La sapienza superiore (1Cor 2,1-9)
Gesù Cristo e Cristo crocifisso.
Paolo non ha predicato Gesù Cristo come maestro di sapienza umana, ma come Messia Crocifisso. La fede dei Corinzi non può fondarsi perciò sul prestigio dei predicatori ma sulla forza dello Spirito (v.5).
1Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. 2Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 3Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. 4La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
1Cor 2,1-5
La sapienza misteriosa di Dio.
Il tema della sapienza (Sophia) è familiare al pensiero greco, ma Paolo usa questo tema per spiegare che la vera sapienza cristiana non è di natura umana ma opera dello Spirito che illumina il mistero del crocifisso.
6Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. 7Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. 8Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9Ma, come sta scritto: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano.
1Cor 2,6-9
Paolo è quasi ossessionato da un’idea: l’elezione gratuita dei Corinti da parte di Dio. Ritorna alla carica ricordando come, arrivando a Corinto, egli si presentò davanti a loro senza prestigio nè saggezza umana convincente, ma debole e tremante di paura. Suo sapere e sue credenziali erano solamente Gesù e Gesù crocefisso.
Paolo perciò non fu il portatore di un messaggio umano superiore. La sua forza persuasiva procedeva dallo Spirito ed era lo Spirito che ha donava ai Corinti la misteriosa Sapienza divina.
Per avvicinarsi a questo pensiero, Paolo ricorre a Is 64,3 «nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito, nè mente umana ha concepito», completando le parole del profeta con questa frase finale di suo pugno «ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano» (v.9). Vi è forse un modo migliore per descrivere l’esperienza di Dio che continua ad affascinare gli uomini e le donne di oggi ai quali lo Spirito del Crocifisso è venuto incontro?
La sapienza rivelata dallo Spirito (1Cor 2,10-16)
10Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. 11Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. 12Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. 13Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. 14Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito. 15L’uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. 16Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo.
1Cor 2,10-16
Paolo continua approfondendo il tema con un paragone, e dice: nessuno conosce in profondità una persona se questa non gli rivela il suo intimo. L’intimo segreto di una persona lo conosce solamente lei stessa (Pr 14,10; 20,27) e solo questa può rivelarlo a un’altra persona. Perchè si realizzi questa comunicazione, deve esistere una sintonia tra la persona che apre le porte del suo intimo e la persona che è invitata a entrare in questo mistero umano. Similmente, dice Paolo, solo lo Spirito conosce l’intimo di Dio e a lui tocca rivelarlo e farlo capire. A Paolo, come intermediario, tocca comunicare opportunamente agli altri ciò che lui ha ricevuto per rivelazione. Da parte loro, i Corinti debbono sintonizzarsi con lo Spirito perchè la comunicazione si realizzi. Per l’Apostolo questa sintonia è possedere il pensiero di Cristo (v. 16). Senza questa sintonia tutto ciò che proviene dallo Spirito sembrerà una pazzia incomprensibile. Non è pazzia tutta la vita di Gesù, la sua opzione per i poveri e gli emarginati, il perdono offerto ai nemici, la sua stessa morte in croce? Non sono stati tacciati di pazzi, utopici, idealisti tutti coloro che hanno tentato e tentano di seguire Gesù sino alle conseguenze più radicali? Paolo insiste una volta di più sul protagonismo dello Spirito di Cristo come rivelatore del mistero di Dio.
Immaturità e dignità dei Corinti (1Cor, 3,1-23)
I Corinzi che si dividono in gruppetti per fare tifo a questo o a quel predicatore (Paolo, Cefa, Apollo), dimostrano di essere ancora bambini nella fede. Paolo li invita a superare questa mentalità puerile e mondana (che egli chiama «carnale»).
1Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, 3perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?
1Cor, 3,1-3
Dopo aver stabilito i grandi principi cristiani sui quali costruire ogni comunità credente, Paolo affronta i problemi concreti dei suoi cari Corinti, motivo per cui ha inviato loro questa lettera da Efeso, dove lo avevano raggiunto le cattive notizie. Rimandando a più tardi la trattazione di altri temi, l’Apostolo comincia col problema principale: le invidie e discordie che dividono quella comunità in fazioni (v. 4).
4Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? 5Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. 6Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. 7Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. 8Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. 9Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
1Cor, 3,4-9
Prima di tutto l’Apostolo cerca di capirli e quasi di scusarli. Dice che all’inizio potè parlare loro solo come a bambini nella vita cristiana e pertanto nutrirli solo di latte, non di cibo solido che non avrebbero potuto digerire. Questa immaturità non è già durata troppo a lungo?
Continuando il suo discorso Paolo comincia a smantellare i partiti basati sul culto della personalità: «chi è Apollo? Chi è Paolo?» (v.5). Perciò utilizza due bellissime immagini circa la comunità cristiana, simbolo di ogni comunità umana, tratte dalla tradizione biblica.
La prima: «Voi siete il campo di Dio, siete l’edificio di Dio» (v.9). I ministri e servitori della fede non sono padroni della comunità, essi piantano, irrigano, costruiscono, edificano, cioè «siamo collaboratori di Dio» (v 9), però solo Dio fa crescere e «nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Gesù Cristo» (11, cf. Ef 2,20-22).
La seconda: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito abita in voi?» (16). Nel tempio di Gerusalemme risiedeva la Gloria di Dio, era un’istituzione venerata e rispettata (cf Ger 7 e 26; Mt 21,12-16). Il nuovo tempio di Dio non è un recinto, dice Paolo. Non è fatto di pietre, ma di vita: il nuovo tempo sono gli uomini e le donne di questo mondo, senza distinzione di religione, razza o nazione. Questo tempio è santo, in esso abita Dio.
Nessuno ha mai detto cose tanto sublimi sulla dignità della persona umana. E nessuno è stato tanto radicale e chiaro nel condannare tutti quelli che distruggono, abusano, discriminano, disprezzano o si dimenticano di questo tempio di Dio. «Dio li distruggerà perchè il tempio di Dio, che siete voi, è sacro» (17).
10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. 14Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. 15Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
1Cor, 3,10-23
18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. 20E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani.
21Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
L’uomo è santuario di Dio
Queste parole rivoluzionarie di Paolo debbono continuare a inquietare e questionare le nostre comunità cristiane di oggi. Il luogo privilegiato per rendere culto a Dio non sono le chiese, santuari, centri di pellegrinaggio o il luogo preferito dalla devozione di ognuno, bensì le persone, specialmente quelle che sono i santuari di Dio profanati: i poveri, gli emarginati, gli affamati, gli emigrati, i bambini di strada e tutto questo «lungo eccetera» della natura umana. Se non scopriamo e diamo culto a Dio che abita in essi, non lo incontreremo nelle chiese o santuari perchè li avremo riempiti di idoli e falsi dei. Questo è l’orizzonte spirituale, la «mentalità di Cristo» che Paolo rivela sia ai Corinti che a noi. Tutto ciò che devia da questo orizzonte cristiano è «sapienza del mondo» e «pazzia per Dio».
Gli occhi illuminati di Paolo ci offrono un grande finale: «Tutto è vostro, voi siete di Cristo, Cristo è di Dio» (22). L’Apostolo riassume questa parte della lettera ritornando al tema imiziale: i cristiani di Corinto non appartengono a Paolo, o ad Apollo, o a Cefa, bensi sono essi che «appartengono a voi come ministri e collaboratori di Dio al servizio della comunità». Oppure, per dirlo in altro modo: non sono i cristiani che stanno al servizio dell’istituzione, o della gerarchia della chiesa, per elevata che questa sia, o di qualsiasi movimento ecclesiale di turno. Al contrario, non possiamo alienare la nostra libertà di pensiero e di azione o la nostra coscienza in un’obbedienza servile ai nostri capi, nè questi possono imporci il silenzio, finchè ci muoviamo entro la tradizione apostolica.
Tuttavia, state attenti, aggiunge Paolo, neppure voi siete il centro. La comunità cristiana non è una democrazia indipendente, libera e sovrana, padrona del suo destino. Il centro della comunità è Cristo, nello stesso modo nel quale Cristo fece del regno di Dio il centro della sua vita e missione (vv. 22-23).
di Mario Barbero
Mario Barbero
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