Dal mese di Giugno sono stato colpito dal covid e mi hanno trasferito dal Sud Africa al Kenya ove grazie a Dio sono stato curato. Riconoscente alla Vergine Consolata riprendo da Nairobi questo breve commento alla Prima Corinti dal capitolo quarto ove Paolo descrive in termini commoventi la sua esperienza di essere ministro di Cristo, parole quanto mai appropriate e attuali per ogni ministro di Gesù.
Ministri di Cristo (1Cor 4,1-23)
Paolo entra ora sul terreno personale, rispondendo alle critiche dei Corinti con tutta la ricchezza del suo carattere forte e passionale. Abbiamo qui un Paolo duro e talora affettuoso, ironico e mordace, ferito ma senza rancore e, soprattutto, sincero.
Quella piccola elite sofisticata di corinti lo considerava un giudeo Cristiano al di sotto del prestigio intellettuale di Apollo?, vi erano altre critiche o dicerie su di lui?
L’apostolo si difende. Lui conosce la mediocrità e la poca intelligenza dei suoi avversari, però accetta di lasciarsi prendere in giro. Comincia col dire che l’importante è che la gente consideri lui e i suoi compagni come servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (1) e che la cosa più importante per un servitore è essere fedele (2), nè più nè meno.
1Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. 3A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, 4perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! 5Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.
1Cor 4,1-5
Aggiunge che a lui importano ben poco le critiche e che nemmeno lui giudica se stesso. Il giudizio lo lascia a Dio. La coscienza non gli rimprovera nulla, ma è disposto ad ammettere i suoi sbagli. Si lancia quindi in una lunga e appassionata confessione di ciò che ha significato e significa essere servitori di Dio e fedeli alla missione ricevuta. E cioè: essere ritenuti come gli ultimi e come condannati a morte, come spettacolo da burla, come pazzi, patire fame e sete, andar mezzo nudi, essere disprezzati, vagare all’avventura, ricevere colpi, fatiche, sofferenze fisiche e calunnie, insulti, persecuzioni.
6Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto, perché impariate dalle nostre persone a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. 7Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?8Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. 9Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. 11Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, 12ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
1Cor 4,6-13
Il finale è commovente “siamo la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti fino ad ora (13). A tutto questo, i missionari del vangelo rispondono con l’attitudine di Cristo: «Bbenediciamo… resistiamo…consoliamo» (12 s).
1Cor 4,14-21
Il contrappunto di questa litania di sofferenze lo pone in contrasto con l’attitudine autosufficiente dei Corinti rievocata da Paolo con ironia: si credono prudenti, forti, stimati.
Già prima aveva rinfacciato loro il loro complesso di superiorità, essere pieni di vanagloria come se fosse loro ciò che hanno ricevuto gratuitamente da Dio, come se stessero già regnando e non piuttosto ancora camminando sotto il segno della croce di Cristo. Alla fine ricompare il Paolo pieno d’amore, il padre che ammonisce i suoi figli che ha generato per il Cristo. Promette una sua visita e questa volta si presenterà loro non tremebondo e pieno di paura.
14Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. 15Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo. 16Vi prego, dunque: diventate miei imitatori! 17Per questo vi ho mandato Timòteo, che è mio figlio carissimo e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria il mio modo di vivere in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa. 18Come se io non dovessi venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d’orgoglio. 19Ma da voi verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto non già delle parole di quelli che sono gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare. 20Il regno di Dio infatti non consiste in parole, ma in potenza. 21Che cosa volete? Debbo venire da voi con il bastone, o con amore e con dolcezza d’animo?
di Mario Barbero
Le precedenti puntate su 1Corinti:
05/ 1Corinti. Sapienza di Dio, dignità dell’uomo
04/ 1Corinti. Discordie e sapienza
03/ 1Corinti. La Chiesa di Corinto
02/ 1Corinti. Partire da… Filemone
Mario Barbero
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