Uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu riguarda l’istruzione. Tra analfabetismo tout court e di ritorno, leggere, scrivere e far di conto non sono azioni scontate per tutti. Ecco lo schema di un incontro sull’istruzione nel mondo.
Durata incontro: 2h.
Destinatari: massimo 30 persone, dagli 11 ai 18 anni.
Materiale: biglietti per il gioco, carta, pennarelli, pc e proiettore (per il test sulleparole).
Mandela diceva che istruzione e formazione sono le armi più potenti per cambiare il mondo. Ma cosa significa esattamente questa frase?
Il mondo cambia quando le persone cambiano, e le persone cambiano quando acquisiscono la consapevolezza e gli strumenti per farlo. Ed è qui che entra in gioco l’istruzione.
Un esempio di coraggio è quello di Henri Nyakarundi, kenyano di origini ruandesi che, dopo aver vissuto 16 anni negli Stati Uniti e aver studiato informatica, è tornato nel suo paese d’origine con un progetto. La sua storia si trova in Missioni Consolata gen-feb 2018.
Istruzione e salute
L’istruzione e la formazione hanno il potere di far aumentare la qualità, ma anche l’aspettativa di vita.
La curva di Preston, tracciata nel 1975, metteva in relazione il reddito pro capite con l’aspettativa di vita, mostrando come il primo influisse sul secondo grazie a un maggior accesso all’assistenza sanitaria.
Di recente però i due ricercatori Wolfgang Lutze ed Endale Kebede, utilizzando i dati di 174 paesi riguardanti il periodo 1970-2015, hanno tracciato un diagramma che metteva in relazione l’aspettativa di vita con gli anni medi di scolarizzazione della popolazione. La curva suggeriva che proprio l’istruzione è uno dei maggiori fattori per determinare salute e longevità. Migliore istruzione porta a più ampia conoscenza che, a sua volta, si traduce in comportamenti migliori per la salute, porta un reddito più elevato e quindi un aumento dell’aspettativa di vita.
Obiettivo Istruzione
Ecco perché tra i 17 Oss (Obiettivi per uno sviluppo sostenibile) dell’Onu ve n’è anche uno sull’istruzione di qualità.
Alcuni dati
- La situazione negli ultimi anni è migliorata. Molti dei cosiddetti paesi in via di sviluppo hanno compiuto passi importanti, passando da un tasso di iscrizione alla scuola primaria dell’83% nel 2000 al 90% del 2011.
- In Africa subsahariana, tra il 2000 e il 2011, il tasso di iscrizione alla scuola primaria è passato dal 60% al 77%. Nel 2011, i bambini nelle scuole primarie erano 32 milioni in più rispetto al 2000.
- Asia meridionale: il tasso di iscrizione alla primaria è passato dal 78% al 93%. I bambini che non vanno a scuola sono diminuiti da 38 a 12 milioni.
- L’alfabetizzazione degli adulti (sopra i 15 anni) ha conosciuto negli ultimi vent’anni costanti miglioramenti. Nel 2011, l’84% della popolazione adulta mondiale sapeva leggere e scrivere: l’8% in più rispetto al 1990.
- L’alfabetizzazione della popolazione tra i 15 e i 24 anni è aumentata del 6% rispetto al 1990 con il risultato che, nel 2011, l’89% era in grado di leggere, scrivere ed eseguire semplici calcoli aritmetici.
- I risultati migliori sono stati raggiunti dall’Africa settentrionale (dal 68 all’89%) e dall’Asia meridionale (dal 60 all’81%).
- Globalmente, l’alfabetizzazione delle donne è più rapida di quella degli uomini. In Africa settentrionale, dal 1990 al 2011, l’alfabetizzazione femminile è aumentata del 28% contro il 16% di quella maschile.
Cose da fare
Ma c’è ancora molto da fare.
- 57 milioni di bambini sono ancora esclusi dalla scuola.
- Più della metà dei bambini non iscritti a scuola vive in Africa subsahariana.
- Il 50% dei bambini che non frequentano la scuola vive in zone colpite da conflitti.
- Nel mondo, 103 milioni di giovani non sanno leggere e scrivere. Di questi, il 60% sono femmine.
- 250 milioni di bambini in età scolare, pari al 40% del numero globale, non frequentano una scuola, l’hanno abbandonata, o ci vanno ma senza realmente acquisire le competenze di base. Questi ultimi corrispondono a circa 130 milioni.
Che noia la scuola
In Italia, gli studenti sono abituati a vedere la scuola come un obbligo. In effetti lo è, ma, oltre a essere un obbligo, è soprattutto un diritto.
Ognuno di noi almeno una volta nella vita si è sentito fare questa domanda: «Cosa vuoi fare da grande?». Provate a pensarci ora. Magari le risposte sono cambiate o forse il vostro sogno è rimasto lo stesso. Magari avete conosciuto persone che facevano un mestiere che vi ha affascinati o avete scoperto nuove passioni.
Ora provate a fare la seguente piccola attività: in 5 minuti, scegliete un mestiere che vi piace, e provate a fare una lista delle cose che servono per poterlo fare. Vi accorgerete come alla base di tutto c’è una componente fondamentale: saper leggere e scrivere. A quante cose dovreste rinunciare se non sapeste scrivere o leggere?
Per chi non va a scuola sarebbe impossibile anche solo immaginare certi lavori, certi sogni.
Senza parlare poi della socialità. Nella nostra Italia, ad esempio, le prime relazioni extra familiari che un bambino intreccia sono proprio tra i banchi di scuola. E anche la prima relazione con un adulto da rispettare che non sia il genitore, come la maestra o il collaboratore scolastico, nasce lì.
Un’altra cosa a cui si presta poca attenzione è l’importanza del linguaggio. Senza di esso gran parte delle nostre azioni quotidiane sarebbero impossibili. Saper comunicare significa poter esprimere la propria opinione. Significa avere una voce nel mondo, far valere i propri ideali, difendersi. Con «saper comunicare» non si intende solamente riuscire a parlare nella propria lingua madre, ma significa avere il lessico necessario per esprimere realmente ciò che si vuole dire, avere la capacità di elaborare un discorso. E questa competenza possiamo acquisirla a scuola.
Gioco: difenditi, dichiarati, fatti valere
Dividetevi in 5 squadre. Ogni squadra riceverà un biglietto in cui è descritta una situazione: (1) sei stato accusato ingiustamente di aver rubato il cellulare a un tuo compagno, difenditi; (2) una multinazionale vuole costruire un villaggio turistico dove abiti e quindi demolire la tua casa, convincila a non farlo; (3) dichiara il tuo amore alla persona che ti piace; (4) sei a un colloquio di lavoro e devi convincere il capo che sei la persona che sta cercando; (5) esprimi la tua opinione circa la decisione di allungare l’anno scolastico fino a luglio.
Ogni gruppo si riunisce e decide in 5 minuti cosa dire.
A questo punto ci saranno 5 «processi» o «dialoghi» in cui si confronteranno due gruppi per volta seguendo il seguente schema: 1-3; 2-4; 3-5; 4-1; 5-2. Il gruppo 1 si difende dal gruppo 3 che, aiutato dall’animatore, fa l’accusatore; il gruppo 2 cerca di convincere il gruppo 4 che, con l’aiuto dell’animatore, fa la multinazionale; il gruppo 3 dichiara il suo amore al gruppo 5 che, con l’aiuto dell’animatore, è poco convinto; e così via.
L’aiuto dell’animatore ai gruppi antagonisti rappresenta la «maggiore capacità» linguistica, cognitiva, di sapere, contro cui i singoli gruppi sperimenteranno l’insufficienza della loro preparazione, che solo grazie alla scuola e allo studio potranno colmare.
L’animatore può sbizzarrirsi a inventare situazioni: difendersi dalla propoganda politica (o consumistica) sui social; decidere se accettare tutte le condizioni di uso dei dati personali nell’uso di una app; dimostrare che un operatore telefonico ti ha preso dei soldi con servizi che non hai mai richiesto, ecc.
Nel mondo
In Colombia, vicino a San Vicente, sorge la Ciudadela Juvenil Amazonica Don Bosco, una scuola primaria e secondaria nata nel 1994. Dal 2013 la struttura è stata affidata alle suore della Consolata che l’anno trasformata in una scuola superiore un po’ particolare. I criteri di accesso sono i seguenti: essere contadino, provenire da una famiglia di reddito basso e desiderare di lavorare nei campi con uno spirito di condivisione. La scuola per ora offre due corsi superiori completi, ma si sta tentando di trasformarla in un centro di educazione universitaria, omologando i corsi con i programmi universitari di ingegneria agricola e medicina veterinaria. Non si tratta solamente di una scuola di formazione tecnica, ma anche di formazione umana ed etica, che punta soprattutto ad accrescere l’autostima di questi giovani.
Alla Cittadella vengono offerti anche dei corsi brevi di perfezionamento per alunni meritevoli: le cosiddette scuole digitali. I corsi vengono svolti per metà in aula e per metà a distanza, tramite una piattaforma informatica (cfr MC ago 2017).
In Italia
Secondo gli ultimi studi il 5% della popolazione italiana è analfabeta. Questo significa che il 95% degli italiani è in grado di leggere e scrivere. Ma negli ultimi anni è emerso il problema dell’analfabetismo funzionale. Gli analfabeti funzionali, a differenza degli analfabeti strumentali, sono capaci di leggere e scrivere, ma hanno difficoltà a comprendere testi semplici e sono privi di molte competenze utili nella vita quotidiana. In particolare non riescono a elaborare e utilizzare le informazioni contenute in un testo anche elementare, non hanno sviluppato un adeguato senso critico nei confronti di ciò che succede nella società, tendono perciò a credere a tutto ciò che viene detto loro e hanno una conoscenza superficiale di fenomeni storici e sociali. In Italia ben il 28% della popolazione ha questo tipo di problema. Nessuna nazione in Europa, a parte la Turchia, ne conta così tanti.
Quante parole sai?
La lingua italiana possiede più di 200.000 vocaboli e pensate che in genere un individuo ne utilizza solamente 6.500, con i quali copre il 98% dei suoi
discorsi. Tra questi, una fetta di circa 2.000 parole costituisce il lessico fondamentale.
Vi proponiamo qui un divertente test, ideato dai ricercatori di psicologia dell’Università Bicocca di Milano e dell’Università di Ghent, per capire quante parole conoscete in italiano. Non vi ruberà più di 5 minuti!
http://vocabolario.ugent.be/
di Paola Bassan
Leggi, scarica, stampa da MC luglio 2018 sfogliabile.
Paola Bassan
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