“Dio ci dà le mani, ma non costruisce i ponti”.
Il limite tra l’aria turistica e l’atmosfera storica è sottile, come in ogni luogo dalla bellezza sorprendente. Il Palazzo dei Papi ad Avignone ha una storia travagliata: cambiato e riassestato secondo i desideri e le necessità di ogni nuovo sovrano, diventato fortezza militare, poi monumento della cittadina francese "dal ponte monco", oggi attira milioni di turisti e ospita, durante l’estate, il Festival d’Avignon.
Nel mese di giugno una sua grande sala ospitava la mostra Ponts (ponti), ricca di contributi di artisti, fotografi, scrittori contemporanei e antichi (F. Nietzche, I. Newton, G. Flaubert…).
Un proverbio lapidario mi ha bloccata a riflettere per un po’: “Dio ci dà le mani, ma non costruisce i ponti”.
Come a dire: datevi da fare, non tutto è dato. Sacrosante parole; ma subito seguite da un po’ di stizza: "Chi si permette di dire che Dio, così grande, non costruisce ponti? Non siamo tutti uguali ai suoi occhi? Non siamo tutti suoi figli, fratelli tra di noi? Non sono piuttosto gli uomini a distruggere i ponti già esistenti nel disegno iniziale del Creato?".
Eppure … ricordo un canto imparato ai campi estivi, quando ero piccola:
"Il signore ha bisogno di mani
per fare una casa più grande
a chi non ha mani.
Il Signore ha bisogno di braccia
per portare i mattoni alla casa
di chi non ha braccia.
Il Signore ha bisogno di voci
per chiamare ogni uomo alla casa
di chi non ha voce.
Il Signore ha bisogno di luce
per guidare ogni uomo alla casa
di chi non ha luce.
Il Signore ha bisogno di gioia
per ridare speranza alla casa
di chi non ha gioia.
Il Signore ha bisogno di cuori
per portare un tesoro alla casa
di chi non ha amore.
Il Signore ha bisogno di voi
per portare la pace nel mondo."
Diversi anni dopo in una chiesa di Torino ho sentito cantare un testo simile; al termine, il prete che celebrava la messa si è detto in disaccordo dalla scelta fatta dagli animatori-cantori … aveva sempre trovato quel testo presuntuoso nei confronti di Dio: proprio Lui non avrebbe mani? Perché avrebbe bisogno di noi, l’Essere perfetto?
Lo spirito di tanti missionari conosciuti in questi anni, così come quello di tante persone che si danno agli altri pur senza essere legate alla Chiesa, né a nessun’altra religione, mi hanno insegnato, però, che le mani dell’uomo sono essenziali. Sono state donate per donare, così insegna Gesù. Le abbiamo attaccate al corpo per farne qualcosa, detto più prosaicamente.
Dunque sì, il Signore ci darebbe tutto; ma se l’uomo ha fatto sì che tanti non abbiano pace, né speranza, né casa … o che abbiano casa, elettricità, un corso in palestra, un congelatore portatile per le vacanze, ma non abbiano serenità; allora, chi ha mani può fare qualcosa.
Avevo una scatola di colori,
brillanti, decisi e vivaci.
Avevo una scatola di colori.
Alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo per le sabbie ardenti.
Ma avevo l’arancio per la gioia della vita.
E il verde per i germogli e i nidi
E il celeste dei chiari cieli splendenti
E il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
(Tali Sorek, israeliana)
Chi ha mani, ecco, lui può dipingere.
Didascalie:
– R. Cieslewicz, Grand regret (Grande dispiacere)
– J. Le Gac, Message II (Messaggio II)
Nadia Anselmo
Nadia Anselmo
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