Tutto il ministero di Gesù è sotto il segno della tentazione; e la stessa cosa vale per i suoi discepoli.
Il racconto del Battesimo di Gesù fa da legame tra la predicazione di Giovanni Battista, il precursore, e la vita pubblica di Gesù. Si può dire che il Battesimo di Gesù marca l’inaugurazione della sua missione come il Figlio amato. A questo evento i sinottici fanno seguire il racconto delle tentazioni di Gesù: la sua missione è subito messa alla prova dalla tentazione.
In Marco (1, 12-13) il racconto è breve ed essenziale: lo Spirito spinge Gesù nel deserto perché venga tentato. In Matteo (4,1-11) e Luca (4,1-13) le tentazioni di Gesù vengono raccontate come una lotta contro le tre “libidini” che minacciano l’uomo: potere, successo, possesso.
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo".
5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: "Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto".
9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; 11e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra ".
12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".
13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. (Lc 4,1-13).
Gesù, proclamato Figlio di Dio al battesimo, è condotto dallo Spirito nel deserto ed è sottomesso dal diavolo (avversario, tentatore) a una triplice tentazione. L’obbedienza al Padre è la caratteristica del vero figlio e Gesù è tentato dal diavolo di ribellarsi contro Dio in tre settori. Ogni risposta di Gesù al tentatore è espressa con una frase tratta dal Deuteronomio (Dt 8,3,6,13,16). Le tentazioni di Gesù assomigliano a quelle di Israele nel deserto e poi in Canaan ma la vittoria di Gesù, il vero Israele e il vero Figlio, contrasta con la disobbedienza dell’antico Israele. Nelle tentazioni nel deserto Gesù manifesta la sua identità: vero Dio e vero uomo. “Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì” (Eb 5,8).
Il racconto delle tentazioni in Luca è quasi identico a quello di Matteo con la differenza che Luca sposta l’ordine: la seconda di Matteo diventa la terza in Luca, a Gerusalemme sul pinnacolo del tempio perchè è a Gerusalemme che si concluderà l’ultima sfida/tentazione: la crocifissione di Gesù. Secondo Luca per adesso le tentazioni sono finite, “fino al momento fissato” che sarà la grande sfida, sulla Croce: “I capi lo deridevano e dicevano: salvi se stesso, se è lui il Cristo, l’eletto” (23,35.37).
I credenti talora si sentono a disagio di fronte a questi testi. Abituati a pensare Gesù come Figlio di Dio, si fa difficoltà a vederlo tentato come ogni uomo. In realtà le tentazioni non sono una finta. Gesù è stato veramente tentato perché è stato un uomo fino in fondo. La tentazione fu constante nella sua vita. Essa lo accompagnò dall’inizio sino alla fine, dal battesimo fino alla morte sulla croce. Poiché, nella misura in cui l’annunzio della Buona Novella del Regno si diffondeva in mezzo al popolo, cresceva la pressione su Gesù per adattarsi alle aspettative messianiche del popolo ed essere il messia che gli altri desideravano e volevano: "messia glorioso e nazionalista", "messia re", "messia sommo sacerdote", "messia giudice", "messia guerriero", "messia dottore della legge".
La lettera agli Ebrei dice: "Lui è stato provato in tutto a somiglianza di noi, salvo il peccato." (Eb 4,15). Ma la tentazione non è mai riuscita a deviare Gesù dalla sua missione. Lui continuava irreprensibile sul cammino del "Messia Servo", annunziato dal profeta Isaia e atteso soprattutto dai poveri del popolo, gli anawim. Al riguardo, Gesù non ha avuto paura di provocare conflitti, né con le autorità né con le persone più care. Tutti quelli che tentavano di deviarlo dal cammino ricevevano risposte dure e reazioni inattese:
* Pietro tento’ di allontanarlo dal cammino della Croce: "Non sia mai vero, Signore; questo non t’avverrà mai!" (Mt 16,22). E dovette sentire: "Va’ via da me, Satana!" (Mc 8,33).
* I parenti, per primi, volevano portalo a casa. Pensavano che lui fosse impazzito (Mc 3,21), ma ascoltarono le parole dure che sembravano una rottura (Mc 3,33). Quando poi Gesù ricevette fama, volevano che lui si mostrasse di più in pubblico e stesse a Gerusalemme, il capoluogo (Gv 7,3-4). Ancora una volta, Gesù rispose mostrando che vi era una differenza radicale tra la sua proposta e la loro (Gv 7,6-7).
* I suoi genitori si lamentavano: "Figlio, perché ci hai fatto questo?" (Lc 2,48). Ed ebbero come risposta: "Perché mi cercavate? Non sapete che io devo attendere a ciò che riguarda il Padre mio?" (Lc 2,49).
* Gli apostoli contenti della pubblicità che Gesù aveva acquistato in mezzo al popolo volevano che lui si volgesse loro: "Tutti ti cercano!" (Mc 1,37). Ma ricevettero un rifiuto: "Andiamo altrove, per i villaggi e le città vicine, affinché predichi anche là; poiché per questo io son venuto!" (Mc 1,38).
* Il popolo, vedendo il segno della moltiplicazione dei pani nel deserto, concluse: "Questi è certamente il profeta che deve apparire sulla terra!" (Gv 6,14). Loro si organizzarono per forzare Gesù ad essere il "messia re" (Gv 6,15), ma Gesù si rifugio’ nella montagna per stare con il Padre nella solitudine.
* Al momento dell’arresto, l’ora delle tenebre (Lc 22,53), appare la tentazione di essere il "messia guerriero". Ma Gesù dice: "Riponi la tua spada al suo posto!" (Mt 26,52) e: "Pregate per non cadere in tentazione" (Lc 22,40.46).
Tutto il ministero di Gesù è in qualche modo sotto il segno della tentazione; e la stessa cosa vale per i suoi discepoli. Non è un caso che il Padre nostro, la preghiera che Gesù ci ha insegnato, si concluda con questa domanda: “E non ci indurre in tentazione”. Non ci indurre: letteralmente, non “farci entrare” nella tentazione, fa’ che non soccombiamo ad essa, che non cadiamo nella trappola che il male ci tende.
Concludiamo con alcune parole di Benedetto XVI: “Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di cambiare una pietra in pane per spegnere la fame. Gesù ribatte che l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane: senza una risposta alla fame di verità, alla fame di Dio, l’uomo non si può salvare (cfr vv. 3-4). Nella seconda tentazione, il diavolo propone a Gesù la via del potere: lo conduce in alto e gli offre il dominio del mondo; ma non è questa la strada di Dio: Gesù ha ben chiaro che non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore (cfr vv. 5-8). Nella terza tentazione, il diavolo propone a Gesù di gettarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme e farsi salvare da Dio mediante i suoi angeli, di compiere cioè qualcosa di sensazionale per mettere alla prova Dio stesso; ma la risposta è che Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni: è il Signore di tutto (cfr vv. 9-12). Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io?”
"Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita” (Benedetto XVI, 13 febbraio 2013).
Mario Barbero
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