Slow page dei Missionari della consolata

Dire ai piccoli «sei prezioso ai miei occhi»

Spesso accade questa magia, questo cambio di sguardo che rende le relazioni profonde e vere.

Qualche settimana fa ho compiuto quattro anni di vita nella comunità delle Missionarie della Consolata a Castelnuovo don Bosco. Nel paese dove San Giuseppe Cafasso, san Giovanni Bosco, san Domenico Savio e il Beato Giuseppe Allamano hanno iniziato il loro appassionato cammino dietro a Gesù, ho vissuto la formazione iniziale che mi porterà a diventare suor Francesca!

In questo tempo, mi è stata donata la possibilità di camminare a fianco dei bambini e dei ragazzi del paese. L’esperienza è stata intensa, sfidante, profonda e molto ricca. Tra progetti nella scuola primaria e secondaria e il doposcuola settimanale, abbiamo avuto modo di conoscerci e affidarci gli uni agli altri. Si è creata quella “complicità di cuore” di chi condivide le fatiche e le conquiste davanti a ciò che la vita propone. Insieme, abbiamo sperimentato l’impegno che le relazioni richiedono, ma anche la gioia per l’esistenza dell’altro; abbiamo anche riflettuto sulla speranza, sulla preghiera, sulla bellezza del creato, dei compagni e di Dio. Abbiamo viaggiato attraverso i cinque continenti e, là dove possibile, si è cercato di valorizzare la ricchezza delle diverse confessioni religiose presenti in classe o in oratorio. Si è anche creata una bella relazione di fiducia con le famiglie che si sono sentite accompagnate e sostenute nell’affiancare questi giovani “belli e scombinati” nella loro crescita.

Incoraggiati dall’invito del Signore a gettare le reti ancora una volta; intuendo la promessa nascosta in quelle parole e cogliendo i semi di bene custoditi nel cuore dei nostri ragazzi, insieme ai salesiani presenti in oratorio, agli animatori e agli insegnanti abbiamo formato una squadra mettendocela tutta per stare accanto a questi “piccoli”, accompagnandoli personalmente uno per uno.

Insomma l’avventura del servizio avuta in questi anni è stata fortemente segnata dall’esperienza concreta dell’Amore che chiama alla Vita (quella vera!) che abbiamo cominciato a vedere schiudersi nei ragazzi e in noi e dalla trasformazione del nostro sguardo sugli altri. Spesso accade questa magia, questo cambio di sguardo che rende le relazioni profonde e vere, che permette di affrontare le difficoltà con tenerezza, dolcezza e anche fermezza. Occhi nuovi con cui guardare all’altro scorgendone la bellezza; e i ragazzi si sentono sicuri e amati sotto questo sguardo. Mi accorgo, però, sempre di più che questa conversione dello sguardo non è opera nostra, ma di Colui che ci ha chiamati e che, sempre presente in ogni relazione, attraverso di noi ama e opera.

E così penso allo Sguardo, quello con la S maiuscola, che il mio amato compagno di cammino tiene su di me e su ciascuno di noi. È lo sguardo del Padre, penetrante, misericordioso, dolce, discreto e attento. È uno sguardo che non si stanca, e che rivela una presenza fedele, piena d’amore che dice a ciascuno di noi e attraverso di noi: «è cosa molto buona!». Ecco, dunque, la rivelazione più grande: questo cammino di fatiche e di grazie si può percorrere solo insieme, non facendoci mai mancare quell’amore che ci rivela quanto siamo preziosi.

di Francesca Allasia

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Francesca Allasia

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