Ti accorgi che è passata già un’ora da quando ti eri detto «ora spengo e vado a letto». Da un post di Facebook sulle fake news, sei finito nella pagina di un’Ong che opera in Siria, e da un articolo di quel sito sei passato a leggere della guerra in Sud Sudan, e della carestia che affama aclune zone della Somalia. Ti sei ricordato di un amico che l’anno scorso era stato da quelle parti e l’hai cercato tra i tuoi contatti. Il suo ultimo post era una battuta velenosa rivolta a chi si fida delle promesse dei populisti. Hai letto alcuni commenti in cui il tuo amico veniva insultato o preso in giro o elogiato.
Tutte queste situazioni di cui leggi ti mettono ansia: cosa fare davanti alla confusione, alla violenza, alla morte?
E ti tornano in mente le parole del papa per la giornata delle comunicazioni sociali lette poco prima. Una frase parlava delle «persone che si lasciano condurre dalla Buona Notizia in mezzo al dramma della storia». Il dramma della storia. Della tua e di quella del mondo.
Ti aveva colpito l’idea che la buona notizia sta nel mezzo del dramma. Non prescinde, non risolve, non elimina il dramma: ci sta dentro affrontandolo da un’angolatura diversa. Ti piacciono queste parole, e ti turbano anche, perché non negano la natura brutale del male del mondo, non ne sminuiscono la portata promettendo l’aldilà, e non offrono soluzioni semplici come alcuni uomini o regimi hanno fatto in passato, e altri fanno oggi. «Questa buona notizia che è Gesù stesso non è buona perché priva di sofferenza, ma perché anche la sofferenza è vissuta in un quadro più ampio, parte […] del suo amore per il Padre e per l’umanità».
Chiudi tutto, tranne l’app della Bibbia: nel titolo del suo messaggio il papa cita Isaia 43. Lo cerchi, lo leggi e lo rileggi. La tua vita e il mondo sono come un fiume in piena, tu sei lì che tenti di attraversarlo su una barca precaria e senti la Sua voce dire: «Se dovrai attraversare le acque, sarò con te […]. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo».
Ti metti giù, spegni anche la luce.
di Luca Lorusso
Luca Lorusso
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