La pace è qualcosa di più della semplice assenza della guerra. Anzi, al contrario, la guerra è una delle conseguenze dell’assenza di pace.
La pace, scrive il papa nel suo messaggio per la giornata mondiale del 1 gennaio 2019 uscito oggi, è un grande progetto, fragile come un fiore «che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza», ma sperabile, perseguibile.
La pace, ci dice con forza, è una sfida della politica, di quella buona: la politica che non cerca interessi particolari, ma il bene comune, la politica che mette al centro la vita di tutti e di ciascuno, la libertà, la dignità, il creato.
La buona politica e quella cattiva
Il papa è chiaro: la buona politica che costruisce le condizioni della pace nella «casa comune» attraverso il rispetto e la promozione della persona, del bene comune, dell’ambiente, del dialogo leale tra i soggetti, con l’aiuto del diritto, è in contrapposizione netta a quella che nega i diritti, trasgredisce le regole, si arricchisce illegalmente, tende a perpetuarsi al potere, disprezza gli esiliati, è xenofoba e razzista, rifiuta di prendersi cura della terra o addirittura sfrutta le sue risorse in modo illimitato, genera sfiducia e paura nei giovani.
Partire da noi stessi
Sarebbe facile per ciascuno di noi giocare a mettere i vari personaggi politici attuali di fronte ai due elenchi di caratteristiche: il politico «buono» e quello «non buono». Sarebbe facile constatare che la gran parte avrebbe molte caratteristiche del profilo negativo. Il papa però non ci invita a farlo (anche se sarebbe forse utile provarci per ponderare meglio chi votare al prossimo turno).
Il papa fa di più: incornicia il discorso sulla buona politica, sui vizi di quella non buona, sulla preoccupazione per i giovani e la proliferazione delle armi e delle vittime delle guerre, dentro un invito personale e intimo. All’inizio del messaggio ci dice: ciascuno faccia come i discepoli, quelli ai quali Gesù ha detto «in qualunque casa entriate, prima dite: “pace a questa casa”». Alla fine del messaggio riprende: «La pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria:
– la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;
– la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé;
– la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire».
La politica della pace conosce le fragilità umane e se ne fa carico. «Sia questo dunque, conclude il papa, anche il mio augurio all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa casa!”».
di Luca Lorusso
Per leggera il messaggio del papa, clicca qui.
Luca Lorusso
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