Slow page dei Missionari della consolata

Centri di salute Dianra

In Costa d’Avorio, nelle missioni del Nord, la situazione di povertà generalizzata induce i missionari della Consolata a mettere in piedi diversi progetti. Uno di questi riguarda l’ambito sanitario: per accompagnare le persone di 11 villaggi attorno a Dianra, si vogliono costruire alcune piccole «case de santé», costruzioni semplici in cui offrire vaccini, consulenze, prevenzione.

Ecco il progetto «07/2016 Amico, centri sanitari Dianra», dedicato alla creazione di piccole strutture per l’accompagnamento sanitario di base di undici villaggi nei dintorni di Dianra, in Costa d’Avorio.
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Specificando la causale di versamento: 07/2016 Amico, centri sanitari Dianra

I primi tre missionari della Consolata arrivarono in Costa d’Avorio nel 1996, nella bidonville di San Pedro, città portuale affacciata sull’Oceano Atlantico, nella zona Sud Ovest del paese. Dopo cinque anni dal loro arrivo, su invito del nunzio apostolico, in seguito alla richiesta del vescovo di Odienné, città del Nord, l’Istituto accolse nel 2001 la missione di Dianra (vedi intervista a padre Manolo Grau e l’articolo di padre Matteo Pettinari), e nel 2002 quella di Marandallah (vedi il precedente progetto di solidarietà), entrambre in zona a maggioranza musulmana, con l’intento di avviare anche un primo incontro e dialogo con la consistente popolazione islamica.

Le missioni di Marandallah e Dianra
Marandallah e Dianra si trovano a circa ottanta chilometri l’una dall’altra, in una zona che, durante le recenti guerre civili, si è trovata sotto il controllo degli oppositori al governo centrale. È un’area isolata e difficile da raggiungere a causa dello stato precario delle infrastrutture. Una zona di savana erbosa, favorevole per l’agricoltura e l’allevamento: le principali coltivazioni sono quelle di cotone, mais, riso e anacardio, di cui la Costa d’Avorio è il primo produttore mondiale. La maggioranza della popolazione in questa zona del paese è musulmana, oppure segue la religione tradizionale.
Le missioni di Dianra e Marandallah si sono trovate spesso ad affrontare varie emergenze tra cui quella sanitaria, complice anche la scarsa copertura della zona da parte del servizio sanitario nazionale. Per questo motivo, in entrambe le realtà, i missionari hanno deciso di occuparsi dell’aspetto sanitario. A Dianra Village, in particolare, a circa ventidue chilometri dal centro della missione di Dianra, sorge un piccolo centro sanitario, il Csja (Centre de Santé Joseph Allamano), che comprende una sala di medicazione, due sale di consulenze, un deposito-farmacia e un centro di formazione alla salute, mentre sono in fase di completamento la maternità e un laboratorio clinico. In questo piccolo presidio sanitario che si sta sviluppando e diventando un piccolo ospedale, lavorano un infermiere e tre ausiliari, tutti e quattro formatisi grazie al sostegno della missione di Dianra nella scuola professionale di Korhogo.

Progetto centri di salute
Recentemente è stata affidata dal Distretto Sanitario pubblico ai missionari della Consolata di Dianra un’area rurale che comprende undici villaggi per le consultazioni foranee, le vaccinazioni e ogni altra attività di sensibilizzazione e prevenzione sanitaria. In alcuni di questi villaggi sarebbe opportuno avere una «case de santé», una piccola costruzione molto semplice in cui fare consulenze e vaccinazioni, conservare qualche materiale, incontrare le persone per le attività di formazione, sensibilizzazione, prevenzione, etc.
Per ciascuna costruzione di questo tipo è stato stimato un costo di 2.500 Euro.
Amico vuole sostenere lo sforzo dei missionari della Consolata di Dianra in favore di quel 77,5% della popolazione che non ha accesso ad alcuna struttura sanitaria.

Costa d’Avorio in cifre
Dopo la situazione di tensione interna seguita alla guerra civile che tra la fine del 2010 e l’aprile del 2011 aveva provocato circa tremila morti e decine di migliaia di profughi, sembra che il paese sia ora sulla strada di una certa stabilità politica e di una forte crescita economica, e nell’ottobre scorso il presidente uscente Alassane Ouattara ha ottenuto un secondo mandato raccogliendo l’83,66% dei voti.
Nonostante il suo Pil sia cresciuto negli ultimi tre anni con una media del 9%, il paese però, secondo il rapporto Undp (United Nations Development Programme) del 2015, si colloca al 172° posto su 188 paesi inseriti nella classifica mondiale dell’Indice di Sviluppo Umano.
La Costa d’Avorio rimane uno dei paesi più poveri del mondo: il 35% della sua popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno; l’aspettativa di vita alla nascita è di 51,5 anni; la mortalità infantile (sotto i 5 anni) è pari al 10%; il 29,6% dei bambini sotto i 5 anni è sottopeso; il 35% dei bambini tra i 5 e i 14 anni è costretto a lavorare; il 18,1% della popolazione non ha accesso ad acqua potabile; ogni 10.000 abitanti ci sono 1,4 medici, e 4 letti d’ospedale; il 77,5% della popolazione non ha accesso ad alcuna struttura sanitaria; il 2,7% delle persone tra i 15 e i 49 anni è affetto da Hiv/Aids; il 56,9% della popolazione sopra i 15 anni è analfabeta; nelle scuole primarie c’è un insegnante ogni 42,1 studenti; le percentuali di frequentazione dei vari gradi d’istruzione sono pari al 73,6% per le primarie, 26,3% per le secondarie, 8,4% per i gradi successivi.
Con una superficie di poco superiore a quella italiana, la Costa d’Avorio conta circa 23 milioni di abitanti di cui il 40,2% musulmani, il 19,4% cristiani cattolici, il 19,3% cristiani evangelici, il 7% altri cristiani e metodisti, il 12,8% aderenti a religioni tradizionali o non religiosi, il rimanente di altre religioni.

Luca Lorusso
 

di Luca Lorusso

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