Slow page dei Missionari della consolata

La casa delle cose

Disegni di Gianfranco Zavalloni.
Prefazione di Carlo Verdone.
Un libro ricco ed evocativo che racconta di una "pazza" famiglia romanticamente fuori dagli schemi di quest’epoca dell’aggiornamento continuo, dove le cose hanno mesi, giorni e ore contate.
La storia si divide in 21 racconti, ciascuno ispirato a una lettera dell’alfabeto.

Autore: Trevisi Gianpaolo
Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza e dopo la nomina a Vice Commissario viene assegnato alla Questura di Verona, dove è Vice Questore Aggiunto e dirige la Squadra Mobile. Con "L’Africa in un cassonetto" ha ottenuto il primo posto al concorso letterario della rivista "Polizia Moderna", racconto incluso nella raccolta "Fogli di via", scritta negli anni in cui era dirigente dell’Ufficio Immigrazione. Per l’impegno profuso a favore delle categorie più deboli ha ricevuto il premio "Livatino-Saetta 2010" e il premio "Zecchino d’oro 2009". All’Autore è stato anche attribuito il Premio speciale "Emilio Salgari 2010" per le "storie di viaggi obbligati molto spesso dalla necessità e di ritorni quasi sempre imposti", per le "avventure difficili" che racconta e che suscitano "curiosità nuove verso gli altri".

Target:
Bambini 8-14 anni.

Contenuti: Le Cose con la "C" maiuscola, come testimonianza della vita e non come merci di consumo.
Un libro ricco ed evocativo che racconta di una "pazza" famiglia romanticamente fuori dagli schemi di quest’epoca dell’aggiornamento continuo, dove le cose hanno mesi, giorni e ore contate.
La storia si divide in 21 racconti, ciascuno ispirato a una lettera dell’alfabeto.

anno: 2011
formato: 19×26
pagg. 96
euro 12,00

PRESENTAZIONE

Prefazione di Carlo Verdone

L’importanza della favola nella crescita di un bambino è enorme.
Lo aiuta a sviluppare l’immaginazione, lo indirizza sempre verso una saggezza popolare granitica e profonda, ne coltiva la sensibilità verso il prossimo e lo pone nella condizione di essere un perfetto giudice tra ciò che è bene e ciò che è male. Perché la favola, se è ben immaginata e soprattutto ricca di significati profondi, è la prima formazione dell’anima. Tutte le belle favole racchiudono tante verità. Spesso il senso della nostra vita.
Gianpaolo Trevisi, in questa sua ultima pubblicazione, non ha scritto soltanto una splendida fiaba che colpirà l’immaginazione dei più piccoli, ma stimolerà, nelle sue metafore, più di una riflessione anche negli adulti. Una favola pirotecnica, colorata, quasi cinematografica per come Trevisi riesce a renderla dinamica e poetica. Cosa sono le "cose" della Casa? Non solo i nostri giocattoli dell’infanzia o gli oggetti a noi più familiari, ma la vita stessa attraverso le sue più varie forme. Una vita che spesso, negli ultimi decenni, sembra non stupirci più nei suoi lati ancora intatti e positivi. Refrattari ormai al significato delle "cose", procediamo spediti verso il consumo rapido di tutto. E la tragica "epoca dell’aggiornamento", dove una "cosa" ha i mesi contati in una spietata rottamazione nel nome della "cosa nuova" che provocherà meraviglia e stupore senza però avere un’anima.
Le "cose" descritte da Trevisi di anima invece ne hanno. Eccome. Sono pure metafore di ciò che di bello, di puro e di autentico la vita ci ha donato. Sono la poesia della vita. Una poesia e una contemplazione che rischiano, nel periodo attuale, di opacizzarsi nell’omicidio della fantasia. Ecco perché una bella favola oggi è una perla rara. Il giocattolo o la "cosa" per Trevisi diventano memoria dell’infanzia, testimonianze dei primi affetti dichiarati, delle prime rassicurazioni dalle paure.
Quando il racconto sembra volgere alla sconfitta delle "cose" e ad avere un finale senza speranza, la ribellione delle "cose buone" compie il suo atto più eroico: la riconquista della fantasia. E abbandonandosi ad essa, l’autore ci dona la commovente e poetica dedica della sua fiaba, immaginando che Massimiliano e Davide hanno ancora tutta una vita davanti.
In un altro luogo, in un altro spazio, circondati da "cose" eterne.
A noi sconosciute.

Autoprefazione di Gianpaolo Trevisi

Le favole non dovrebbero essere mai spiegate: anche uno volesse, non ci riuscirebbe, perché le favole sono favole; e a dir la verità anche le dediche non hanno bisogno di commenti, ma prima che ogni piccolo o grande uomo inizi a leggere queste pagine è assolutamente necessario sapere chi è Maria Teresa.
Maria Teresa è mamma di due poliziotti che a Verona, a distanza di undici anni l’uno dall’altro, sono stati uccisi per strada, mentre svolgevano il loro lavoro.
A Massimiliano, scomparso nel 1994, e a Davide, ucciso nel 2005 ed entrato in Polizia per seguire la strada del fratello, sono rimasti dei familiari che non hanno mai smesso di piangere e due medaglie d’oro al valore; a Maria Teresa sono rimasti un dolore nero che non ha mai fine, un sorriso magico che fa sorridere anche tutti quelli che si domandano come faccia ancora a sorridere, e ora anche una dedica all’inizio di un piccolo libro di un quasi scrittore non famoso.

EMI Editrice Missionaria Italiana

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