Slow page dei Missionari della consolata

Il settimo giorno si riposò

Il riposo di Dio e dell'uomo.

Uno schema di preghiera per l’estate affinché il riposo sia fecondo.

Canto: Give me joy in my heart.

Guida: Con l’arrivo dell’estate siamo tutti presi dai preparativi delle vacanze: occhiali da sole, cappellino, crema solare… non ci manca niente per la cura del corpo. Ma siamo sicuri di avere il necessario per la cura dello spirito? Le vacanze sono spesso considerate come un tempo di assenza di lavoro, un tempo di «vuoto», quasi un non-tempo. Quante volte ci siamo ritrovati a esclamare: «Non vedo l’ora di staccare la spina?». E se invece ci disponessimo a viverle come un tempo di ricarica spirituale?

Momento di raccoglimento.

Lettore 1: Dal libro della Genesi (1,31; 2,1-3).
«Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Così furono ultimati i cieli e la terra e tutto il loro ornamento. Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto».

Lettore 2: Alla notizia del compimento del lavoro divino, l’autore di Genesi aggiunge quella sul riposo del Creatore. L’attività creatrice-ordinatrice di Dio è perfetta e il risultato è armonioso, ma il riposo è sacro, è consacrato.
Il lavoro del Creatore non è mai disgiunto dal riposo, che, in senso biblico, è un concetto positivo, in quanto non si riduce a mera assenza di fatica. Per Dio il riposo non è un dolce far nulla. Infatti nel settimo giorno Dio opera: consacra a sé quel giorno e lo benedice. Il riposo di Dio è una cifra simbolica per dire che tutto quello che Dio ha fatto è perfettamente compiuto. Ed è un riposo fecondo, perché la benedizione divina rende fecondo il settimo giorno consacrandolo a sé. Il brano della Genesi presenta Dio come colui che lavora e riposa, quindi come colui che include in sé sia il lavoro sia il riposo.

Lettore 1: Il primo a riposarsi è Dio. Si può parlare di riposo dell’uomo perché si parla di riposo di Dio. Dal racconto di Genesi deriva la legge del riposo per l’uomo: «Non farai alcun lavoro… Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno» (Es 20,10-11). L’uomo è immagine di Dio, perciò è chiamato a vivere con lo stesso ritmo del suo Creatore. D’altra parte Dio, in quanto tale, non si stanca. Gesù, infatti, dice: «Mio Padre è sempre all’opera» (cfr. Gv 5,17).

Guida: Il riposo, dunque, è anche riflessione sul lavoro compiuto. «Nel settimo giorno Dio portò a compimento il lavoro che aveva fatto» (Gen 2,2): il riposo segnala un compimento, una pienezza, non semplicemente la fine della fatica. Il riposo, vissuto in questa prospettiva, educa l’uomo a realizzare nel tempo il proprio compimento.

Silenzio.

Lettore 2: Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13; 30-31).
«Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”. Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare».

Lettore 1: Ecco che il Signore ci manda in missione, ci mette all’opera, ma ci richiama anche al riposo. È evidente che Gesù non condivide l’entusiasmo degli apostoli per il loro «successo», chiede anzi un distacco dal loro impegno così assillante e così totalmente coinvolgente. Gesù comanda loro una «conversione»: dall’impegno immediato nel «tutto fare e tutto insegnare» Gesù chiede di passare al recupero di se stessi, all’esperienza del deserto e del riposo, allusivi dell’esperienza di Dio. Infatti, nota l’evangelista, «erano molti che andavano e venivano ed essi non avevano neppure il tempo di mangiare».

Guida: Il riposo che Dio ci dona, però, non è un egoistico chiudersi in sé stessi, bensì un aprirsi alle relazioni umane e divine. «Ci hai fatto per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te», scriveva S. Agostino. È Lui la fonte del riposo. La prima relazione da vivere, per riposare veramente, è quella con Dio, nel Figlio suo Gesù.

Silenzio.

Tutti a cori alterni: Salmo 62.
L’anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza.
Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.
Dio è la mia salvezza e la mia gloria; la mia forte rocca e il mio rifugio sono in Dio.
Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio.

Segno: Ciascuno scrive su un cartoncino a forma di valigia ciò che pensa Dio gli chieda di «portare in vacanza», il suo proposito per i giorni di riposo. Accompagniamo la riflessione con un canto.

Canto: Dove tu sei.

Tutti:
Signore, benedici il nostro riposo e rendilo fecondo.
Donaci delle mani volenterose per operare la tua volontà.
Ma anche un cuore fertile per godere dei frutti del nostro lavoro.
E per ricongiungerci a Te nel riposo.
Amen.

Canto: El Señor de Galilea.

di Annarita Leserri
Gruppo Gem, Martina Franca

Leggi, scarica, stampa da MC luglio 2015 sfogliabile.

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