«Nel mese di marzo 2016 Amico ha lanciato il progetto delle «Cases de santé» per i nostri villaggi. È questa un’iniziativa che si inserisce nel solco di un progetto generale di salute per la nostra popolazione concepito a partire dal 2002, da quando, con l’inizio della crisi politico-militare della Costa d’Avorio, le condizioni sanitarie, già precarie, si sono aggravate per il crollo di molti servizi pubblici essenziali», scriveva padre Manolo Grau un anno fa.
Sono andata in Costa d’Avorio a gennaio scorso e sono passata da Dianrà, missione dei missionari della Consolata a cui sono stati affidati undici villaggi per garantire la copertura sanitaria.
A proposito delle cases de santé, le piccole strutture legate al Centre de santé Joseph Allamano di Dianra Village, Amico sì è impegnato a raccogliere i fondi per costruirne tre, alle quali se ne aggiungono due grazie al sostegno di altri donatori.
La case de santé di Séguébana, è la prima delle cases costruite grazie ad Amico ed è già in funzione. L’ho visitata una mattina di metà gennaio in cui gli operatori dell’equipe mobile del Centro di salute di Dianra Village stavano svolgendo le attività del programma di lotta alla malnutrizione. Dalle foto si può vedere la folla di mamme e bambini che partecipa al programma. Ho poi visto un’altra case a Kissikaha, è costruita e rifinita ed entrerà presto in funzione.
Infine, ho assistito all’incontro presso il villaggio di Nadjokaha. Durante l’incontro la popolazione del villaggio, per tramite dei suoi rappresentanti, ha proposto due possibili terreni sui quali edificare e ha promesso sostegno sia alla fase di costruzione della struttura sia, successivamente, all’operato degli agenti di salute una volta che la case sia in funzione. Ho saputo in seguito che la costruzione della case è stata completata a maggio.
Per le altre due cases, i nostri missionari stanno relazionandosi con le comunità dei villaggi per definire i prossimi passi. In due dei villaggi si è già a buon punto – in uno di essi a maggio i giovani del posto hanno offerto il proprio lavoro volontario per scavare le fondamenta – quindi il numero delle cases completate sarà presto pari alle cinque previste. Quanto agli altri villaggi, è necessario che il dialogo proceda gradualmente e che si impieghi tutto il tempo necessario proprio perché bisogna coinvolgere al meglio la comunità.
In luoghi come questo spesso succede che le persone cerchino di curarsi con metodi tradizionali non sempre efficaci, trascinandosi così le malattie per anni; le donne hanno bisogno del permesso del marito per non andare nei campi e recarsi invece al centro di salute per far visitare i bambini o per ottenere assistenza loro stesse, magari durante o dopo la gravidanza. È chiaro dunque che la collaborazione della comunità è determinante: non basta mettere a disposizione un servizio, occorre anche ottenere dalle persone un serio impegno ad utilizzarlo e a collaborare con gli agenti di salute.
Ho visto una realtà molto dinamica, interessante e complessa, dove i nostri missionari, in un contesto dove la stragrande maggioranza della popolazione è musulmana, portano avanti il dialogo interreligioso attraverso la prossimità alle persone, l’ascolto, lo scambio. Anche attività come quelle sanitarie e di alfabetizzazione sono parte di questo più ampio impegno per il dialogo e la collaborazione.
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Specificando la causale di versamento: 07/2016 Amico, centri sanitari Dianra
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di Chiara Giovetti
Chiara Giovetti
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