Da due anni su Amico mi sono intrattenuto sugli Atti degli Apostoli che, fin da quando ho iniziato a insegnare Sacra Scrittura nel lontano 1969, è stato il mio libro biblico preferito, e che poi ho approfondito con la mia tesi presso la Catholic University of America su Priscilla e Aquila, coppia missionaria di collaboratori di Paolo: tesi ispirata dall’esperienza del Marriage Encounter (Incontro matrimoniale).
Tra i mei studi biblici a fine anni ’60 a Roma e il mio dottorato biblico a Washington DC nel 2001, in mezzo, e dopo, c’è stata la grazia di poter lavorare con coppie di sposi in Africa, in Italia e in Nord America.
Con esse ho scoperto più a fondo la realtà della «chiesa domestica», che era propria dei primi cristiani e che fu richiamata dal Concilio Vaticano Secondo.
L’appuntamento mensile con Amico mi ha stimolato a rivisitare Atti e vedere la sua attualità nel mondo di oggi.
Negli anni 2018-19, quando ero a Rivoli, con un gruppetto di persone che si riuniva settimanalmente e che, creando il gruppo WhatsApp, abbiamo chiamato «Atti degli Apostoli», abbiamo camminato con Atti, e poi proseguito il cammino con la lettura della Prima lettera di Paolo ai Corinti.
Ci siamo dati un tema: È possibile essere cristiani in una società pagana e corrotta?
Guardando da vicino le chiese paoline e, in particolare, Corinto, che ha dato tanti problemi a Paolo, e per questo (fortunatamente) lo spinse a scrivere loro varie lettere, appare impressionante l’attualità della condizione dei primi cristiani.
Mi ha poi confortato vedere recentemente pubblicato in Italia il libro di Leonardo Longanesi dal titolo Vivere da cristiani in un mondo non cristiano. L’esempio dei primi secoli, Lindau, 2020.
All’inizio del suo soggiorno a Corinto, Paolo si sentì dire dal Signore in una visione: «Non aver paura, continua a parlare e non tacere perché io sono con te e nessuno potrà farti del male in questa città ove io ho un popolo numeroso» (At 18, 9-10).
Paolo si fermerà un anno e mezzo insegnando ai Corinti la parola di Dio, aiutato da Aquila e Priscilla, dando origine a una comunità fervorosa, talora litigiosa e ricca di doni. È per sostenere quella comunità tumultuosa e fragile che Paolo ha scritto la Prima Lettera ai Corinti.
Alla piccola chiesa di Corinto che vive in una società corrotta (come quella odierna), Paolo propone la radicalità del vangelo: Cristo crocifisso; richiama le realtà della fede: risurrezione ed eucaristia; e uno stile di vita caratterizzato dalla carità e dalla coscienza di essere corpo di Cristo abitato dallo Spirito Santo.
Per la Chiesa di oggi, invitata da Papa Francesco a essere chiesa in uscita, Prima Corinti può essere di ispirazione e incoraggiamento, anche come modello di comunità fragile e imperfetta, eppure audace nel testimoniare una realtà più grande della propria debolezza: la presenza di Gesù risorto nel mondo.
La Chiesa «piccolo gregge», la scopro anche adesso che sono in Sud Africa, ove i Cattolici sono una esigua minoranza (il 10%) della popolazione, con una storia travagliata eppure chiamata a vivere e testimoniare la vitalità del Vangelo in questa società.
di Mario Barbero
Per leggere i 20 articoli di padre Mario Barbero sugli Atti degli apostoli, clicca qui.
Mario Barbero
Ultimi post di Mario Barbero (vedi tutti)
- 09/ Gesù. Un identikit - 18 Settembre 2023
- 08/ Gesù. Dalla Galilea a Gerusalemme - 17 Luglio 2023
- 07/ Gesù. La vita pubblica in Galilea - 12 Giugno 2023