Siamo a Neisu, nel Nord Est del Congo RD, in una delle zone più difficili del paese, tra miseria, conflitti, sfruttamento, assenza di infrastrutture. Qui, l’Ospedale Notre Dame de la Consolata offre accoglienza e cure a tutti coloro che ne hanno bisogno.
Il progetto Amico ospadale Neisu ha l’obiettivo di rafforzare il servizio offerto alle migliaia di persone, spesso indigenti, della zona.
La Repubblica Democratica del Congo (Rdc), con una superficie di 2,3 milioni di km2, è tra i più vasti paesi dell’Africa (il terzo dopo Sudan e Algeria), otto volte l’Italia, e trentatrè volte il Belgio, di cui è stato colonia.
Attraversato dall’Equatore, il paese ha un unico piccolo sbocco lungo 40 km sull’Oceano Atlantico. È occupato nella sua parte centrale dal bacino del fiume Congo, il secondo più lungo d’Africa dopo il Nilo: 4.700 km, in gran parte navigabili, che rappresentano un’importante linea di comunicazione e di traffici commerciali.
Intorno al fiume Congo, si sviluppa una densa foresta tropicale che diventa savana verso il confine con il Sudan e la Repubblica Centrafricana a Nord, mentre la parte orientale e quella meridionale del paese sono caratterizzate da aree montuose che raggiungono, con il Pic Marguerite, i 5.119 metri.
Il clima tropicale prevede due stagioni: quella delle piogge e quella secca, che si alternano invertite a seconda che ci si trovi a Nord o a Sud dell’Equatore.
Neisu e l’Alto Uele
L’Ospedale Notre Dame de la Consolata di Neisu, è un ospedale rurale, situato nel territorio di Rungu, a 30 km a Ovest di Isiro, la capitale della provincia Nord orientale dell’Alto Uélé.
La popolazione del territorio attorno a Neisu, circa 80mila abitanti, appartiene principalmente alle etnie Mangbetu e Bayogo, e conta una minoranza di Pigmei.
Le attività economiche principali sono l’agricoltura (arachidi, mais, banane, riso) e l’allevamento (capre, suini, pecore, pollame).
Nella parte settentrionale della provincia si trovano miniere di diamanti – perlopiù sfruttate artigianalmente – nelle quali lavorano soprattutto giovani. Tra questi, molti hanno contratto malattie polmonari, causate dall’attività mineraria, e a trasmissione sessuale, come l’Hiv.
Le sole vie di comunicazione sono strade in completa rovina.
L’ospedale di Neisu
L’ospedale ha iniziato la propria attività come dispensario nel 1984, grazie all’iniziativa di padre Oscar Goapper, missionario della Consolata e medico argentino, morto improvvisamente nel 1999 per una malattia a 47 anni.
Con il tempo, l’ambulatorio si è sviluppato divenendo un ospedale al quale giungono pazienti da Isiro e da tutta la provincia.
Alcuni, dopo la guarigione, attirati dalle infrastrutture e dalle possibilità di scolarizzazione, decidono di stabilirsi a Neisu.
La struttura attuale ha una capacità di 166 posti letto, più 25 letti nella nuova maternità. Impiega 5 medici, 50 fra infermieri e tecnici di laboratorio e radiologia, e altri 40 tra impiegati nei servizi amministrativi, addetti alla lavanderia, alle cucine, alla manutenzione, alle riparazioni, ecc.
I servizi offerti comprendono l’ambulatorio, la farmacia ospedaliera, il laboratorio analisi, la radiologia, il centro nutrizionale (Centre Bolingo), il servizio di medicina preventiva di comunità, unità operative di medicina generale, chirurgia, pediatria, ginecologia, ostetricia, e una nuova maternità. Si occupa inoltre di terapie e cure preventive (salute materna e infantile, educazione sanitaria e comunitaria).
Al nostro ospedale, poi, sono collegati 12 centri sanitari in piena foresta: punti di riferimento e consolazione per chi vive in zone lontane da Neisu e difficili da attraversare.
Curare i poveri
L’ospedale segue i programmi sanitari congolesi, ma non riceve finanziamenti pubblici. È, quindi, quasi interamente supportato dai missionari della Consolata, dato che le entrate non coprono le spese per medicinali, stipendi, alimenti, manutenzione e così via.
La vita, a Neisu, in piena foresta, è molto povera. La popolazione vive sulla soglia della sopravvivenza e fatica a pagare alimenti, cure, vestiti, scuola per i bimbi.
Qui è forte la realtà della famiglia allargata congolese che da un lato è positiva, ma dall’altro fa cadere tutto il peso del sostentamento sui pochi, a volte uno solo, che hanno un lavoro.
Molte volte, per pagare le cure e le medicine, anziché il denaro, le persone ci portano prodotti agricoli, riso, fagioli, mais che poi noi usiamo per il centro nutrizionale e per i poveri che ci visitano ogni giorno.
In molti casi, e sono tanti, vista la miseria di certe situazioni, concediamo dei crediti. Di fronte all’urgenza di salvare una vita, infatti, l’unica via possibile è quella di concedere un credito, anche se sappiamo che poi difficilmente lo recuperiamo. Siamo qui per non lasciare nessuna vita abbandonata alla sua sorte.
Altri, non avendo la possibilità di pagare le cure per intero, lasciano in pegno qualche oggetto, casseruole, vestiti o una vecchia moto quasi inutilizzabile.
Tra le difficoltà che affrontiamo ogni anno a ondate, con l’alternarsi delle stagioni, c’è quella dei periodi di grande afflusso di malati di malaria, sopratutto bambini, i più vulnerabili, ma anche adulti ed anziani.
Il progetto
Per continuare ad ampliare la qualità e il numero dei nostri servizi alla popolazione povera del territorio di Neisu, abbiamo in progetto di mandare a Kinshasa tre nostri operatori, tra cui un medico, perché si formino nei settori della diagnostica per immagini (radiografie, ecografie, ecg), della fisiokinesiterapia e delle analisi di laboratorio.
Qui, nella zona dell’Alto Uélé, non ci sono corsi di formazione. Bisogna andare in capitale, e i costi dei biglietti aerei, della formazione e dell’alloggio, sono troppo alti per le nostre risorse.
Per questo chiediamo un aiuto ai lettori di Amico, per migliorare la nostra capacità di accoglienza e di cura dei poveri che si rivolgono a noi.
di Ivo Lazzaroni
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Ivo Lazzaroni
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