Ecco il secondo di tre schemi d’incontro per animare gruppi giovanili a partire dall’esortazione apostolica di papa Francesco «Evangelii gaudium», in occasione del decennale dalla sua pubblicazione.
Tema: l’Amore che libera.
Obiettivo: aiutare i giovani a sentirsi chiamati ad ascoltare il grido dei poveri e a sognare in grande, come persone libere per liberare.
Durata dell’incontro: due ore.
Destinatari: dai 17 anni in su.
Materiale: PC, proiettore, una catena grossa, penne, pennarelli, post it,
cartelloni.
Partendo dal quarto capitolo dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, vogliamo aiutare i giovani a sentirsi, in Cristo e da Cristo, chiamati ad ascoltare il grido dei poveri e invitati a sognare in grande. Chiamati a essere persone libere capaci di liberare altri.
Chiamati
Nel libro La forza di amare di Martin Luther King si trova questa poesia di Douglas Malloch:
«Se non potete essere un pino sulla vetta del monte, /
siate una scopa nella valle, ma siate /
la migliore piccola scopa sulla sponda del ruscello. /
Siate un cespuglio, se non potete essere un albero. /
Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero. /
Se non potete essere il sole, siate una stella. /
Non con la mole vincete o fallite. /
Siate il meglio in qualunque cosa siate. /
Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati / e poi mettetevi a farlo appassionatamente. /
Questo limpido sguardo in avanti, verso la realizzazione di sé, /
è la lunghezza della vita umana».
Dopo l’accoglienza, l’animatore legga la poesia e provochi i ragazzi a scoprire a che cosa sono chiamati.
Consigliamo come canto iniziale Chiamati per nome dei Gen Verde.
Liberi
Per capire a che cosa siamo chiamati e chi siamo chiamati a essere, bisogna essere liberi il più possibile. Liberi per ascoltare e rispondere con gioia.
L’animatore chieda quindi ai giovani di fermarsi a pensare alla loro vita, in particolare se ci sono, o ci sono stati, degli ostacoli nella loro realizzazione di sé.
Ci sono delle catene che a volte ti impediscono di essere il meglio di ciò che potresti essere?
Riesci a vedere quella bella luce che hai dentro di te, che può illuminare anche altri attorno a te?
Testimonianza missionaria. Madre Teresa di Calcutta diceva alle sue suore: «Noi dobbiamo essere degli angeli di bontà e di consolazione per coloro che incontriamo».
Un giorno, madre Teresa era in un quartiere povero alla ricerca dei casi più disperati. In seguito avrebbe raccontato: «Trovai un uomo che viveva in una baracca di legno e cartone, solo, nella miseria. Mi avvicinai e cercai di iniziare la conversazione. Gli dissi: “Vi prego, lasciateci pulire la vostra casa, fare il vostro letto e mettere un po’ di ordine”. Mi rispose con un tono secco: “Sto bene così, lasciatemi in pace!”.
Insistetti: “Vedrete che starete meglio dopo”. Finì per accettare, anche se malvolentieri. Mi accorsi che c’era una lampada bellina, nascosta dietro tanta polvere e disordine. Gli chiesi: “Non accendete mai questa lampada?”. Rispose: “E perché dovrei accenderla? Non viene mai nessuno qui a farmi visita. Qui da solo non ho bisogno di luce”. Allora mi venne un’ispirazione: “Se le suore venissero ogni sera a farvi visita, voi l’accendereste?”. “Certo, lo farei”.
Di ritorno a casa, raccontai il fatto alle mie suore ed esse alla sera incominciarono a fargli visita. Quell’uomo, ogni sera, all’arrivo delle suore, accendeva la lampada. Qualche mese dopo mi inviò un biglietto con scritto: “Vi assicuro, Madre, che la luce che voi avete acceso nella mia vita, brilla sempre”.
Quello che avevo fatto era ben poca cosa. Ma la solitudine di questo uomo povero era così tenebrosa! Una luce si era accesa nel suo cuore e continuava a brillare».
Le nostre Catene
L’animatore faccia passare tra le mani dei ragazzi una catena e chieda cosa provano toccandola. Cosa suscita in loro. Cosa ricorda o evoca. A che cosa fa pensare. Dove li porta con l’immaginazione.
L’animatore scrive al computer le parole che emergono dai ragazzi, e le proietta. Poi fa qualche esempio di «catene» da cui è difficile liberarsi:
- alcune paure;
- errori, peccati del passato;
- i propri difetti, limiti, fragilità;
- egoismo, chiusura, timidezza, paura di disturbare gli altri o essere giudicati male;
- il cellulare (il 40,5% degli adolescenti usa il cellulare oltre le quattro ore giornaliere);
- internet (il 47% degli adolescenti ha affermato di non riuscire a staccarsi anche quando si è riproposto di farlo);
- l’alcol (il 64% degli adolescenti dichiara di bere alcolici);
- l’approvazione degli altri.
A questo punto l’animatore stimoli un confronto tra i ragazzi, moderando gli interventi, e inviti a comprendere che ciascuno ha il potere di decidere se lasciarsi incatenare oppure provare a liberarsi per essere il meglio di ciò per cui Dio le ha create.
Le catene degli altri
L’animatore inviti ora ad allargare lo sguardo sul mondo per scoprire quali catene tolgono libertà ai giovani di altri paesi.
Proietti il video Catene alla fine del quale l’animatore può riprendere la domanda del ritornello: «Quante catene neppure conosci, neppure immagini, e puoi spezzare. E tu? Cosa libererai?».
L’animatore può associare un nome ad alcune delle catene che il video ha mostrato, o parlare di altre situazioni che si conoscono, in modo da prendere coscienza insieme del loro peso per tante persone nel mondo (l’analfabetismo; le donne e le persone costrette a prostituirsi; i bambini soldato; i bambini sfruttati nel lavoro; i contadini derubati della loro terra; le guerre; le calamità naturali che lasciano tante persone senza casa; i lavori degradanti per la dignità umana; l’economia basata sul profitto a scapito dell’uomo; la povertà; le migrazioni; le nuove forme di schiavitù).
Evangelizzazione
L’animatore completi la riflessione con i capoversi 186 e 187 tratti dal capitolo quarto dell’Evangelii gaudium: «Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società. Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo».
Ognuno porta un sogno nel proprio cuore. C’è qualcosa di grande e unico dentro ciascuno.
L’animatore lasci qualche minuto di silenzio, preghiera e riflessione personale, o adorazione, se gli sembra il caso.
Queste domande possono aiutare come traccia:
E io da cosa voglio liberarmi?
E io chi o cosa libererò?
Ognuno può scrivere su un foglio le proprie risposte.
Sognare insieme
L’animatore, dopo il tempo di deserto, riprende la parola e riafferma questi due concetti:
– più si è liberi, più si è felici;
– più si scopre la propria libertà, più si può liberare altri e costruire un mondo più bello.
Dinamica di condivisione. I ragazzi formano due cerchi concentrici in modo che ciascuno abbia di fronte a sé un altro ragazzo. Ogni 5 minuti il cerchio interno ruota di un posto.
L’animatore inviti i ragazzi a condividere con l’amico che si trovano di fronte qualcosa di grande, di unico che si portano dentro, un sogno o desiderio.
Il sogno dell’amico aiuta ciascuno a sognare più in grande.
Dopo la dinamica di condivisione, l’animatore può invitare ogni ragazzo a scrivere il proprio sogno o riflessione su un post-it da appiccicare su un cartellone.
Se siamo soli, i nostri sogni muoiono, se siamo insieme a sognare, i sogni iniziano a diventare realtà. Insieme si può costruire un mondo più bello.
L’animatore può concludere con le parole di papa Francesco pronunciate in un discorso del 2013 ai giovani: «Avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato?
Avete pensato a come potete metterli a servizio degli altri?
Non sotterrate i talenti. Scommettete su ideali grandi, quegli ideali che allargano il cuore, quegli ideali di servizio che renderanno fecondi i vostri talenti.
La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente per noi stessi, ma ci è data perché la doniamo. Abbiate un animo grande! Non abbiate paura di sognare cose grandi!».
Consigliamo di concludere con il canto Girl on a Mission (Magnificat) dei Gen Verde, come preghiera e ringraziamento per il sogno di Dio che portiamo nel cuore, perché Dio ci chiama per nome e ciascuno ha la possibilità di rispondergli, mettendosi anche a servizio degli altri e dei più poveri.
di Elena Salvagnin e Patrizia Rigato
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Elena Salvagnin
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