Gli inizi del ministero di Gesù, secondo Luca
Come Matteo e Marco, anche Luca inizia la narrazione del ministero pubblico di Gesù col racconto della predicazione di Giovanni Battista. In Luca vi sono però alcune peculiarità importanti.
Giovanni il Battista
Innanzitutto il grande sincronismo storico (Lc 3,1-4) che collega l’attività di Giovanni Battista (e di Gesù) sia alla storia profana che alla storia religiosa d’Israele: «Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia».
Poi la predicazione parenetica del Battista: oltre ad annunciare «colui che viene» e invitare alla conversione, in Luca il Battista offre anche delle istruzioni molto pratiche per specificare quali debbano essere i frutti della conversione, indicazioni a vivere la conversione nella vita pratica quotidiana per le folle, i pubblicani e i soldati (Lc 3,10-14): «Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”. Rispondeva loro: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: “Maestro, che cosa dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi, che cosa dobbiamo fare?”. Rispose loro: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre”».
Alla predicazione del Battista, Luca collega subito la notizia del suo arresto per mano di Erode (Lc 3,18-20): «Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Ma il tetrarca Erode, rimproverato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione».
L’inizio dell’attività pubblica di Gesù
Il battesimo di Gesù (Lc 3,21-23): «Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”». La scena del battesimo di Gesù in Luca ha delle carratteristiche proprie. Gesù è battezzato assieme al popolo. Non viene descritto il momento del battesimo ma quello che succede dopo: il centro del racconto è il cielo che si apre, la colomba che appare (simbolo dello Spirito) e la voce dal cielo che dichiara l’identità di Gesù, figlio diletto. Il battesimo è l’investitura di Gesù come profeta e guida del popolo messianico. Si può ancora osservare che l’evento della teofania avviene mentre Gesù prega. Luca è l’evangelista che parla più frequentemente della preghiera e che sottolinea come Gesù prega nei momenti più importanti della sua vita: battesimo, prima di scegliere gli apostoli, prima della professione di fede di Pietro a Cesarea, alla trasfigurazione, prima di insegnare il Padre nostro, al Getsemani e sulla croce.
La genealogia di Gesù (Lc 3,23-38) che nel Vangelo di Matteo è proprio all’inizio (1,1-7), in Luca viene collocata dopo il racconto del Battesimo che ne ha rivelato l’identità del «Figlio amato» e apre quindi alla narrazione dell’attività di Gesù. La genealogia di Luca è più lunga di quella di Matteo, non si ferma ad Abramo ma risale sino ad Adamo. «Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Mattat, figliodi Levi, …figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio».
Mentre Matteo sottolinea il collegamento con Abramo e Davide per mostrare che Gesù è il Messia promesso, Luca vuole evidenziare l’universalità di Gesù figlio di Adamo, figlio di Dio, non solo Messia per i Giudei ma Salvatore di tutti gli uomini, punto verso cui converge tutta la storia. Luca pone la genealogia all’inizio del ministero di Gesù, per evidenziare che l’inizio del suo ministero pubblico è una svolta importante nella sua vita.
La pagina della genealogia con tanti nomi, quasi un arido elenco telefonico, è in realtà un’affermazione eloquente del radicamento di Gesù, figlio di Maria di Nazareth, nella storia del suo popolo e nella storia della famiglia umana. Non senza ragione è stato osservato che nella Bibbia, dopo il nome di Iahweh (che ricorre 6828 volte), il nome più frequente è «ben», «uios», cioè «figlio» (che ricorre 4929 volte). Perché ogni essere umano è figlio e perché la nostra salvezza ci è stata portata dal Figlio di Dio che ha preso carne nella famiglia umana.
di Mario Barbero
Mario Barbero
Ultimi post di Mario Barbero (vedi tutti)
- 09/ Gesù. Un identikit - 18 Settembre 2023
- 08/ Gesù. Dalla Galilea a Gerusalemme - 17 Luglio 2023
- 07/ Gesù. La vita pubblica in Galilea - 12 Giugno 2023
Leave a Reply