Atti degli Apostoli 15,36-18,22
Dopo le chiarificazioni avvenute nel concilio di Gerusalemme, la strada è aperta per riprendere il cammino missionario. Paolo prende l’iniziativa, invitando Barnaba a visitare i fratelli.
Dopo alcuni giorni Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la Parola del Signore, per vedere come stanno».
At 15,36
È questo l’incipit del secondo viaggio missionario, un viaggio pieno di sorprese che cambieranno progressivamente il piano iniziale di Paolo. Anzitutto la rottura con Barnaba (15,37), poi la scelta di nuovi compagni (Sila 15,38; Timoteo 16,1; Luca 16,10), e infine il cambio di itinerario (16,10) e l’arrivo in Europa.
Partito per ripercorrere le tappe del primo viaggio allo scopo di confermare le nuove comunità, questo secondo viaggio si caratterizzerà per un’apertura sempre più grande verso i pagani che raggiunge l’apice col discorso all’areopago di Atene (17,22-31) e la nascita di nuove comunità in Europa: Filippi, Tessalonica, Corinto.
Paolo si separa da Barnaba e si aggrega Sila (Silvano)
37 Barnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, 38 ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. 39 Il dissenso fu tale che si separarono l’uno dall’altro; Barnaba, prendendo con sé Marco, s’imbarcò per Cipro. 40 Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
At 15,37-40
Paolo e Barnaba, entrambi grandi missionari, hanno lavorato assieme ad Antiochia contribuendo alla crescita di quella comunità dinamica e missionaria. Inviati dalla comunità, hanno affrontato le disavventure del primo viaggio missionario, persecuzioni, sofferenze. Insieme sono andati a Gerusalemme a testimoniare come il Signore aveva aperto ai pagani la porta delle fede, e hanno difeso la necessità di non chiudere la porta della chiesa ai pagani. Dopo aver affrontato diverse difficoltà insieme, adesso si dividono perché hanno vedute diverse sull’accettazione di Marco come loro compagno. Paolo non si fida di questo giovane che li ha abandonati in Panfilia (13,13). Barnaba, «uomo di consolazione, di incoraggiamento», vuole dare a Marco una seconda chance ed è disposto a separarsi da Paolo.
Anche i grandi non sempre riescono a trovare l’accordo. Così si costituiscono due team missionari e due itinerari diversi. Barnaba e Marco vanno a Cipro e poi non sappiamo più cosa faranno, perché Luca si concentrerà sull’attività di Paolo. Paolo, invece, separatosi da Barnaba, prende Sila come suo compagno per andare a visitare le comunità di Siria e Cilicia.
Missione in Licaonia, incontro con Timoteo
41 E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
At 15,41
1 Paolo si recò a Derbe e a Listra. C’era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco; 2 egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3 Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4 Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5 Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
At 16,1-5
A Listra Paolo incontra un giovane cristiano, Timoteo, molto stimato della comunità, e lo aggrega al team. Paolo, che si era battuto contro la circoncisione, adesso fa circoncidere Timoteo perché altrimenti non potrebbe entrare nelle sinagoghe per annunciare il Vangelo. Paolo è rigido sui principi, ma prudente e realista nella prassi.
Paolo a Troade e cambia destinazione entrando in Europa
6 Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. 7 Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8 così, attraversata la Misia, discesero a Troade. 9 Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». 10 Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.
At 16,6-10
Cambio di rotta: Paolo vuole continuare a evangelizzare quelle regioni della provincia romana dell’Asia, ma incontra delle difficoltà. Inoltre una notte ha una visione (un sogno?) nella quale vede un Macedone che gli rivolge questo invito «vieni in Macedonia e aiutaci». Paolo lo interpreta come un messaggio dal cielo, decide di cambiare rotta ed entrare in Europa.
«Subito cercammo di partire per la Macedonia» (v.10): questa è la prima delle «sezioni del noi» (20,5-15; 21,1-18; 27,1-28,16), come gli studiosi chiamano questi testi che fanno parte di un diario di viaggio di un testimone oculare, che si pensa sia Luca il quale si aggrega a Paolo.
Filippi, città della Macedonia, battesimo di Lidia
11 Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e 12 di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; 13 il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 14 C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15 Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
At 16,11-15
La prima città visitata in Europa è Filippi, una città che deve il suo nome al suo fondatore, Filippo, il padre di Alessandro il Grande, e che adesso è una colonia romana. In questa città nasce la prima comunità europea fondata da Paolo e suoi collaboratori, con la conversione a Gesù di Lidia, una intraprendente commerciante di porpora. Lidia era nel gruppetto di donne che ascoltava Paolo e «il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo». In questa frase concisa è espresso il dinamismo dell’ascolto della parola che diventa decisione e conversione. Fu battezzata lei e la sua famiglia e la sua casa diventa la prima Chiesa di Filippi. A questa chiesa farà visita Paolo liberato dalla prigione per lasciare le ultime istruzioni prima di abbandonare la città (16,40).
Infatti, nel breve soggiorno a Filippi, Paolo e Sila vengono accusati: «Questi uomini gettano disordine nella nostra città. Sono giudei e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare» (16,21). Vi è una sollevazione contro di loro e i magistrati li fanno bastonare e mettere arbitrariamente in prigione, dalla quale verranno liberati miracolosamente, col miracolo ancor più grande della conversione del carceriere con la sua famiglia. Tutte queste avventure sono narrate in un racconto vivacissimo che si conclude con le rimostranze di Paolo per essere stati imprigionati senza processo e le scuse dei magistrati: «Vennero e si scusarono con loro, poi li fecero uscire e li pregarono di andarsene dalla città» (16,16-40).
Paolo e Sila a Tessalonica
1 Seguendo la via di Anfipoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c’era una sinagoga dei Giudei. 2 Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3 spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. 4 Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5 Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giasone li ha ospitati. 7 Tutti costoro vanno contro i decreti dell’imperatore, affermando che c’è un altro re, Gesù». 8 Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9 tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono.
At 17,1-9
Allontanati da Filippi, Paolo e Sila arrivano a Tessalonica e, senza perder tempo, incontrano un gruppo di giudei che si riuniscono in sinagoga. Paolo «come era sua abitudine vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle scritture». È raro l’atteggiamento di questi giudei di invitare Paolo per tre sabati in sinagoga. Ma ben presto altri giudei suscitano un subbuglio per fabbricare un’accusa di sovvertimento politico contro di loro. Sebbene Giasone paghi una cauzione e Paolo e Sila vengano rilasciati, l’ambiente si è fatto ostile e dovranno lasciare Tessalonica. Ai cristiani di Tessalonica Paolo scriverà la prima delle sue lettere per integrare la catechesi che aveva dovuto prematuramente interrompere.
Breve soggiorno a Berea
10 Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così. 12 Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. 14 Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città. 15 Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l’ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto.
At 17,10-15
Anche a Berea vi è una sinagoga e Paolo comincia ad annunciare il vangelo ai giudei i quali, eccezionalmente, lo accolgono con entusiasmo «e ogni giorno esaminavano le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così» (v. 11). Ma ben presto anche qui arrivano gli oppositori di Paolo e allora i cristiani di Berea fanno partire Paolo accompagnandolo fino ad Atene.
Paolo ad Atene
16 Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17 Discuteva frattanto nella sinagoga con i giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: «Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere un annunziatore di divinità straniere»; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19 Presolo con sé, lo condussero sull’Areòpago e dissero: «Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20 Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta». 21 Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.
At 17,16-21
Arrivato ad Atene senza i suoi collaboratori Paolo si aggira per la città. Luca annota qui sia il disgusto di Paolo verso i tanti segni di idolatria che il giudizio sugli Ateniesi «fanfaroni» (v.21). Ma ad Atene vi è una sinagoga e Paolo inizia di lì, per poi arrivare all’areopago ove bighellonano i filosofi, i quali quasi per scherzo lo invitano a presentare la sua filosofia. Paolo non si lascia sfuggire l’opportunità. Vale la pena leggere per intero questo discorso che oggi si trova anche scritto sulla collina dell’Areopago nell’acropoli di Atene.
Discorso all’areopago
22 Allora Paolo, alzatosi in mezzo all’Areòpago, disse:
At 17,22-32
«Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23 Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un’ara con l’iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo 25 né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27 perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo.
29 Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’immaginazione umana. 30 Dopo esser passato sopra ai tempi dell’ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31 poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
32 Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un’altra volta». 33 Così Paolo uscì da quella riunione. 34 Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Nella struttura del libro degli Atti il discorso nell’Areopago è il centro di questo viaggio avventuroso di Paolo dall’Asia all’Europa. Nel luogo simbolico della cultura greca, Paolo annuncia Gesù in un discorso ben costruito non basandosi sulle Scritture dell’Antico Testamento come fa quando si indirizza ai giudei, ma basandosi sulla ricerca religiosa dell’umanità che «cerca Dio come a tentoni». Vi sono alcune frasi memorabili. Partendo dal tempio al dio ignoto «ebbene colui che senza conoscere venerate, io ve lo annuncio», e continua con la citazione di autori greci che gli ascoltatori conoscono, per arrivare a presentare Gesù risorto come risposta alla ricerca religiosa. Ma è qui che il suo discorso viene interrotto. La risurrezione del corpo è troppo estranea alla concezione greca del corpo quale prigione dell’anima, e allora lo interrompono: «Ti sentiremo su questo un’altra volta. Così Paolo uscì da quella riunione». Tuttavia anche in questa città vi sono alcuni che diventanoi credenti e Luca ricorda due nomi.
Soggiorno di un anno e mezzo a Corinto
1 Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2 Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3 e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4 Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
At 18,1-4
Arrivato a Corinto dopo l’insuccesso di Atene e forse un po’ spaesato, incontra i coniugi Aquila e Priscilla che gli offrono ospitalità e lavoro nella loro attività di fabbricatori di tende. La casa e il posto di lavoro saranno i primi luoghi per testimoniare il Vangelo e iniziare la comunità cristiana di Corinto. Aquila e Priscilla, di cui Paolo parlerà in termini di grande riconoscenza nella lettera ai Romani (Rm 16, 3-5; cf 1 Cor 16,19; 2 Tim 4,19) chiamandoli «miei collaboratori in Cristo Gesù» (Rm 16,3) sono all’origine delle comunità di Corinto e di Efeso, modello di chiesa domestica e di dedizione laicale e sponsale alla missione cristiana.
5 Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani». 7 E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8 Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. 9 E una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città». 11 Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.
At 18,5-11
Arrivati Sila e Timoteo, Paolo si dedica full time alla predicazione, prende le distanze dai giudei e si dedica all’evangelizzazione dei pagani incoraggiato anche da una visione di Gesù che gli indirizza la promessa (fatta agli Undici in Mt 28,20): «Io sono con te, perché ho qui un popolo numeroso». A Corinto Paolo si ferma un anno e mezzo e nascerà una dinamica (e talora caotica) comunità cristiana che conosceremo meglio dalle due lettere che Paolo invierà loro e che rimangono tra i testi più vivaci del Nuovo Testamento per conoscere la vita delle prime comunità cristiane nel loro entusiasmo e nei loro problemi.
12 Mentre era proconsole dell’Acaia Gallione, i giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 13 «Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge». 14 Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un’azione malvagia, o giudei, io vi ascolterei, come di ragione. 15 Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende». 16 E li fece cacciare dal tribunale. 17 Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.
At 18,12-17
Una preziosa indicazione per la cronologia della presenza di Paolo a Corinto è offerta da questo incontro con Gallione (fratello del filosofo Seneca) perché si conosce l’anno in cui fu proconsole in Grecia negli anni 51-52 d.C. e serve a datare il soggiorno di Paolo a Corinto e a vedere l’indifferenza dei Romani a entrare in discussioni di quisquilie («questioni di parole o di nomi») religiose.
Ritorno ad Antiochia di Siria
18 Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19 Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21 Tuttavia prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà», quindi partì da Efeso. 22 Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.
At 18,18-22
Il soggiorno a Corinto si conclude con la partenza di Paolo accompagnato da Aquila e Priscilla in direzione di Efeso ove si fermano i coniugi e dove Paolo promette di tornare, ma frattanto sale a Gerusalemme e poi scende ad Antiochia da cui era partito per questo viaggio avventuroso.
Conclusione
Il secondo viaggio missionario è un viaggio avventuroso, pericoloso e fruttuoso; una sequela di sorprese che infrange ogni piano prestabilito, iniziando con il dissidio/separazione di Paolo da Barnaba.
Progettato per visitare le giovani comunità di Siria e Cilicia, cambia direzione ed entra in Europa, iniziando dalla Macedonia. Filippi, Tessalonica, Berea, Atene e infine Corinto dove nascono delle comunità non pianificate. In ognuna di queste città Paolo e i suoi compagni sono perseguitati e devono scappare anzi tempo senza portare a compimento la formazione. Solo a Corinto Paolo si ferma quasi due anni, coadiuvato dai coniugi Aquila e Priscilla. Opposizioni e persecuzioni sono le caratteristiche in ogni città ove arriva (eccetto Atene da cui non viene scacciato ma dove incontra ironia e commiserazione), eppure niente scoraggia Paolo e i suoi compagni che vanno avanti credendo nella qualità del loro messaggio e nella presenza di Colui a cui rendono testimonianza. L’icona di queste avventure è, per me, la scena di Paolo e Sila nella prigione di Filippi che cantano le lodi del Signore mentre gli altri prigionieri li ascoltano (16,25). Il fuoco dello Spirito illumina anche l’inferno della prigione.
di Mario Barbero
Mario Barbero
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