Gioco-racconto tratto dalla storia vera di Enaiatollah Akbari, narrata da Fabio Geda nel libro “Nel mare ci sono i coccodrilli” (Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, 2010).
OBIETTIVO: riflettere sul tema dei giovani rifugiati politici che richiedono asilo in Italia.
DURATA DEL GIOCO-RACCONTO: 3 ore.
DESTINATARI: dagli 8 anni in su. In base all’età dei partecipanti è possibile variare il livello di approfondimento del racconto. I giochi restano sostanzialmente invariati.
MATERIALI PER I GIOCHI: palloni, bende di stoffa, materiale vario per allestire un percorso, carta, pennarelli.
PREMESSA: il grande gioco mira a presentare la storia vera di un bambino che trascorre gli anni della propria infanzia in una lunga fuga dal suo paese di origine, l’Afghanistan martoriato dalla guerra, verso un luogo sicuro in cui stabilirsi, vivere e costruirsi un futuro di pace.
L’animatore presenta ai ragazzi la storia di Enaiat e spiega loro che l’incontro sarà costituito da una alternanza di momenti di ascolto del racconto e momenti di gioco.
Prima di iniziare si consiglia di suddividere i ragazzi in quattro squadre di almeno 8-10 componenti ciascuna. Se i ragazzi fossero in numero minore si faranno due sole squadre.
Il racconto della storia da parte dell’animatore può avvenire seguendo le varie tracce qui riportate in carattere corsivo; sarebbe ottimale che l’animatore avesse letto il romanzo in modo da poter personalizzare e contestualizzare al meglio la narrazione, anche rispetto all’età dei bambini-ragazzi.
PRIMA TAPPA: Afghanistan-Pakistan
RACCONTO
L’animatore racconta l’inizio delle vicende di Enaiat:
“Cari ragazzi, la storia che vi sto per raccontare è una storia vera. Il suo protagonista si chiama Enaiat, un bimbo di 8 anni che vive in un Paese dell’Asia, l’Afghanistan, in cui da molti anni c’è la guerra. A causa della guerra Enaiat è rimasto senza papà e vive in povertà con la mamma, i fratellini e le sorelline.
Una sera la mamma di Enaiat lo prende con sé per fare un viaggio in Pakistan: prima a piedi nel buio della notte, poi sul rimorchio di un camion, superano i confini dell’Afghanistan e si fermano a riposare in un albergo. Una sera la mamma chiede ad Enaiat di prometterle tre cose: che non avrebbe mai usato armi, che non avrebbe mai rubato, che non avrebbe mai fatto uso di droghe. Il bimbo promette nonostante non capisca perché la mamma gli chieda tutto ciò. La mattina seguente, quando si sveglia, non la trova più e viene a sapere che è tornata in Afghanistan dai suoi fratelli.
Enaiat è solo, in un Paese straniero, tuttavia capisce che la mamma gli ha offerto la possibilità di costruirsi un futuro migliore, ed ecco che allora si mette in cerca di un lavoro: inizialmente aiuta gratuitamente il proprietario dell’albergo, dopo un po’ diventa venditore ambulante presso il mercato del villaggio riuscendo a mettere qualche soldo da parte”
GIOCO
Bandiera quadrata: si formano 4 squadre che vengono disposte in 4 file in modo da formare un quadrato. Ogni bambino ha un pallone. Al centro del quadrato vengono disposti 4 cerchi. L’animatore dopo aver numerato i bambini chiama un numero, i bambini a cui è stato assegnato il numero chiamato inizieranno a correre in senso orario attorno al quadrato palleggiando. Appena tornati al punto di partenza entrano nel quadrato e mettono il pallone nel cerchio della propria squadra. Il punto viene assegnato alla squadra del bambino che per primo mette il pallone nel proprio cerchio.
In ogni manche le squadre gareggiano per conquistare uno dei prodotti che si trovano al mercato di Quetta in cui Enaiat lavora.
L’animatore, prima di chiamare il numero, annuncia il prodotto ed il relativo punteggio. Vince la squadra che, alla fine del gioco, ha totalizzato il maggior numero di punti.
Elenco e punteggio prodotti:
Merendine 3
Accendini 4
Calze 2
Fazzoletti 1
Pepe nero 2
Paprika 3
Curry 1
Semi di finocchio 4
Caffè 3
Cacao 4
Zucchero 2
Riso 1
SECONDA TAPPA: Pakistan-Iran
RACCONTO
“Dopo alcuni mesi in Pakistan, Enaiat decide di rimettersi in viaggio. Insieme all’amico Sufi paga alcuni trafficanti perché li portino in Iran. Stipati nel rimorchio di un pick-up assieme ad altri bambini come loro, Enaiat e Sufi raggiungono la città iraniana di Kerman.
Enaiat, che oramai ha quasi 10 anni, e Sufi, diventano muratori; dato che non hanno una casa, trascorrono la notte nel cantiere in cui lavorano, arrangiandosi come possono, senza luce, gas, acqua. Lavorano 10-12 ore al giorno e alla fine del mese ricevono uno stipendio molto basso.
Un giorno arriva nel cantiere la polizia iraniana: Enaiat, scoperto senza documenti, viene preso e riportato in Afghanistan, nella città di Herat. Ma non si dà per vinto e nel giro di pochi giorni trova il modo di farsi riportare in Iran, dove però, dopo qualche settimana, viene di nuovo scoperto dalla polizia e riportato ad Herat.
Enaiat allora cambia meta, e decide di raggiungere la Turchia. E così dopo un anno in Pakistan e tre in Iran arriva alle porte dell’Europa.
L’unico modo per entrare in Turchia però è passare il confine scalando una montagna: Enaiat e i suoi amici pagano alcuni uomini perché facciano loro da guida e iniziano a camminare. Il gruppo è composto da 77 persone, in gran parte uomini, molti ragazzini. Camminano di notte, al buio e al freddo, per non essere notati dalla polizia; di giorno si riposano nascondendosi tra rocce, alberi, cespugli, grotte.
Il viaggio dura 26 giorni e, quando finalmente raggiungono la cima della montagna, Enaiat conta solo 65 persone! Gli altri non ce l’hanno fatta e sono stati abbandonati dalle guide lungo il cammino.”
GIOCO
Percorso a staffetta bendati: i ragazzi vengono divisi a coppie. In ogni coppia un giocatore viene bendato e guidato dal compagno lungo un percorso allestito al momento. Il gioco riproduce la lunga camminata di Enaiat e dei suoi amici per raggiungere la vetta della montagna ed entrare in Turchia.
Vince la squadra che completa per prima il percorso con tutte le proprie coppie.
TERZA TAPPA: Turchia-Grecia
RACCONTO
“In cima alla montagna i superstiti vengono consegnati ad alcuni trafficanti turchi e guidati fino alla città di Van dove vengono caricati nel doppio fondo di un camion. Lo spazio è pochissimo: Enaiat e gli altri devono stare rannicchiati, con le ginocchia contro il petto e la testa tra le ginocchia, immobili, senza cibo e con pochissima acqua, senza una sosta per tre giorni e tre notti!
Quando finalmente il camion si ferma nessuno è in grado di camminare e ci vogliono diversi giorni per recuperare completamente i movimenti.
Enaiat e i suoi amici vivono in Turchia per un paio di mesi, ma non riescono a trovare alcun lavoro; e così decidono di rimettersi in viaggio, questa volta verso la Grecia. Il problema è che per raggiungere le coste greche occorre attraversare uno stretto braccio di mare e i ragazzini non solo non sanno nuotare o pilotare una barca, ma non hanno mai visto il mare in vita loro.
Tuttavia acquistano un canotto per compiere la traversata sperando di poter sfruttare l’oscurità della notte per non essere intercettati dai controlli di polizia.
Una sera prendono il largo e, sapendo che per arrivare in Grecia ci vorrà l’intera nottata, si mettono a remare più forte che possono, fin quando il mare inizia ad agitarsi a causa una vera e propria tempesta: il gommone imbarca acqua ed uno dei ragazzi, nel tentativo di ributtarla in mare, perde l’equilibrio cadendo tra le onde. Nessuno riesce ad aiutarlo, ed il loro amico muore
Annegato.
Scossi dall’accaduto, bagnati e infreddoliti, i quattro superstiti all’alba approdano sulle coste della Grecia”.
GIOCO
Palla prigioniera-navale: i ragazzi vengono divisi in due squadre (se inizialmente si erano create 4 squadre, si procede ad un accorpamento). Si gioca con le consuete regole di palla prigioniera (o palla battaglia), salvo una piccola variante: prima di iniziare ogni squadra sceglie al suo interno due “clandestini” comunicandone l’identità soltanto all’animatore. I clandestini, diversamente da tutti gli altri giocatori, hanno la possibilità di difendersi (o di difendere i compagni) utilizzando mani e braccia per colpire il pallone. Pertanto per fare prigioniero un clandestino bisognerà colpirlo al busto, alla schiena, alle gambe o ai piedi.
Vince la squadra che, per prima, fa prigionieri entrambi i clandestini.
QUARTA TAPPA: Grecia-Italia
RACCONTO
“Sono passati solo alcuni giorni dal loro arrivo alla città greca di Mitilene, quando il gruppo di amici si trova di fronte alla polizia: Enaiat è l’unico che, vedendo gli agenti da lontano, riesce a nascondersi in una cabina del telefono. I suoi amici sono catturati e di loro non saprà più nulla.
Enaiat è di nuovo solo, ma non si lascia scoraggiare e, grazie all’aiuto di una donna con cui fa amicizia e che gli dà dei soldi, compra un biglietto per il traghetto che lo conduce ad Atene.
E’ la primavera del 2004, a pochi mesi dall’inizio delle Olimpiadi, ed Enaiat non ha difficoltà a trovare lavoro in uno dei tanti cantieri presenti in città. Ma passate le olimpiadi si trova di nuovo senza occupazione e decide di tentare un altro viaggio, verso la Francia, l’Italia o la Germania. Prova a nascondersi nel rimorchio di qualche camion, ma viene sempre scoperto dagli autisti.
Ecco allora che Enaiat sceglie di nuovo il mare: va al porto e si nasconde in un container pieno di merce senza sapere su quale nave sarà caricato e con quale destinazione. Rimane nascosto per tre lunghissimi giorni finché capisce di essere giunto a destinazione, esce e scopre di essere arrivato in Italia, dove vive un suo vecchio amico di nome Payam.
E’ Torino la città in cui i due amici si riabbracciano e in cui Enaiat viene dato in affido ad una coppia dopo aver trascorso un periodo difficile in una comunità di accoglienza per ragazzi profughi. Marco, Danila, ed i loro figli diventano per lui una nuova famiglia: un papà, una mamma, dei fratellini!
Ora il suo obiettivo è imparare presto e bene l’italiano: supera gli esami di terza media e si iscrive alle scuole superiori. Nel frattempo gli viene concesso lo status di rifugiato politico.
Finalmente Enaiat trova quello che cercava: un posto in cui crescere sano e vivere felice, l’affetto di persone che si prendono cura di lui, tante nuove amicizie.
Gli rimane un solo grande desiderio: poter risentire la voce della mamma, per sapere come stiano lei e i fratellini e per dirle di essere riuscito a realizzare il suo sogno, che, in fondo, era anche il sogno della mamma.
Una sera, mentre Enaiat cena, squilla il telefono: è lei. Si dicono poche parole, poi Enaiat sente la mamma piangere, sono lacrime di gioia.
Da quella sera in cui la mamma si era fatta fare quelle tre strane promesse sono passati otto anni!”
GIOCO
Decifra il messaggio: ogni squadra riceve una frase in codice da decifrare, insieme ad alcuni bigliettini con le corrispondenze tra simboli del codice e lettere dell’alfabeto. Si può dare un numero di bigliettini proporzionale ai punti che le squadre hanno raccolto nei giochi precedenti: la squadra con più punti ottiene più bigliettini. Compito dell’animatore e stabilire il codice. Può essere sufficiente scrivere la frase utilizzando particolari font di video-scrittura.
Il gioco riproduce le difficoltà di Enaiat ad imparare una nuova lingua. La frase cifrata è quella con cui si conclude il romanzo che riporta i pensieri di Enaiat nel momento in cui sente la mamma al telefono: “In quel momento ho saputo che era ancora viva e forse, lì, mi sono reso conto per la prima volta che lo ero anch’io. Non so bene come. Ma lo ero anch’io”.
Vince la squadra che per prima decodifica la frase in modo corretto.
CONCLUSIONE
Enaiat oggi ha 22 anni, vive e studia a Torino, e si sta preparando per gli esami di maturità. Ha raccontato la sua storia allo scrittore Fabio Geda con il desiderio che potesse essere letta non solo dagli adulti, ma anche e soprattutto dai ragazzi come lui.
PER APPROFONDIRE
http://www.youtube.com/watch?v=iTeb0_AC1kA Enaiat ospite della trasmisisone “Che tempo che fa”_parte 1
http://www.youtube.com/watch?v=0d01IlT2G9w Enaiat ospite della trasmissione “Che tempo che fa”_parte 2
http://www.fabiogeda.it/ sito dello scrittore Fabio Geda
http://www.unhcr.it/ sito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
http://boldrini.blogautore.repubblica.it/ blog di Laura Boldrini, portavoce dell’UNHCR
Alessandro Borgonovo
Alessandro Borgonovo
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- In viaggio con Enaiat - 13 Giugno 2011
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