Slow page dei Missionari della consolata

Ardere senza consumarsi

È meglio bruciare senza consumarsi che consumarsi senza bruciare

Il roveto ardente.

«È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente», scrive Kurt Cobain nella sua lettera di addio prima di suicidarsi.

Vivere una vita fioca che si spegne lentamente è l’angoscia del nostro tempo. Bruciare intensamente consumando la vita in un istante sembra l’unica alternativa. E l’assenza di altre opzioni possibili lascia senza fiato. Non c’è scampo.

Che la vita bruci allora, come un fascio di sterpaglie senza radici né frutti da offrire. Il frutto è la fiammata stessa: lo scoppio, nella notte, di una luce breve che spera di rimanere impressa a lungo nell’iride di chi ne è colpito.

«Devi consumarti senza bruciare», sembra comandare il nostro tempo di passioni tristi.

«Devi consumarti bruciando più intensamente possibile», sembra l’unica risposta, il comandamento uguale e contrario di chi si sveglia nella notte angosciato dal vuoto che lo divora.

«Puoi bruciare senza consumarti», sembra l’invito del roveto ardente (Es 3, 1-15). Del Signore dei viventi che chiama Mosè nel pieno della sua notte, mentre consuma la sua esistenza senza bruciare.

La terza via che viene esclusa dall’illusione ottica di una vita destinata solo a consumarsi nell’antitesi tra uno spegnersi lento e una fiammata fatua, si apre inaspettata: «Puoi bruciare senza consumarti», ardere per la vita e rimanere in vita. Puoi far ardere la tua vita per tutta la vita, a favore della vita, ed essere, per questo motivo, pienamente in vita.

Te lo dice Lui, il Signore che non sa come pronunciare il suo nome, come spiegare se stesso, se non nella sua relazione d’amore con te, il Dio dei viventi, di Abramo, Isacco, Giacobbe e tuo.

Te lo dice Lui, il Signore che non sa come realizzare il suo amore per te, per tutti, per l’intero creato, se non nell’offrire la sua vita a te, in favore tuo, perché la tua vita bruci, senza consumarsi, nella sua.

di Luca Lorusso

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Luca Lorusso

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