Slow page dei Missionari della consolata

Missione come Chiesa, servizio, contemplazione

Sessanta ragazzi tra i 14 e i 18 annia Roma per condividere l’#unicapassione: la missione che si sviluppa in 1000 modi e mondi diversi.

Ragazzi Imc Italia. Roma /2

Ecco la seconda testimonianza sul campo di fine agosto a Roma. Decine di ragazzi dall’Italia del Nord e del Sud riuniti in nome dell’#unicapassione: la missione!

Per leggere il primo dei due articoli sul campo di Roma «1000 mondi in missione #unicapassione» clicca qui.

Dal 28 agosto al 3 settembre 2017 a Roma, nel seminario teologico internazionale dei Missionari della Consolata, si è svolto il primo meeting nazionale per ragazzi dai 14 ai 20 anni. “1000 MONDI IN MISSIONE…UNICA PASSIONE” è stato lo slogan e il titolo dell’inno che ci ha accompagnato e che abbiamo cantato durante tutto il campo.

Ottantasette tra ragazzi e animatori provenienti da Bevera, Torino, Galatina, Castrignano dei Greci e Ugento. Cinque realtà diverse con ragazzi provenienti dal nord e sud dell’Italia che s’incontrano perché hanno in cuore il desiderio della missione.

In queste giornate abbiamo approfondito la missione in tre aspetti diversi: missione nella Chiesa, missione come servizio e missione come contemplazione.

La sera in cui siamo arrivati abbiamo fatto un momento di presentazione in cui ogni gruppo doveva presentarsi in modo divertente agli altri. Poi è stato proiettato un filmato con il discorso che papa Giovanni Paolo II ha rivolto ai giovani in occasione del Giubileo dei giovani nel 2000: “Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti.” Così con queste parole abbiamo dato il via al nostro campo.

Il secondo giorno, attraverso un gioco, ci siamo divisi in tre gruppi con alcuni padri, seminaristi e animatori. Subito dopo siamo partiti per la visita del Vaticano. Padre Antonio Rovelli, missionario per diversi anni in Uganda ed ora in Italia vice superiore dei missionari della Consolata, ci ha un po’ provocato e fatto riflettere sulla figura della Chiesa oggi. Così abbiamo sviluppato il primo aspetto della missione che è quello nella Chiesa e siamo arrivati a concludere che tutti siamo missionari perché siamo battezzati e quindi facciamo parte di una grande famiglia chiamata Chiesa. Poi abbiamo continuato la nostra serata con “Roma by night” visitando cioè i luoghi più belli di Roma di sera.

Mercoledì mattina la sveglia è suonata molto presto. Avevamo un appuntamento importante. Dovevamo partecipare all’udienza in piazza San Pietro con papa Francesco. Quanta gioia nel vederlo passare sulla sua papamobile proprio a pochi passi da noi. Quante emozioni nel poter ascoltare il suo discorso rivolto proprio a noi giovani. È ritornato su un tema importante: il rapporto tra la speranza e la memoria, con un particolare riferimento alla memoria della vocazione. Ci ha fatto l’esempio della chiamata dei primi discepoli di Gesù. Lui incontra lungo il cammino due giovani in ricerca. Continua il papa:

I giovani che non cercano nulla non sono giovani, sono in pensione, sono invecchiati prima del tempo. È triste vedere giovani in pensione … E Gesù, attraverso tutto il Vangelo, in tutti gli incontri che gli capitano lungo la strada, appare come un “incendiario” dei cuori. Da qui quella sua domanda che cerca di far emergere il desiderio di vita e di felicità che ogni giovane si porta dentro: “che cosa cerchi?”. Anche io vorrei oggi domandare ai giovani che sono qui in piazza e a quelli che ascoltano per i media: “Tu, che sei giovane, che cosa cerchi? Che cosa cerchi nel tuo cuore?”.

È una domanda forte questa che il papa rivolge oggi a noi giovani presenti in piazza. Una domanda che ci mette in discussione. La sera del mercoledì siamo andati a celebrare la messa nella comunità di San Girolamo e dopo abbiamo fatto le olimpiadi Allamaniane che comprendevano un torneo di pallavolo e calcio.

Giovedì, invece, abbiamo sviluppato l’aspetto della missione come servizio. Ogni gruppo aveva il suo servizio missionario da compiere. Il primo gruppo è andato al centro Astalli che accompagna e difende i diritti dei rifugiati; il secondo gruppo è andato nella comunità di Sant’Egidio che mira ad andare nelle periferie romane dove vivono molti poveri; il terzo gruppo, invece, aiutato dagli operatori della mensa della stazione Termini ha distribuito un piatto caldo alle persone senza fissa dimora. Tutte e tre le diverse realtà sono state una bella esperienza e ci hanno aiutato a riflettere sulla nostra condizione sociale ed economica. Abbiamo incontrato persone che non hanno niente materialmente ma hanno sul viso un gran sorriso, persone che hanno un cuore grande, persone che conoscono il vero significato dell’amore e dell’amicizia. Il giovedì sera abbiamo fatto una veglia di preghiera cominciando a pregare con le parole che papa Francesco ha rivolto ai giovani durante la GMG di Cracovia di un anno fa: “E’ molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta… sempre che vogliamo lasciare un’impronta”. Dopo ogni ragazzo ha scritto su un foglietto la sua perla, un aspetto della propria persona o vita che potrebbe donare al Signore o agli altri fratelli e l’ha depositato ai piedi della croce.

Venerdì abbiamo riflettuto sulla missione e contemplazione andando nel monastero trappista di Frattocchie dove abbiamo ascoltato la testimonianza di Fra Michele che ci ha raccontato la loro missione nella Chiesa attraverso la contemplazione, e nel pomeriggio ci siamo interrogati sull’importanza di trovare durante la giornata un momento in cui fare silenzio e stare con Gesù.

Sabato siamo andati al mare a Passoscuro dove nel pomeriggio abbiamo celebrato la messa conclusiva.

Condivisione, divertimento, preghiera e amicizia. Con queste quattro parole vorrei racchiudere questo fantastico meeting. Sono stati sette giorni bellissimi in cui abbiamo imparato ad apprezzare tutte le persone che ci sono state intorno, tutti gli amici, i seminaristi, i padri e gli animatori. È stato bello perché si sono create nuove amicizie e sicuramente ognuno di noi ha portato a casa qualcosa in più che lo arricchirà durante il suo cammino. Concludo con le parole che papa Francesco ci ha rivolto mercoledì durante l’udienza: “E’ l’inizio di un’amicizia con Gesù talmente forte da imporre una comunanza di vita e di passioni con Lui. I due discepoli cominciano a stare con Gesù e subito si trasformano in missionari, perché quando finisce l’incontro non tornano a casa tranquilli. Fu un incontro così toccante, così felice che i discepoli ricorderanno per sempre quel giorno che illuminò e orientò la loro giovinezza.”

Buona missione a tutti!

Chiara da Castrignano dei Greci

Leggi online l’altra testimonianza sull’esperienza di Roma apparsa su Missioni Consolata di dicembre 2017

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