«Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (1,8), queste parole del testamento di Gesù costituiscono come l’indice del libro di Atti. Abbiamo visto finora alcuni «atti/fatti/episodi» della testimonianza resa a Gesù da Gerusalemme alla Samaria. L’episodio della conversione/vocazione (come chiamarla?) di Saulo ha un influsso capitale sulla realizzazione – nel modo più impensabile – dell’ultima parte del testamento di Gesù: rendere testimonianza a Lui «fino ai confini del mondo». Saulo/Paolo, infatti, sarà il personaggio dominante nella seconda parte di Atti nel rendere testimonianza a Gesù, tra i pagani, fino a Roma. Il personaggio più impensabile, il rabbino geloso della sua tradizione religiosa e perciò persecutore acerrimo della (per lui) «setta eretica» dei seguaci di Gesù diventerà «l’apostolo dei Gentili», l’appassionato testimone di Gesù tra i non Ebrei.
Non meraviglia dunque che questo evento incredibile sia narrato per tre volte nel libro degli Atti degli Apostoli: 9,1-19; 22,1-21; 26,1-23. E nemmano che questo sia l’unico episodio del Nuovo Testamento che ci parla di un’apparizione del Cristo risorto a qualcuno dopo la Pentecoste (infatti tutti i racconti di apparizioni di Gesù risorto narrati nei vangeli, avvengono prima dell’ascensione di Gesù).
La vocazione di Saulo
[1]Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote [2]e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.
At 9,1-2
Questo giovane uomo che era stato testimone oculare del martirio di Stefano (coloro che lapidavano Stefano avevano messo i loro mantelli ai piedi di lui, At 7,58), ed era stato attivo nella persecuzione scatenata in Gerusalemme dopo l’uccisione di Stefano, entrando nelle case per far incarcerare i discepoli di Gesù (8,2), non si accontenta di compiere la sua opera in Gerusalemme. Già manifesta la sua tendenza a non accontentarsi dell’ordinario. Ha saputo che questi fanatici seguaci di Gesù sono già arrivati a Damasco in Siria, e allora chiede l’autorizzazione delle autorità religiose (è un fedele osservante della legge) per andarli ad arrestare, uomini e donne, a Damasco. E sarà proprio nelle vicinanze di Damasco che arriverà la sorpresa, per lui e per noi.
[3]E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo [4]e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». [5]Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! [6]Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». [7] Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. [8]Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, [9]dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
At 9, 3-9
In queste brevi righe è narrato l’evento che racchiude tutto il seguito della vita e missione del focoso Saulo di Tarso. Una luce abbagliante lo acceca, cade a terra, sente delle parole mai sentite prima e in queste parole c’è una nuova identità per questo persecutore trasformato in apostolo. «Saulo, Saulo, perché mi peseguiti?». È comprensibile che Saulo, frastornato, chieda «chi sei, o Signore?», e ancora più strana la risposta che gli vien data «Io sono Gesù, che tu perseguiti». Saulo non perseguitava Gesù ma i suoi discepoli e in questa voce scopre che Gesù è nei suoi discepoli, è un corpo, una comunità. Saulo, spavaldo e intraprendente, non può più camminare da solo, dev’essere guidato per mano (v. 8) a Damasco dove non vede per tre giorni, tre giorni senza luce e senza cibo dopo i quali «risusciterà» a vedere le cose in modo nuovo.
[10]Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». [11]E il Signore a lui: «Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, [12]e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». [13]Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. [14]Inoltre ha l’autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». [15]Ma il Signore disse: «Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; [16]e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome».
At 9, 10-16
La scena si svolge ora all’interno della piccola comunità cristiana di Damasco con l’intervento di Anania, un «discepolo», come allora si chiamavano i credenti in Gesù, per Luca, infatti, solo in 11,26 ad Antiochia i discepoli cominceranno a essere chiamati «cristiani».
Anania, in visione, riceve una missione che lo invia presso Saulo, con tanto di indirizzo stradale («và sulla strada chiamata Diritta») e indicazioni precise su Saulo di Tarso. Anania però ha già sentito parlare di quel personaggio, ben noto per la sua ostilità verso i discepoli di Gesù e venuto a Damasco con un preciso piano d’azione (vv 13-14). Nella risposta alle apprensioni di Anania è già delineata la nuova identità di Saulo (15-16), totalmente capovolta: «strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli». Da rabbi in Israele a messaggero di Gesù tra i popoli.
Nasce qui l’apostolo delle genti, ma viene annunciato anche il cumulo di sofferenze per realizzare questa missione (v 16). Gli ultimi capitoli degli Atti degli Apostoli (At 21,17-28,31) saranno infatti dedicati alla «passione» di Paolo: il suo arresto e quasi linciaggio a Gerusalemme, i due anni di prigionia a Cesarea, il viaggio avventuroso verso Roma, i due anni di prigionia a Roma: sofferenze indicibili affrontate per essere testimone di Gesù. È impressionante ricordare che nella vita missionaria intensa di Paolo, vari anni furono spesi in prigione, e varie delle sue lettere furono scritte da una prigione, e perciò chiamate «lettere della prigionia» (Fil, Col, Ef, Flm).
[17]Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo». [18]E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, [19]poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
At 9, 17-19
Anania, rassicurato, va a incontrare Saulo e già lo saluta come «fratello» perché vede in lui non più il persecutore feroce, ma colui che ha visto il Signore sulla via ed è diventato fratello. Saulo, agli occhi di Anania, è ormai un membro della comunità, e allora gli impone le mani e cadono «dai suoi occhi come delle squame e ricuperò la vista»: lo Spirito Santo ha dato a Saulo occhi nuovi che gli permettono di vedere sotto una luce nuova tutta la storia del suo popolo come un cammino verso il compimento delle promesse in Gesù Cristo. Anania battezza Saulo che viene incorporato nella comunità dei discepoli di Gesù.
Di solito si parla di conversione di Saulo, e questo termine mette in risalto l’aspetto più appariscente dell’evento, in quanto alle porte di Damasco Saulo veramente si con-verte, cambia strada, cambia direzione, diventa un uomo diverso. Ma si potrebbe usare anche un altro termine, più profondo, che Paolo userà nei suoi ricordi autobiografici di quell’evento: chiamata / vocazione. Di fatto questo è un evento tanto importante che, non solo Luca, in Atti, lo racconta ben tre volte, ma lo stesso Paolo lo narra varie volte nelle sue lettere (1 Cor 9,1.15,8-9, Fil 3,6-8, ma soprattutto Galati 1,13-16:
[13]Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, [14]superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. [15]Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque [16]di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani.
Gal 1, 13-16
Predicazione di Saulo a Damasco
L’indole di uomo tutto d’un pezzo si rivela subito anche in Paolo diventato cristiano. Com’era stato irruente e totalitario a perseguitare i cristiani ora lo è nel rendere testimonianza a Gesù davanti ai Giudei, suscitando prima la sorpresa e poi l’aperta opposizione e persecuzione da parte dei Giudei di Damasco che cercano di eliminarlo. Inizia qui la lunga serie di persecuzioni e sofferenze che costelleranno la sua vita apostolica. In questo caso la vigilanza e intraprendenza dei discepoli di Gesù riescono a sventare il complotto e farlo fuggire «calandolo in una cesta».
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, [20]e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. [21]E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?». [22]Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. [23]Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo; [24]ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo; [25]ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
At 9, 19-25
Visita di Saulo a Gerusalemme
[26]Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. [27]Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. [28]Così egli potè stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore [29]e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. [30]Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
At 9, 26-30
Dopo aver sperimentato a Damasco la persecuzione dei Giudei, suoi antichi correligionari, Saulo, arrivato a Gerusalemme, sperimenta ora il sospetto e la freddezza dei suoi nuovi compagni di fede. I «discepoli» infatti non sono proprio sicuri che il lupo si sia trasformato in agnello, «avevano paura» di lui. Ecco allora fare la sua seconda comparsa Barnaba (cf 4,36), uomo di consolazione, che «lo prende con sé» e si fa garante presso gli apostoli raccontando quanto era successo in Damasco. Ecco però che, una volta superato il sospetto dei cristiani Saulo s’imbatte nuovamente nell’opposizione degli Ebrei di lingua greca i quali ancora cercano di ucciderlo. Grazie probabilmente ai «servizi di sicurezza» della giovane comunità dei discepoli di Gesù questo piano di linciaggio non ha successo, perché Saulo viene accompagnato a Cesarea e spedito a Tarso, la sua patria. Saulo era già diventato un pericolo. Soltanto dopo questa partenza la Chiesa poté godere un periodo di pace e di crescita.
Periodo di tranquillità
[31]La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
At 9, 31
Concludo con questa osservazione del grande biblista (e mio insegnante) J. Fitzmyer: «La chiamata di Saulo a essere uno strumento eletto del Cristo risorto per portare il suo nome davanti ai pagani, a re e ai figli d’Israele resta una delle grandi meraviglie della grazia divina non soltanto del cristianesimo ma del mondo. Il super-persecutore dei cristiani è stato trasformato dalla chiamata di Cristo nell’apostolo dei pagani (Rom 11,13). Il racconto lucano di quella chiamata e trasformazione proclama il potere del Cristo risorto nella vita di un essere umano. L’uomo propone, ma Dio dispone, recita il proverbio». (J. Fitzmyer, Gli Atti degli Apostoli, Queriniana, 2003, pag. 431).
di Mario Barbero
Mario Barbero
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