Uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu riguarda l’acqua. Risorsa vitale, considerata infinita, ma in realtà sempre più scarsa. Per sensibilizzare i ragazzi al problema, proviamo a calcolarne il nostro uso.
Primo di tre schemi d’incontro sugli obiettivi di sviluppo sostenibile 2015-2030 dell’Onu.
Durata dell’incontro: 2h circa.
Destinatari: massimo 30 persone, dai 14 anni.
Materiale: carta, cartelloni, pennarelli, pc e proiettore.
Quando si parla di spreco di acqua la prima cosa che ci viene in mente è il decalogo di consigli che abbiamo imparato fin da piccoli.
- Monitorare con costanza il contatore dell’acqua.
- Installare il dispositivo frangigetto nei rubinetti per risparmiare fino al 50% d’acqua.
- Lavare i piatti in una bacinella e non sotto il flusso d’acqua.
- Usare l’acqua di cottura della pasta o quella del lavaggio delle verdure per le piante o per lavare i piatti.
- Preferire la doccia (veloce) al bagno.
- Utilizzare un bicchiere d’acqua per lavarsi i denti, senza far scorrere per minuti interi.
- Effettuare prima le operazioni che richiedono acqua fredda (per esempio lavarsi i denti) e poi quelle con acqua calda (farsi la barba).
- Lavare la macchina riempiendo un secchio, evitando di utilizzare una pompa che non ci permette di renderci conto dell’effettiva quantità di acqua utilizzata.
- Inserire nella cassetta del wc un elemento che occupi spazio (ad esempio una bottiglia) per ridurre la quantità di acqua che può caricare.
- Far funzionare lavastoviglie e lavatrice solo a pieno carico.
Solo per iniziare ad avere un’idea del nostro uso dell’acqua, ci può essere utile sapere che, in media, per un bagno nella vasca sono necessari 80 litri di acqua, mentre per la doccia dai 25 ai 50 (10 minuti di doccia sono 50 litri). Lasciando il rubinetto aperto per due minuti mentre ci si lava i denti, se ne usano 10 litri. Questo significa che se ci laviamo i denti tre volte al giorno, usiamo 30 litri d’acqua quotidiana, pari a 900 litri al mese.
L’Italia purtroppo è uno dei maggiori consumatori del cosiddetto oro blu. Ogni italiano consuma infatti 215 litri di acqua potabile al giorno, anche per usi in cui non serve che sia potabile.
Secondo l’Oms la quantità minima per soddisfare i bisogni vitali è di 40 litri e ben il 40% della popolazione mondiale vive sotto questa soglia.
Dopo quelli del decalogo, un altro consiglio, probabilmente il più importante, è quello di non dire: «Questo lo faccio già». Perché fermarsi ogni tanto a osservare i nostri comportamenti ci può aiutare a trovare i punti in cui ci siamo «rilassati», o a individuarne di nuovi su cui lavorare.
La sete nel mondo
Se pensiamo che nel mondo un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile, 8 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate alla scarsità d’acqua, forse ci sorgerà il dubbio che i consigli del decalogo, benché utilissimi, da soli non bastino.
Ora proviamo a pensare a uno degli ultimi pasti che abbiamo consumato: la cena. Quanta
acqua abbiamo consumato? Probabilmente la maggior parte di noi dirà il numero di bicchieri d’acqua bevuti. Ma siamo sicuri che l’acqua consumata in un pasto sia solo quella?
Pensiamo all’acqua necessaria per cuocere la pasta, a quella per lavare l’insalata, all’acqua per il caffè. Ecco che i litri aumentano. Ma ancora non basta. La pasta stessa, l’insalata, il caffè e tutti gli altri cibi che consumiamo sono stati prodotti con l’uso di acqua. E non solo i cibi, ogni oggetto.
Se andiamo su un motore di ricerca e digitiamo «impronta idrica», troveremo molte informazioni a riguardo. Nel sito www.waterfootprint.org è anche possibile calcolare la quantità di acqua necessaria per sostenere il nostro stile di vita.
Calcola l’impronta idrica
Prendiamo un foglio ed elenchiamo tutto ciò che abbiamo mangiato oggi. Per ogni alimento, attraverso il sito, calcoliamo la quantità di acqua necessaria e infine facciamo la somma. Quanti litri di acqua abbiamo usato davvero per un solo pasto?
Se vogliamo avere un’idea della nostra impronta idrica complessiva, teniamo conto che non solo i cibi hanno bisogno di acqua per essere prodotti e per arrivare a casa nostra, ma anche i vestiti che indossiamo, la tastiera con cui scriviamo, gli occhiali con cui guardiamo, l’auto con cui ci spostiamo, la carta su cui scriviamo.
Per una sola maglietta di cotone possono servire fino a 2.700 litri di acqua, per un paio di jeans 7.500 litri, per una tazzina di caffè 140 litri, per un foglio di carta 10 litri, per 1 kg di carne bovina servono 16.000 litri. Bisogna infatti tener conto dell’acqua utilizzata per coltivare i chicchi di caffè, per mantenere le piantagioni di cotone o gli allevamenti, quella usata per estrarre le materie prime dal suolo e ancora quella impiegata nel processo produttivo e nel confezionamento e nel trasporto.
Possiamo provare
a calcolare la nostra impronta idrica sul sito ufficiale waterfootprint.org.
È Questione di stile
Non basta dunque ricordarsi di chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti, è importante anche condurre uno stile di vita più attento e meno consumistico, tenendo bene a mente che dietro a ogni prodotto acquistato si nascondono centinaia di litri d’acqua. Prima di ogni acquisto, perciò, proviamo a pensare a quanta acqua stiamo «bevendo» in quel momento e poniamoci una domanda: mi serve davvero?
L’acqua non è infinita
Una delle convinzioni più sbagliate cha abbiamo è che l’acqua sia infinita. È una convinzione, per quanto assurda, relativamente comprensibile. Da quando siamo nati siamo stati abituati a ottenere tutta l’acqua che vogliamo grazie al rubinetto del bagno, della cucina, ecc. Ma le risorse idriche non sono infinite.
Città del Capo è una delle città più ricche e popolose del Sudafrica. Eppure l’11 maggio sarà, secondo le stime, il momento in cui la fornitura idrica della città verrà ufficialmente disattivata fino all’arrivo delle prossime piogge, lasciando milioni di abitanti alle prese con il razionamento giornaliero dell’acqua che sarà disponibile solo nei 200 punti di distribuzione. Nel frattempo i cittadini sono obbligati a rispettare un limite massimo di acqua giornaliera fissato a 50 litri, ovvero un quinto del consumo pro capite giornaliero di un italiano. Nei pressi delle sorgenti d’acqua si è rivelato necessario mantenere un servizio di polizia attivo 24 ore su 24 per sedare risse e incidenti.
Città del Capo si trova nel mezzo di una crisi idrica senza precedenti a causa di una siccità che non si vedeva da oltre 300 anni. Inoltre le sei dighe che si trovano nell’area e che ricoprono un ruolo essenziale sono state prosciugate. Sulle possibili soluzioni si è discusso al World Water Forum che si è tenuto nella capitale brasiliana, Brasilia, tra il 18 e il 23 marzo 2018 e ha avuto come tema lo «Sharing Water».
Neppure in Italia
Ma se pensiamo che ciò accada solo dall’altra parte del mondo, dobbiamo sapere che a gennaio di quest’anno nella nostra penisola le precipitazioni sono calate di circa il 31%. Al Nord non ci sono state forti ripercussioni, anche grazie alle numerose nevicate, ma al Sud la situazione è problematica e potrebbero esserci gravi conseguenze per quest’estate. Le riserve idriche del Mezzogiorno sono dimezzate. Le zone in cui la situazione è più drammatica sono Palermo, con il resto della Sicilia, ma anche Calabria, Basilicata, Puglia e Sardegna.
Francesco Vincenzi, presidente di Anbi (l’associazione nazionale che rappresenta e tutela gli interessi dei Consorzi di bonifica, di irrigazione e di miglioramento fondiario operanti nel nostro paese) ha così commentato la situazione odierna: «È evidente che se lo scorso anno, con maggiori disponibilità d’acqua a inizio anno, si sono v
erificati limiti nella distribuzione irrigua, la prossima stagione agricola già si prospetta difficile». Come mostra l’immagine infatti, entro il 2040 l’Italia vedrà una drastica riduzione delle risorse idriche, tra il 40 e l’80%. Insomma, è arrivato il momento di fare qualcosa.
di Paola Bassan
Leggilo, scaricalo, stampalo da MC maggio 2018 sfogliabile.
Paola Bassan
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