Terminano con questa puntata le riflessioni dedicate all’Eucaristia.
LA PAROLA (Mt 11,25-26)
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt 11,25-26).
Oggi la Parola invita a soffermarci sul momento dell’invio, vero e proprio mandato missionario dei fedeli.
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Andate, la Messa è finita». È il momento di andare, di glorificare, di annunciare, di portare quel Qualcuno che ha ripresentato sull’altare il suo sacrificio per la nostra salvezza.
C’è però una condizione per far sì che la linfa vitale comunicata dal Padre possa trasmettersi: è la semplicità; ovvero, l’umiltà del cuore, di chi si abbandona a Dio, di chi vuole lasciarsi invadere da Lui. È così che la Messa acquista il proprio valore e diffonde la Vita.
Nella Messa si è rinnovata la nostra amicizia con il Signore; lo abbiamo incontrato nell’ascolto della Parola, nell’Eucaristia, nella comunione con i fratelli uniti a noi in preghiera. Da tutto ciò nasce un nuovo modo di intendere il nostro rapporto con le cose e con i valori. La Messa si trasferisce nella concretezza del quotidiano ed è qui che si muove la nostra conversione.
VIVERE LA MESSA
Lo sappiamo ormai benissimo tutti: il più delle volte le nostre celebrazioni eucaristiche «lasciano il tempo che trovano» e non riescono a trasformarsi in pratica. Il primo ostacolo che rende difficile questo salto qualitativo è la “routine”, l’abitudine alla Messa, intesa come un obbligo noioso da adempiere il più velocemente possibile.
Se rimaniamo intrappolati in un tale ingranaggio, rischiamo di non partecipare all’incontro eucaristico e di non collocarci nella dimensione di autenticità che, invece, ci porterebbe a configurarci attivamente nell’Amore di Gesù. Il secondo problema è l’attaccamento al peccato, che frena il nostro cammino cristiano. In questo caso ci soccorre il Sacramento della Riconciliazione, che ci aiuta a superare la nostra ostinazione nel coltivare l’errore e nell’indugiare prima di far cadere le maschere. Un altro impedimento è la realtà superficiale, distratta, pagana dell’oggi, dalla quale veniamo ogni tanto affascinati e coinvolti.
L’«andare a Messa» deve farci crescere nella certezza della nostra appartenenza a Cristo, della nostra consacrazione battesimale e della nostra ripetuta consacrazione nel Suo corpo e nel Suo sangue, che ci immerge negli altri affinché diventiamo lievito, testimoni luminosi di un così immenso Amore.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II definisce la Messa “fonte e culmine della vita cristiana”: e ciò perché la Messa è Cristo, che si offre al Padre e porta noi stessi all’offerta della nostra croce personale, delle nostre fatiche, delle nostre scelte. È la riscoperta della fiducia che Dio nutre nei nostri confronti, di quello che siamo ai suoi occhi.
IL RUOLO DI MARIA
Nell’esperienza di un’Eucaristia viva appare chiaro il ruolo della Madonna, che ci consente di accogliere Gesù, il mistero della salvezza. La mediazione di Maria, nell’orazione eucaristica, ci sorregge nella realizzazione dei frutti della Messa:
_ una decisa rottura con il peccato, perché la nostra Messa sia pura e la nostra fedeltà più importante;
_ una relazione più intensa con il Signore, nell’intuizione dell’accezione profonda della Messa che è Calvario e Resurrezione;
_ una reale apertura alla carità, al perdono, al servizio;
_ un autentico sentimento di comunione, di Chiesa. La Chiesa è iniziata intorno a Maria e Lei rinforza i nostri tentativi di collaborazione e di unità.
a cura di p. Francesco Peyron e degli animatori della Scuola di Preghiera della Certosa di Pesio
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22 – 27 agosto 2011
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Francesco Peyron
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