Nessuno è profeta in patria (Mc 6,1-6)
Tutti i Vangeli testimoniano che Gesù ha avuto dei rapporti difficili coi suoi compaesani e talora con la sua stessa famiglia.
Il comportamento di Gesù come profeta e predicatore itinerante indubbiamente ruppe l’attività e quindi l’immagine di Gesù come falegname, artigiano e membro di una famiglia di lavoratori nel villaggio di Nazaret. Già abbiamo visto (3,21) come i suoi parenti volevano riportarlo a casa sua credendo che fosse “fuori di sé”. Vi è però un racconto/incidente avvenuto quando Gesù si presenta proprio nella sinagoga del suo villaggio, Nazaret, e si mette a insegnare.
La narrazione più ampia di questo evento si trova nel vangelo di Luca che presenta questa scena come l’inizio solenne della missione di Gesù (Lc 4,16-30) e l’anticipo del suo essere rigettato da parte del suo popolo. Marco 6,1-6 e Mt 13,53-58 ne danno una versione più breve.
1 Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Dopo un primo periodo di attività nella città di Cafarnao, presso il lago di Genezaret ove aveva chiamato i suoi primi discepoli e iniziato la sua attività di predicazione e di guarigioni, Gesù viene ora nella sua “patria” cioè a Nazaret, il villaggio ove era stato allevato e dove ha trascorso la maggior parte della sua vita. È una specie di ritorno a casa, ma viene accompagnato dai suoi discepoli, e non per riprendere il suo lavoro di falegname. Al sabato partecipa alla riunione nella sinagoga. Certamente non era la prima volta che andava in sinagoga nel suo villaggio, Gesù era un giudeo praticante (Lc 4,16), ma forse era la prima volta che si avvaleva del diritto di fare qualche commento dopo la lettura delle scritture (cf At 13,15-16), cioè di insegnare. Questo impressionò i suoi compaesani (rimanevano stupiti), i quali non erano abituati a sentirlo insegnare e dire parole così sagge (e che sapienza è quella), insegnamento accompagnato da fama di prodigi compiuti. Non lo riconoscono più. Trovano una discontinuità tra il maestro e il falegname. Interessante come lo chiamano: non è costui il falegname? (tekton) (Mt 13,55 dice il figlio del falegname), il figlio di Maria (espressione che si trova solo in Marco, allude al fatto che Gesù era figlio di Maria e non di Giuseppe?). Il termine tekton che traduciamo come “falegname”, si riferisce anche a chi lavora con le proprie mani materiali duri, tipo costruttore edile o scalpellino. Celso, un oppositore del cristianesimo, derideva i credenti per avere come fondatore un lavoratore. I suoi famigliari sono ben conosciuti nel villaggio e sono gente ordinaria, non dei rabbini, predicatori, guaritori. Gesù adesso si manifesta troppo diverso, cambiato da quando era era un semprice tekton, falegname. E questo era motivo di scandalo: la sua precedente ordinarietà diventa un ostacolo per riconoscere la sua autorità, la sua sapienza. Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua: seppur sorpreso Gesù si dà una ragione per questo atteggiamento dei suoi paesani citando in proverbio: nessuno è profeta in patria, per i suoi paesani è troppo difficile accettare un cambiamento dal dejà vu! La loro incredulità mette un limite al potere taumaturgico di Gesù: «5E lì non poteva compiere nessun prodigio». Il Vangelo di Giovanni esprime la stessa realtà con queste parole: «Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11). Luca narra l’evento in modo più drammatico: i paesani di Gesù non solo trovano scandalo ma si rivoltano contro Gesù e vogliono buttarlo giù dal monte (Lc 4,29). In Marco la scena si chiude nell’indifferenza della gente alla missione del loro paesano. E allora Gesù lascia Nazaret (vi sarà mai tornato?) e non insegnerà mai più in una sinagoga. All’insuccesso nel proprio villaggio segue la missione di Gesù e dei suoi discepoli nei villaggi d’intorno. Dopo essere stato contestato nella sua patria, Gesù assegna ai Dodici una missione che praticamente riproduce la sua attività svolta fino a questo punto (6, 7-13).
Missione dei Dodici (Mc 6,7-13)
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”. 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Gesù non è un rabbino che istruisce i suoi discepoli in una scuola o un professore che insegna dalla cattedra. È un maestro itinerante. La sua cattedra è la strada.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando: non si ferma al suo villaggio dove ha trovato freddezza e scetticismo, ma si muove nei villaggi circostanti e, per allargare la zona dove risuona il suo annuncio, chiama i Dodici e li invia in missione a due a due. In 3,14-15 Gesù ha chiamato i Dodici perché stessero con lui e per mandarli a predicare. Adesso vengono concretamente inviati in missione. Si tratta di una missione iniziale e limitata nel tempo e nello spazio, quasi un periodo di apprendistato missionario. Questa breve missione dei Dodici ricopia un po’ la missione di Gesù fino a questo momento. Gesù li invia a due a due per sostenersi a vicenda (sembra sia stata questa la prassi dei primi missionari cristiani) e per confermare reciprocamente il messaggio. A loro Gesù concede anche il potere sugli spiriti impuri: il potere (exousia 1,22) che caratterizzò il ministero iniziale di Gesù viene conferito e sarà esercitato nella missione dei Dodici. Marco raccoglie qui alcune delle istruzioni date ai missionari; molto simili quelle di Lc 9,1-6; Matteo invece sviluppa più ampiamente queste istruzioni nel “discorso missionario” (9,36-11,1).
Le brevi istruzioni sottolineano lo stile di la povertà, cioè viaggiare leggeri, senza oberarsi di peso supplementare. Essi devono fidarsi della generosità delle persone cui sono inviati: esse provvederanno loro ospitalità e aiuto.
Questa è un’attitudine essenziale del missionario: la fiducia nella gente e il desiderio di condividere la loro vita: «10E diceva loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì». La casa/famiglia che li accoglie diviene la base dell’attività missionaria. Essi non devono girare di casa in casa.
Il successo non è assicurato (v. 11). Essi troveranno opposizione e rigetto, com’è capitato (e capiterà) al loro Maestro.
I Dodici vanno, predicano la conversione (v.12; cf 1,14-15) come aveva fatto Gesù, scacciano i demoni (v. 13, cf 1,21-28), ungono con olio i malati e li guariscono. Le principali attività di Gesù: proclamazione, esorcismi e guarigioni caratterizzano anche la missione dei discepoli.
Il racconto è ora interrotto dalla lunga e vivida descrizione dell’uccisione di Giovanni Battista per mano di Erode (6,14-29) per riprendere poi quando gli apostoli tornano a riferire della loro missione.
Ritorno degli apostoli (Mc 6,30-34)
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla
Quando tornano, i Dodici sono diventati apostoli” (Pronzato). È l’unica volta che Marco li chiama così. Al ritorno della loro missione gli apostoli sentono l’urgenza di condividere con Gesù la loro esperienza perciò si riuniscono attorno a lui e gli riferiscono ciò che hanno fatto ed insegnato e Gesù sente compassione per la loro fatica e li invita in disparte per riposarsi un po’. Ma la crescente popolarità di Gesù attira attorno a lui folle sempre più numerose che gli tolgono anche la possibilità di prendere cibo (allusione al prossimo racconto della moltiplicazione dei pani, 6,30-44 quando Gesù darà cibo alla folla).
Il proposito di ritirarsi in luogo appartato e deserto con gli apostoli per riposare e condividere viene perciò subito frustrato dalle folle che intuendo il suo (loro) itinerario di fuga lo inseguono/precedono.
Di Mario Barbero
Ecco tutti gli articoli di padre Mario sul Vangelo di Marco:
- Marco 01. Il Vangelo trascurato (a torto)
- Marco 02. Gli inizi
- Marco 03. L’inizio della missione di Gesù in Galilea
- Marco 04. Dall’entusiasmo al complotto (Mc 2,1-3,6)
- Marco 05. Le reazioni della gente a Gesù
- Marco 06. L’insegnamento in parabole
- Marco 07. La giornata dei miracoli
- Marco 08. Profeti in patria e in missione
- Marco 09. Quando la legge uccide l’amore
- Marco 10. Alla scoperta di Gesù messia
- Marco 11. Lo stile narrativo del Vangelo più breve
Mario Barbero
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