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Matteo 09. Il discorso missionario

«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Il secondo grande discorso nel Vangelo di Matteo, dopo quello della montagna, è detto “discorso missionario” perché riguarda le istruzioni date da Gesù ai discepoli che egli ha chiamato attorno a sé prima di inviarli in missione.

Si tratta di un vasto discorso che si può schematizzare in questi momenti:
+ introduzione 9,35-38
+ la chiamata dei dodici 10,1-4
+ istruzioni ai dodici 10, 4-16
+ le persecuzioni 10, 17-25
+ non temere 10, 26-33
+ esigenze radicali 10, 34-39
+ accoglienza ai missionari 10, 40-42

Introduzione (9,35-38)

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!”.

Con un sommario dell’attività di Gesù che insegna e guarisce, Matteo riassume i capitoli 5-9 e introduce le istruzioni missionarie del 10. Al centro di questa introduzione vi è la compassione di Gesù per le pecore senza pastore. La compassione di Gesù per la folla contrasta con la superiorità e il disprezzo dei farisei che guardavano al popolo come ignoranti della Legge (Gv 7,49). La chiamata e l’invio dei discepoli si radicano nella compassione di Gesù verso il popolo ed è la partecipazione dei discepoli alla missione di Gesù.

La chiamata dei Dodici (10,1-4)

1 Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
 2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

I chiamati sono dodici, numero simbolico che richiama la totalità delle dodici tribù d’Israele e che ora simbolizzerà l’universalità della comunità dei discepoli di Gesù. Il termine “apostolo”, raro nel greco classico, in ambiente giudaico indicava gli inviati occasionali del sinedrio di Gerusalemme alle comunità della diaspora. Nel NT diventa il termine tecnico per indicare il gruppo dei dodici che Gesù scelse tra il gruppo più vasto dei suoi discepoli. Apre la lista Simone già col suo nuovo nome di Pietro e la chiude Giuda il traditore. In mezzo vi sono tutti gli altri, personalità diverse: pescatori, esattore delle imposte e uno appartenente al partito degli zeloti, nomi ebraici e greci. Questa lista che ricorre con alcune varianti in altri testi del NT (Mc 3,16.19; Lc 6,14-16; At 1,13) in Mt ha queste peculiarità: Simone è detto “primo”, a Matteo viene aggiunto “il pubblicano”.
Matteo presenta la missione degli apostoli in continuità con quella di Gesù: ad essi infatti viene conferito il potere di cacciare i demoni e di guarire ogni malattia come fa Gesù. Al messia succede la comunità messianica. A questo primo gruppo missionario Gesù indirizza il secondo discorso: discorso della missione.

Istruzioni ai Dodici (10,5-16)

5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sodoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.
16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Queste istruzioni riflettono una missione dei dodici temporanea e limitata. La prima direttiva (vv. 5-6), “non andate tra i pagani”, sembra sorprendente soprattutto se si confronta con Mt 28,19, “fate discepoli tra tutti i popoli”. La missione di Gesù si è svolta principalmente in Israele (15,24) e anche la prima comunità cristiana continuò ad annunciare Gesù come il messia promesso. Era necessario anzitutto dimostrare a Israele che Dio manteneva le sue promesse. Dopo la risurrezione, però, il Signore ha inviato i suoi discepoli a tutto il mondo (Mt 28,16-20) come poi verrà illustrato nel libro degli Atti degli Apostoli (At 1,8).
Il contenuto dell’annuncio dei dodici è quello del Battista (3,2) e di Gesù (4,17) e riguarda la vicinanza del Regno di Dio che si manifesta nelle guarigioni e nella sconfitta di satana (vv  7-8). Proprio di Matteo, a differenza di Marco 6,12, è l’ordine di risuscitare i morti e risanare i lebbrosi e questo fa riferimento a testi messianici di Isaia (26,19; 35,5; cf. Mt 11,5). Gli apostoli ripetono non solo il messaggio di Gesù ma anche le sue opere che sono i segni concreti della vicinanza del Regno.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (v.8), questo detto di Gesù esprime sinteticamente l’anima della missione, dono gratuito che deve essere gratuitamente condiviso.
A imitazione di Gesù i missionari devono imitare il suo stile itinerante e povero: non due tuniche, non oro o denaro, vivere alla giornata. Per questo devono aver fiducia nelle persone che accolgono il messaggio e accettare la loro ospitalità. La città inospitale (v. 14s) è come una terra pagana della cui polvere gli Ebrei si liberavano prima di porre piede nella Terra Santa per non contaminarla (cf. At 13,21).

Le persecuzioni (10,17-24)

17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 23Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.
24Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; 25è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!

L’orizzonte si allarga, riferendosi al tempo in cui le autorità ebraiche perseguiteranno gli apostoli di Gesù. Matteo allude alle sofferenze che stanno vivendo le comunità del suo tempo, segno di quanto capiterà a ogni cristiano che vuole vivere il Vangelo: i dissidi all’interno delle famiglie, la comparizione di fronte ai tribunali, il distacco/espulsione della comunità cristiana dalla comunità ebraica nell’anno verso il 70 d.C., l’odio scatenato verso i cristiani: tutto questo fu moneta corrente nelle prime comunità.
“Lo Spirito del Padre che parla in voi” (v.20), è il primo testo evangelico in cui si parla della Trinità.

Non temete (10,26-33)

26Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

Tuttavia questo non è solo un discorso premonitorio di difficoltà e persecuzioni, ma anche di incoraggiamento e di speranza: per tre volte (26.28.31) ritorna l’invito “non abbiate paura”. La causa del Vangelo non è una causa persa anche se talora lo sembra. Non è un progetto umano ma di Dio il quale darà forza e coraggio a coloro che vi dedicano tutta la loro vita. “Chi mi riconoscerà… io lo riconoscerò” (vv. 32-33): affermazione cristologica rilevante: il riconoscimento o il rifiuto di Cristo vale per il futuro di vita o di morte dell’uomo. Cristo sta al centro del destino umano.

Esigenze radicali (10,34-39)

34 Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36 e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Sono qui riferite alcune parole di Gesù presenti anche in Lc 9,23-25 sebbene in contesto diverso. Sono esigenze durissime proposte dal maestro a chi voleva/vuole seguirlo. Un seguito di sentenze drammatiche che illustrano come Gesù sia segno di contraddizione (Lc 2,34): la sua presenza, la sua dottrina, le sue esigenze scatenano opposizione e violenza perché gli uomini resistono a Lui. La sequela di Gesù ha la precedenza sugli affetti e legami familiari.

Accoglienza dei missionari (10,40-42)

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

Le frasi conclusive di questo lungo discorso della missione descrivono la ricompensa che riceveranno coloro che accolgono il messaggio dei missionari di Gesù. Accogliere loro vuol dire accogliere Cristo. Il missionario è suo rappresentante come lui lo è del Padre. Nelle comunità di Matteo la missione non era riservata ai soli dodici ma era compito di tutta la comunità con la varietà dei suoi carismi.

Conclusione

“Vedendo le folle ne sentì compassione perché erano come pecore senza pastore” (9,36): la chiamata e l’invio degli apostoli si radica nella compassione di Gesù per il popolo. Dopo aver scelto i dodici Gesù li manda per una missione temporanea in Galilea e dona loro delle istruzioni appropriate. Il discorso missionario raccoglie istruzioni per quella prima missione e quelle nate dall’esperienza della comunità matteana progressivamente aperta alla missione tra i pagani. Questa antologia di direttive/istruzioni di Gesù ai primi missionari è preziosa e attuale per la Chiesa di oggi.

di Mario Barbero

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Mario Barbero

Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).