Una comunità vivace (anche troppo)
Sono poche le comunità cristiane del tempo di Paolo che conosciamo così bene come quella di Corinto.
I suoi problemi di convivenza tra ricchi e poveri, gli scandali privati e pubblici di alcuni dei suoi membri, la tentazione costante di lasciarsi attrarre dai costumi di una società decadente e corrotta, cioè tutte quelle fragilità umane nelle quali possiamo vedere rispecchiate le nostre fragilità.
Però questa era solo una parte della realtà. L’altra parte mostra una comunità entusiasta e impegnata, nella quale tanto gli uomini che le donne sono coscienti dei doni e carismi ricevuti e li pongono a disposizione, servizio degli altri, sebbene talvolta in modo disordinato e tumultuoso. Conosciamo le loro celebrazioni eucaristiche e la preoccupazione dei loro capi (dai quali Paolo riceve informazioni) quando la celebrazione della Cena del Signore si distacca dall’impegno di servizio e solidarietà verso i più poveri.
Insomma una comunità viva che serve di esempio e sfida la passività e l’apatia di molti cristiani di oggi.
Il contesto sociale in cui vivono i Corinti è molto simile al contesto di gran parte delle nostre comunità: i quartieri, le periferie povere delle grandi città, lo spostamento dei migrant in cerca di lavoro, la convivenza con persone di cultura e religione diversa, la seduzione quasi irresistibile che esercita un ambiente con valori anticristiani come il potere, l’indifferenza, il sesso, la droga, le orge, la difficoltà di nuotare contro corrente.
Per questo motivo i consigli e le ammonizioni e le parole evangeliche di Paolo risuonano oggi ai nostri orecchi con la stessa attualità e urgenza e soprattutto con la stessa potenza trasformatrice dello Spirito, come duemila anni fa.
Introduzione alla Prima lettara ai corinti
Nota bene 1: nel presentare questa lettera seguirò da vicino il commento che ne fa il mio antico professore all’Istituto Biblico, padre Luis Alonso Schoekel, in «La Biblia de nuestro pueblo», Biblia del Peregrino, America Latina, 2006, che trovo particolarmente stimolante e attuale.
Nota bene 2: la prima lettera ai Corinti, scritta intorno al 54-57 d.C., ci trasmette le due più antiche testimonianze scritte sull’Eucaristia (11,23-34) e sulla Risurrezione (15,3-11).
Corinto è la capitale della provincia romana dell’Acaia dal 27 a.C., per la sua posizione geografica e strategica, i suoi due porti sul mare e gli edifici sontuosi, era una città cosmopolita, la terza dell’impero, con quasi mezzo milione di abitanti, tra i quali vi era un gran numero di schiavi e una ragguardevole minoranza di guidei.
Alla prosperità economica si abbinava una vita licenziosa: il suo tempio principale era dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore, attorno al quale si praticava la prostituzione sacra (a questo allude 6,15-20), facendo di Corinto la città del piacere.
Corinto era anche la confluenza di religioni e culti disparati importati da popolazioni eterogenee e da predicatori itineranti. A Corinto si celebravano periodicamenti importanti eventi sportivi chiamati “giochi istmici”.
La chiesa di Corinto: La nascita della Chiesa di Corinto avviene nel secondo viaggio missionario di Paolo, avvenuto tra il 50 e il 52 d.C.:
1Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. 4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
At 18,1-11
5Quando Sila e Timòteo giunsero dalla Macedonia, Paolo cominciò a dedicarsi tutto alla Parola, testimoniando davanti ai Giudei che Gesù è il Cristo. 6Ma, poiché essi si opponevano e lanciavano ingiurie, egli, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente. D’ora in poi me ne andrò dai pagani». 7Se ne andò di là ed entrò nella casa di un tale, di nome Tizio Giusto, uno che venerava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e molti dei Corinzi, ascoltando Paolo, credevano e si facevano battezzare.
9Una notte, in visione, il Signore disse a Paolo: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, 10perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». 11Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio.
Dopo il fiasco di Atene
A Corinto Paolo arriva dopo l’apparente fiasco di Atene (Atti 17), entrando inerme, solo con il suo vangelo, in quel formicaio di culture. Un predicatore di un altro culto orientale ancora più strano.
Fu accolto da Aquila e Priscilla, una coppia di ebrei convertiti al cristianesimo, espulsi, insieme ai giudei da Roma da un editto dell’imperatore Claudio (anno 49 d.C.). Lì si fermò l’Apostolo per un anno e mezzo. Respinto dai Giudei, egli reclutò convertiti soprattutto tra la gente commune (plebei) e gli schiavi della città, formando di essi una comunità cristiana.
Il messaggio di Paolo per costoro era “buona notizia” che dava loro dignità umana e infondeva speranza. A giudicare dai documenti che ci sono rimasti, a nessuna comunità Paolo dedicò tante attenzioni e preoccupazioni. In un certo senso, Corinto fu la comunità Paolina per eccellenza.
Evangelizzare in Corinto era annunciare la Buona Novella a tutte le nazioni riunite e mescolate disordinatamente. Era sperimentare l’incontro e lo scontro tra cristianesimo e paganesimo, era seguire da vicino, con ansietà e zelo apostolico, la crescita rapida e confusa di una comunità di neofiti, piante tenere esposte al paganesimo circostante con le sue dottrine e i suoi costumi decadenti. Questi neofiti, per quanto battezzati, non si erano ancora liberati dalla zavorra di un passato pagano recente.
Occasione, scopo e data della prima lettera ai corinti
L’occasione della lettera la conosciamo dalla lettera stessa. Paolo si trovava ad Efeso (anni 54-57), impegnato nell’evangelizzazione di quella grande capitale marina dell’Asia, quando gli arrivarono brutte notizie da Corinto. Allora scrisse loro una prima lettera (5,9) che non ci è pervenuta. Arrivarono poi altre notizie allarmanti riguardo a divisioni interne e scandali nella comunità. Alle notizie si accompagnavano domande riguardanti punti di dottrina e comportamenti da seguire. A tutte queste inquietudini della comunità Paolo rispose con quella che oggi chiamiamo Prima Corinzi.
Caratteristiche della lettera
Sebbene la lettera voglia essere una risposta a una varietà di questioni e problemi concreti, Paolo, rimproverando abusi e rispondendo a dubbi, ci lascia le linee maestre del Vangelo che predica, riscattando l’autentica e completa “memoria di Gesù” per una comunità che ne stava dimenticando una parte essenziale, forse a motivo dell’euforia propria dei nuovi convertiti: la croce di Cristo, che è l’altra parte essenziale della risurrezione gloriosa.
E così, con la forza e la sapienza di Dio manifestata in un Messia glorificato, l’apostolo ammonisce, corregge e anima la sua comunità favorita a dare quotidiana testimonianza di unità e di solidarietà con i più poveri ed emarginati, coi meno favoriti e di dare esempio di una condotta morale esemplare in mezzo a quella società corrotta.
Questa vita di impegno cristiano è possible solamente a partire dall’abnegazione e sacrificio gioioso proprio di un credente che conosce e accetta la sua condizione di pellegrino che deve caricarsi della croce di Cristo mentre si avvia a partecipare della sua risurrezione.
Se si deve trovare un tema che unifica tutta la lettera, lo si può identificare nel tema della croce di Cristo.
Senza pretese e senza sfoggio, Paolo compone un testo di eccezionale valore letterario che ci rivela la straordinaria ricchezza umana di un uomo che si sa mostrare sereno e conciliante, ma anche mordace, ironico, scandalizzato, ferito, per arrivare a essere affettuoso e tenero con la sua comunità preferita.
Schema e contenuto della lettera
Il ricco contenuto della lettera, dopo il preambolo e prima della conclusione, può essere suddiviso in tre parti:
- Preambolo 1,1-9.
- Divisioni e scandali, 1,9-6,20:
A) I partiti nella chiesa di Corinto, 1,10-4,21;
B) il caso di incesto, 5,1-13;
C) l’appello ai tribunali pagani, 6,1-20. - Risposte/Soluzioni di diversi problemi, 7,1-14,40:
A) matrimonio e celibato, 7,1-40;
B) gli “idolotiti” (vittime sacrificate agli idoli), 8,1-10,33;
C) Il buon ordine nelle assemble, 11,1-14,40. - La risurrezione dei morti 15,1-58.
- Conclusione 16,1-24.
di Mario Barbero
Mario Barbero
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