologazioni ma, all’opposto, anche di radicalizzazioni identitarie, trasferendo nel globale il locale (glocale). Di conseguenza non si può più immaginare la mondializzazione come un mero fenomeno di conquista dei musulmani (o di chiunque altro) ai valori occidentali: sta oramai prendendo corpo un fenomeno di interazione incrociata, in cui i diversi attori costituiscono i loro baricentri locali in sistemi regionali variabili, dove l’effetto farfalla può essere potenzialmente dirompente e i cui esiti rimangono ad oggi imprevedibili. Di questa nuova rete, l’Europa e l’Occidente in generale non rappresentano più il centro o il fulcro dominante, ma si frammentano in innumerevoli snodi, parte di un sistema planetario.
Questo volume intende dunque soffermarsi sull’evoluzione delle aree islamiche e sul ruolo dei musulmani sui cambiamenti che l’intero globo sta conoscendo. Se la globalizzazione fonda le sue premesse sulle nuove dinamiche dell’ordine economico mondiale, il nostro angolo visuale vuole piuttosto soffermarsi sull’islam quale complessa visione del mondo che supera la dimensione puramente religiosa per intersecare la sfera politico-istituzionale e sociale e che, soprattutto negli ultimi due secoli, sembra vivere particolari sollecitazioni, in bilico tra un’identità plurisecolare e nuove istanze. Senza pretendere di esaurire un tema di simile ampiezza e complessità, l’obiettivo è tentare di comprendere in quali termini possa essere ri-definita l’identità islamica in un’epoca di profondi mutamenti per le società musulmane, quali siano i suoi assi identificativi portanti e come si muovano i musulmani all’interno delle nuove geografie – reali e virtuali – che un mondo sempre più piccolo, veloce e omologato va costruendo. Sullo sfondo rimane fondamentale il rapporto tra islam e Occidente: se infatti gli intellettuali musulmani si interrogano sugli aspetti economici e culturali della globalizzazione, ancora in una prospettiva di subordinazione del mondo islamico all’ovest, anche l’Occidente e in particolare l’Europa, di fronte alla presenza sul loro territorio di uomini e donne provenienti da realtà culturali profondamente eterogenee e portatori di valori non sempre coincidenti, si trovano oggi costretti a riflettere sulla propria storia e le proprie radici culturali, mettendo alla prova dei fatti – con esiti non sempre positivi – la propria tolleranza, il rispetto dei diritti universali, la capacità di convivenza con l’Altro.

di EMI – Editrice Missionaria Italiana

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