Ai carissimi Allievi, Apostoli, Seminaristi e Confratelli
BUON NATALE…
BUONA ANNO 1959…
Mi trovo per alcuni giorni alla stazione missionaria di Gekondi a sostituire Padre Casolati, il Parroco, andato a Nyeri per gli Esercizi Spirituali. La povera Chiesa ha la ricchezza dei canti: gente che canta volentieri, è la gente d’Africa; ma questa, di Gekondi, mi sembra che ami il canto ancor più. Ogni sera la Suora indigena siede all’harmonium, e, dopo il Rosario, si comincia a cantare. Primi sono sempre i bambini che accorrono numerosi: sono cinquanta, cento e apprendono le lodi o ripetono quelle già imparate. Cantano, cantano questi ragazzi;in quel mentre dimenticano perfino di essere i bimbi birichini di tutto il mondo.
Non senza emozione l’altra sera sentii intonare i canti natalizi: canti con le nenie e coi motivi dei nostri canti. I Missionari non trovarono di meglio che quelli.
«Si dice che le stelle hanno una voce, ed è vero per chi abbia in cuore qualche sentimento di poeta. È una voce fatta di silenzio; e in ogni stella c’è un po’ della bontà e della bellezza di Dio». Così Padre Gobatti a me carissimo si esprimeva in una sua corrispondenza pubblicata sul N 4 di A.MI.CO.
Sono certo che quello che provai io all’udire quei canti presaghi del vicino Natale, lo sentiranno tutti i Missionari sparsi per le contrade dell’Africa o dell’America.. Si dice che le stelle hanno una voce… Ma quando le voci accendono le stelle dei ricordi che né gli anni, né le distanze possono affievolire. Non occorre avere nel cuore qualche sentimento di poeta per sentirsi portati nel mondo dell’infanzia lontana: nel canto riaffiora l’incontro con la vita dell’Istituto nelle feste più care. E Natale starà sempre tra le feste più care.
Per questo voglio che i lettori di A.MI.CO. ricevano una voce dell’Africa, l’evocazione dei canti più belli e delle ore più serene sgorgate presso la culla di Gesù.
Giovani Confratelli, Famiglie che condividono la nostra passione missionaria: ad essi questa parola di augurio nell’imminente Natale del Signore. Dai clivi glaciali del Nord Canadese alle torride terre equatoriali, Natale rimane sempre il Polo dei cuori. Ivi, tutti fan ritorno, per sentirsi ancora una volta bambini col Bambino che a tutti sa dare i palpiti di un’infanzia che rinnova lo spirito.
Auguri.
Ritroviamoci tutti alla sua Culla.
Le voci del Missionario ben spesso son fatte di silenzio perché non può dire tutto ciò che gli passa nel cuore o gli attraversa la strada. Ma, aggiunge sempre P. Lorenzo «nel sorriso di qualche stella si può incontrare il nostro cuore e sentire che, volerci bene è un aiutarci a vicenda». Il Missionario ha bisogno di queste presenze. Guarda in alto. Scorge la stella del Natale. Scorge le stelle che trapuntano il cielo in quella notte santa.
Gli sembra che proprio val la spesa scomparire, perché si accendano altre stelle, quelle del mondo dello spirito.
Scorge nelle stelle di Natale i volti dei lontani che gli ripetono una parola di augurio. Ed egli, che pian piano si è abituato a voci di silenzio, di distacchi, sente, in quella notte, che il Bimbo gli sorride negli Amici lontani, presenze che sembravano spente…
Auguri e preghiere.
Alla culla cantano gli Angeli.
I Missionari sono uomini di buona volontà.
Voi, parenti, Seminaristi, voi pure lo siete. Per questo l’augurio è più bello e sentito. Voi ce lo ricambiate con affetto fraterno in Cristo Gesù.
Aff.mo PADRE GIUSEPPE MINA
Gekondi 30 novembre 1958.
Da A.MI.CO. n.5 del 1958
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