Introduzione: dagli Atti degli apostoli alle lettere di Paolo
«Gli Atti degli apostoli sono il viaggio del Vangelo nel mondo». Questo è l’incipit delle catechesi di papa Francesco sugli Atti degli apostoli.
In questo viaggio Paolo di Tarso ha avuto un ruolo importante, è infatti il personaggio più dinamico nella seconda parte di Atti. Mi è sembrato naturale perciò, dopo aver frequentato Paolo per due anni con Amico, seguendo la sua avventura missionaria in Atti, continuare adesso a proporre la sua compagnia famigliarizzandoci con le sue lettere, cominciando dalla Prima Corinti, che ci immette nella vita di una delle comunità più dinamiche fondate da Paolo.
Prima, però, vorrei tracciare un’introduzione alle sue lettere.
Paolo scrittore
Paolo di Tarso è il personaggio più conosciuto del NT, infatti abbiamo più notizie riguardo a Paolo che riguardo a Gesù. Le fonti della nostra conoscenza di Paolo sono il libro degli Atti degli Apostoli e le 13 lettere giunteci sotto il suo nome.
Sono soprattutto i suoi scritti che hanno portato fino a noi la sua personalità e la sua dottrina. Già la seconda lettera di Pietro accenna all’esistenza degli scritti paolini e alla loro diffusione nelle comunità cristiane, mettendone anche in risalto la loro difficoltà: «La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le sue epistole, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per la loro propria rovina».
La seconda Lettera di Pietro testimonia che le epistole di Paolo sono già diffuse nella Chiesa ed esse hanno dei punti difficili che alcuni malintenzionati stravolgono, come succede alle «altre Scritture», equiparando così gli scritti di Paolo al resto della sacra Scrittura. Queste parole della 2 Pt sono il primo segnale dell’influsso che gli scritti di Paolo avranno nella vita della Chiesa e nell’evoluzione della teologia cristiana.
Tredici lettere
Nel Nuovo Testamento vi sono 13 scritti che costituiscono il «corpus paulinum». Esse si aprono, secondo lo stile delle lettere antiche, nominando subito il mittente e portano quindi il nome di Paolo al primo versetto. Ecco l’ordine delle lettere di Paolo come appaiono nel NT: Romani, 1 Corinti, 2 Corinti, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 Tessalonicesi, 2 Tessalonicesi, 1 Timoteo, 2 Timoteo, Tito, Filemone.
Quest’ordine non rispetta l’ordine cronologico con cui furono scritte, esse sembrano messe in quest’ordine secondo la loro lunghezza.
Esse si possono classificare ulteriormente così: 1-2 Tessalonicesi, i primi scritti di Paolo; le quattro «grandi» lettere: 1-2 Corinti, Galati, Romani; le lettere della prigionia: Filippesi, Flemone, Colossesi, Efesini; le lettere pastorali: 1-2 Timoteo, Tito. In realtà, tutte le lettere paoline ci trasmettono la dottrina e la vita dell’Apostolo e soprattutto la vita della Chiesa delle origini. Si può ancora osservare che la maggior parte delle lettere sono indirizzate a delle comunità (Romani, Corinti, Tessalonicesi, Efesini, Colossesi), ma ve ne sono anche alcune indirizzate ad individui (Timoteo, Tito, Filemone), sebbene anche queste abbiano un’importanza comunitaria.
Gli specialisti discutono e talora distinguono tra le lettere «autentiche» (Rm, 1-2 Cor, Gal, Fil, 1 Ts, Fm), e quelle che chiamano «deuteropaoline» (Col, Ef, 2Ts, 1-2 Tm e Tt), attribuite a Paolo da suoi discepoli i quali hanno cercato di mantenerne vivo l’insegnamento dopo la sua morte. Tuttavia sono molti coloro che continuano a ritenerle opera di Paolo, totalmente o in parte. Nell’antichità, infatti, gli scrittori si servivano normalmente di un segretario di mestiere per scrivere i loro testi, quindi anche le lettere. Al segretario si poteva dettare parola per parola, oppure indicare il senso generale di ciò che si voleva scrivere lasciando al segretario la formulazione del testo; oppure ancora incaricare il segretario di scrivere a nome dell’autore.
Rm 16,22: «Io, Terzio, che ho scritto la lettera, vi saluto nel Signore», riporta anche il nome e i saluti di colui che ha fatto da segretario a Paolo.
1 Cor 16,21: «Il saluto è di mia propria mano: di me, Paolo», aggiunge il saluto personale di Paolo indicando che il resto della lettera è stata dettata, così come in Col 4,18: «Il saluto è di mia propria mano: di me, Paolo».
Scritti occasionali che formano la prima teologia
Quand’è che Paolo scriveva (dettava) le sue lettere? Si può pensare la notte dopo una pesante giornata lavorativa. La scrittura delle lettere, specialmente le più lunghe, richiedeva settimane di concentrazione e di lavoro.
Le lettere di Paolo sono strumenti del suo ministero apostolico, per potersi fare «tutto a tutti» (1 Cor 9,22). Esse però sono scritti occasionali, non dei trattati teologici completi, risposte a situazioni concrete. Esse sono, tuttavia, molto importanti per conoscere la vita e l’attività missionaria di Paolo, la vita della Chiesa primitiva (la sua liturgia, la sua morale, i suoi problemi) e la teologia del NT: Paolo infatti è il primo teologo del NT, i testi più antichi sulla resurrezione (1 Cor 15), sull’Eucarestia (1 Cor 11,23-28), sui carismi (1 Cor 12-14), vengono da lui, perché le sue lettere sono scritte prima dei Vangeli.
Ma perché Paolo scriveva le sue lettere? Anzitutto per tenere il contatto con le comunità da lui fondate e che facevano ormai parte della sua vita. Le sue lettere sono una maniera per prolungare la sua presenza nelle comunità. Alcune furono scritte per continuare o per integrare l’insegnamento dell’Apostolo (Tessalonicesi), altre per ribattere o combattere dei comportamenti e dottrine errate o pericolose (Galati). Altre sono scritte in risposta a delle questioni inviategli dalle sue comunità (1 Cor 7,1-14,40 questioni sulla verginità e matrimonio, sulle carni sacrificate agli idoli, sull’ordine nelle assemblee liturgiche). Attraverso di esse, Paolo continua la sua missione dapprima nelle comunità da lui fondate, e poi verso tutta la Chiesa in questi due millenni.
Le lettere paoline sono scritte in greco, il greco koine, cioè quel tipo di greco che, dopo le conquiste di Alessandro Magno, era diventato la lingua franca che rendeva possibile la comunicazione tra i popoli più diversi che andavano dalla Grecia al nord Europa, all’India. Alessandro Magno preparò inconsciamente la strada alla diffusione della fede cristiana nel mondo.
di Mario Barbero
Mario Barbero
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