Slow page dei Missionari della consolata

L’Etiopia d’inverno

Il gruppo di giovani della Certosa. Padre Daniele Giolitti è il primo a sinistra.

Tredici giovani della Certosa di Pesio (Cn) raccontano le loro «vacanze natalizie» in Etiopia, in mezzo a ortodossi e musulmani.

Abbiamo vissuto un campo di missione alla scoperta di un mondo fatto di contraddizioni. Un’esperienza unica: diciotto giorni del periodo natalizio a Modjo, in Etiopia, nella missione dei missionari della Consolata, dove, accanto a una natura rigogliosa, abbiamo visto la miseria di capanne in lamiera e fango.

Lungo le strade della campagna incontravamo muli e dromedari carichi di fieno e taniche d’acqua, seguiti da pastori che ci guardavano prima di sparire in viottoli polverosi tra agavi e acacie.

Dal nostro arrivo abbiamo potuto assaporare l’accoglienza e l’ospitalità che gli abitanti del posto ci hanno riservato – nonostante ci fosse molta curiosità nei nostri confronti. Così siamo stati protagonisti della cerimonia del caffè, un processo tutto manuale e fatto in casa al momento, che prevede la tostatura dei chicchi, la macinazione e l’infusione della polvere.

Nel periodo di permanenza, ai nostri occhi si è svelata la realtà della missione, come strumento e condivisione del Vangelo. Questo avviene tramite la parrocchia, il centro di spiritualità (guidato da padre Paolo Angheben), una clinica e un asilo dove 350 bambini vengono istruiti da una dozzina di maestre (cfr. pagina accanto, ndr.).

La missione si pone come punto di riferimento della zona, in un paese dove solo l’1% della popolazione è cattolico, e il resto si divide in modo equo tra ortodossi e musulmani.

Nei momenti di riflessione, di preghiera, e in quelli dedicati a qualche lavoro di manutenzione, abbiamo imparato ad apprezzare il lento scorrere del tempo, l’essenzialità dei gesti. Ci è stato insegnato a sorridere in ogni momento, come i bambini etiopi.

I giovani della Certosa di Pesio in una scuola etiope.

Durante il soggiorno a Modjo e nella visita fatta ad Addis Abeba, abbiamo sperimentato la quotidianità di chi ha scelto di dedicare la propria vita al servizio dell’altro, vivendo e trasmettendo il Vangelo.

Così, nel degrado e nella povertà della periferia della capitale, le religiose del movimento contemplativo missionario padre De Foucauld di Cuneo donano luce e speranza ai poveri ammalati e ai dimenticati.

Poco lontano, le missionarie e i missionari della Consolata, testimoniano la propria fede facendosi comunità pronta ad accogliere la diversità.

Nell’Africa che arranca dietro a ritmi impostigli dall’Occidente, i missionari cercano Dio nel servizio agli ultimi.

Inoltre non sono mancate le visite ad alcuni luoghi di culto, tra cui la Chiesa ortodossa sul Monte Entoto (3.200 metri) e la visita alla cattedrale cattolica in Addis Abeba.

Questa è stata seguita da un piacevole incontro con il cardinale Berhaneyesus Souraphiel, figura chiave nel raggiungimento della pace con gli stati vicini, nell’accoglienza dei rifugiati e nella riconciliazione nazionale. Come lui stesso ci ha detto, l’importante è educare e trasmettere le giuste conoscenze.

Conoscere e vedere sono i passi fondamentali. Ascoltare e capire per vivere secondo giustizia.

Partire per la missione ti cambia, ti fa camminare e tornare per «un’altra strada», come i Re Magi.

di Daniele Giolitti e giovani della Certosa

Leggi, scarica, stampa da MC marzo 2020 sfogliabile.

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Daniele Giolitti

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