Beati voi, poveri perché vostro è il regno di Dio…
Luca pone un’attenzione particolare sul problema dei rapporti tra ricchezza e povertà, mettendo in risalto i pericoli della prima e il valore della seconda e in genere l’esigenza cristiana del distacco dai beni.
La salvezza portata da Gesù introduce una nuova vita, con un nuovo modo di giudicare anche in questo campo. Il vangelo della misericordia e della bontà divina è così anche il vangelo delle più strette esigenze.
La maggior parte delle parole di Gesù sulla povertà e sulla ricchezza si trovano nel Vangelo di Luca. Luca nota che tra coloro che hanno seguito Gesù vi erano delle persone ricche: Giuseppe di Arimatea (23,50); Zaccheo (19,28); Giovanna moglie dell’intendente di Erode (8,3); ma gli amici di Gesù sono specialmente i poveri: ad adorarlo alla nascita non vanno dei magi ma dei pastori (2,8); Gesù presentato al Tempio viene riscattato con due tortore, l’offerta dei poveri (2,24); il povero Lazzaro va nel seno di Abramo (16,20); la vecchietta nel Tempio dona tutto ciò che ha (21,3 = Mc 12,41). Gesù stesso non ha dove posare il capo (9,58 = Mt 8,20).
I poveri sono detti “beati” i ricchi sono chiamati “infelici, maledetti” (6,20 ss, “guai a voi ricchi”) perchè Luca non si limita all’aspetto spirituale della povertà ma sottolinea la realtà concreta. I poveri sono detti beati perchè entrano nel regno di Dio che per essi è preparato (6,20). I ricchi sono infelici perchè tesoreggiano per sè e non arricchiscono davanti a Dio (12,21); rischiano di dimenticare il Signore (12,13-20) e ignorano i loro fratelli poveri (16,19-31). I farisei oltre che autosufficienti (18,14) sono anche ‘amici del denaro’ (16,14). Luca solo riporta le parabole del ricco insensato (12,13-21) e del ricco cattivo e del povero Lazzaro (16,19-31).
Il tono assoluto e severo delle parole dell’evangelista appare quando si confrontano certi passi degli altri evangelisti con i suoi: beati voi poveri… beati voi che ora avete fame (6,20)… cui segue, per contrasto, guai a voi, ricchi, perchè già avete la vostra consolazione (6,24); “dà sempre a chiunque ti chiede, ed a chi prende le cose tue non chiedergliele indietro” (6,30).
Da coloro che lo vogliono seguire, Gesù richiede una rinuncia assoluta: “chiunque fra voi non rinuncia a tutti i suoi beni non può essere mio discepolo” (14,33). Interessante che per ben due volte (14,26 e 18,29) Luca mette la moglie nel numero dei beni il cui abbandono è necessario per il perfetto discepolo “non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli che non riceva…” (vedi invece Mt 10,37 e 19,29 ove la moglie non è menzionata). E non pare che Luca faccia distinzione, in questo, tra i semplici fedeli e i discepoli: unica è la regola del Maestro. Non per nulla i veri discepoli di Gesù si identificano con i poveri “alzati gli occhi verso i suoi discepoli diceva: "Beati voi, poveri perché vostro è il regno di Dio” (6,20).
Interessanti i racconti di vocazione dei discepoli, nei quali sono evidenziate le condizioni della sequela di Gesù: “ed essi, Giacomo e Giovanni, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e lo seguirono” (5,11 cf Mc 1,20). Ed egli (Levi) lasciata ogni cosa si levò e lo seguiva” (5,28 cf Mc 2,14).
Radicali sono infine i comandi: “vendete i vostri beni e dateli in elemosina (12,33 cf Mt 6,19); “Date i vostri beni in elemosina” (11,41 cf Mt 23,26). Sorprendentemente forte la condanna dei ricchi, specie nel suo contesto lucano, cioè subito dopo le beatitudini: "Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete". Ed alla folla Gesù ripete: "Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede" (12.15).
È probabile che l’insistenza di Luca su questo tema derivi in parte dalle sue fonti e in parte dalla sua riflessione personale, dal suo ideale di vita cristiana, tratteggiato con visibile piacere nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli: “la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo ed un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune” (4,32).
È naturale che egli abbia tenuto a conservare sulla bocca del Maestro gli accenti più decisi e intransigent su questo soggetto. Magnificando la povertà e rappresentandola come ideale di vita, Luca ricorda ai cristiani del suo tempo e di oggi che essi sono i veri successori degli anawim (poveri) dell’AT.
Qualche studioso ha osservato che sulla predilezione di Luca per il tema della povertà ha probabilmente influito sia l’esempio e l’insegnamento dell’apostolo Paolo sia il fatto che il vangelo di Luca è diretto ai cristiani provenienti dal paganesimo, che in maggioranza provenivano dalla popolazione povera di Gerusalemme, Antiochia, Atene, Corinto e Roma e l’esperienza insegna che i più poveri sono spesso i più pronti alle esigenze di Dio. “Beati voi, poveri”.
di Mario Barbero
di Mario Barbero
Mario Barbero
Ultimi post di Mario Barbero (vedi tutti)
- 09/ Gesù. Un identikit - 18 Settembre 2023
- 08/ Gesù. Dalla Galilea a Gerusalemme - 17 Luglio 2023
- 07/ Gesù. La vita pubblica in Galilea - 12 Giugno 2023
Leave a Reply