Nella meravigliosa cornice montana della Certosa di Pesio (Cuneo), luogo di preghiera e di ristoro spirituale, si sono svolte giornate preziose e intense nelle quali è stato possibile approfondire un testo della Sacra Scrittura audace e provocatorio che la tradizione antica, prima ebraica e poi cristiana, non di rado ha cercato di mitigare: il libro di Giobbe.
Il capolavoro letterario della corrente sapienziale è stato studiato e ampiamente commentato nel corso della “Settimana Biblica”, dal 21 al 26 luglio scorso, un’iniziativa solitamente organizzata nel cuore dell’estate dai Missionari della Consolata residenti presso la Casa di spiritualità della Certosa e indirizzata a religiosi e laici.
Quest’anno è toccato al biblista Angelo Fracchia (tra le altre cose, autore della rubrica biblica della rivista Missioni Consolata) assumere il compito di guidare le oltre cinquanta persone partecipanti, provenienti da varie località d’Italia, alla ricerca del significato profondo del Libro di Giobbe.
Lo studioso piemontese ha affrontato, con la competenza rigorosa e appassionata che lo contraddistingue, l’analisi filologica dei quarantadue capitoli che compongono l’opera.
Il testo, generalmente poco conosciuto e poco utilizzato nella liturgia, evoca l’idea della pazienza, tanto che “paziente come Giobbe” è un’espressione usuale.
Al contrario la lettura esegetica rivela un Giobbe tutt’altro che paziente, piuttosto un contestatore tenace che grida con toni drammatici, a tratti persino blasfemi, la propria ribellione di fronte al male e al patimento gratuito degli innocenti.
Giobbe interpella in modo diretto l’Altissimo con parole coraggiose, tra le più audaci che la Bibbia contenga: «Ma io all’Onnipotente voglio parlare, con Dio desidero contendere» (Gb 13,3).
Nelle sue parole, dunque, trova espressione la disperata domanda che erompe dal cuore di ogni uomo e di ogni donna di fronte al dolore ingiustificato e inatteso.
Ma il cuore dell’opera non sta tanto nel problema della sofferenza dell’innocente, quanto piuttosto nell’immagine che l’uomo ha di Dio quando sperimenta in sé e attorno a sé la sofferenza. E l’immagine di Dio che emerge dalla lettura della vicenda di Giobbe è quella di un Dio che non toglie la sofferenza e neppure la spiega, ma la riempie della Sua presenza, in una relazione d’amore che è fondata sulla libertà: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto», dice Giobbe (Gb 42,5).
La “Settimana Biblica” ha avuto avvio nella serata di domenica 21 luglio con un raffinato concerto a tema, animato dal chitarrista Saverio Fogliaro, neolaureato al conservatorio di Parma, e dalla cantante portoghese Dulce Correia, insegnante di musica corale all’istituto gregoriano di Lisbona.
Lunedì mattina 22 luglio, Chiara Mori, docente all’I.S.S.R. di Fossano, ha introdotto le sessioni di studio esponendo le premesse alla comprensione dei testi sapienziali e alle tematiche del libro di Giobbe. A conclusione del corso, venerdì 26 luglio, Sergio Carletto, anch’egli docente presso l’I.S.S.R. di Fossano, ha presentato un’ottima sintesi dei vari approcci filosofici che negli ultimi due secoli ne hanno caratterizzato lo studio e l’interpretazione.
La “Settimana Biblica” è stata anche un’occasione d’amicizia e di scambio fra i partecipanti che hanno potuto godere appieno della bellezza della natura e della quiete del luogo ritmata dai momenti di preghiera in unione con la Comunità religiosa.
di Stefania Trombetta
Stefania Trombetta
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